Catania
Catania, dipendente infedele del Tribunale rubava i “corpi del reato” dal caveau
CATANIA – Oro e altri oggetti preziosi, per un ammontare di circa settantamila euro, sarebbero stati trafugati da un dipendente infedele dall’ufficio “corpi del reato”, al secondo piano della sezione distaccata di via Crispi del tribunale di Catania. Il responsabile del furto, avrebbe già ammesso ogni addebito a suo carico.
L’indagine, partita da una segnalazione interna al Palazzo di giustizia, è stata affidata al pm Fabio Regolo e condotta dai carabinieri della compagnia di piazza Dante, che hanno minuziosamente ricostruito la vicenda, inchiodando alle proprie responsabilità l’autore delle ruberie. L’inchiesta prosegue, nel massimo riserbo, e dovrà accertare eventuali complicità tra i sei dipendenti che gestiscono il caveau giudiziario, in cui vengono custoditi i corpi di reato, recuperati e posti sotto sequestro dalle forze di polizia nel corso di indagini. Prove che, in sede dibattimentale, risultano essere fondamentali per stabilire verità processuali, la cui scomparsa potrebbe compromettere il proseguo di delicati procedimenti giudiziari.
Il responsabile dei furti fin qui accertati avrebbe prelevato in diverse occasioni un numero imprecisato di piccoli oggetti in oro, probabilmente ceduti ai “compro oro” della città, in cambio di denaro in contanti. Da almeno tre mesi, secondo una prima ricostruzione, collanine, anelli, bracciali ed altri oggetti di valore, venivano furtivamente estratti dai contenitori in custodia giudiziaria. Monili registrati e conservati nel blindatissimo ufficio, il cui accesso è consentito esclusivamente al personale incaricato. Piccoli ammanchi che l’autore del furto credeva non avessero destato sospetti tra i colleghi dell’ufficio, tanto che per 90 giorni nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Da una prima stima, sarebbe stato rubato oro per complessivi 3 chilogrammi (l’attuale valore di mercato dell’oro è pari a 24,50 euro al grammo). Non è chiaro se l’autore del furto abbia agito da solo, oppure fiancheggiato da complicità interne agli uffici giudiziari. Il procuratore capo, dott. Carmelo Zuccaro, raggiunto telefonicamente, ha ammesso che c’è un’indagine in questa direzione, senza tuttavia fornire altri particolari. «Le indagini proseguono – ha detto – e al momento – non posso dire nulla».
Bocche cucite anche tra gli impiegati dell’ufficio di via Crispi, finiti al centro dell’inchiesta della magistratura. Non è chiaro se il dipendente 50 enne, reo confesso, abbia agito pressato da necessità economiche personali, a cui non sarebbe più riuscito a fare fronte, oppure se oberato da debiti di gioco.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA