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«Covid-19 sta perdendo virulenza». Solo una speranza o è davvero così?

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania. Il virus in Sicilia si è fatto più buono? Per alcuni esperti sembrerebbe di sì. Lo dicono, seppure mettendo ambedue le mani avanti, alcuni medici di pronto soccorso del Policlinico di Catania, che da una decina di giorni non riscontrano pazienti gravi da intubare, ma lo sostengono anche, seppure con i dovuti distinguo, alcuni infettivologi catanesi sul campo. Tra questi il dott. Pino Liberti, infettivologo dell’ospedale Cannizzaro, che ha parlato di «un virus che come in tutte le epidemie raggiunto il suo picco ha una parabola discendente…». Lo dice anche il primario sempre del Cannizzaro, Carmelo Iacobello che parla di «sensazione strana, come se il Covid si sia affievolito». Ci sono però anche pareri discordanti. E sempre da Catania il responsabile delle Malattie infettive dell’ospedale San Marco, Arturo Montineri non si sbilancia e sostiene che è «ancora troppo presto per dirlo».

Per Iacobello, però, ci sarebbero segnali da approfondire. «Mi riferisco in particolare agli ultimi anziani che abbiamo ricoverato – spiega -. Ebbene abbiamo riscontrato che questi stanno avendo una reazione al virus spettacolare. Ora non è che improvvisamente, negli ultimi dieci giorni, il sistema immunitario dell’anziano si è fatto una corazza al virus, oppure si è presa la vitamina D a dosi massicce… Evidentemente a parità di soggetti fragili il virus non sarebbe più capace di uccidere come prima. Ciò potrebbe significare che stiamo andando verso un declino della capacità di virulenza del patogeno. E tutto sommato quello che ha detto il premio Nobel Montagner sulla delezione del virus può essere possibile».

«Si tratta – aggiunge – di virus molto mutanti e la speranza è che nella mutazione sia successa qualcosa nella aggressività e alla fine questo virus abbia perso capacità e forza diventando più mite».

Il primario del Cannizzaro conferma che in reparto non arrivano casi gravi da una decina di giorni. «Non abbiamo più soggetti a rischio e neanche un paziente di mezza età. Questo lascia sospettare che qualcosa stia cambiando. Probabilmente siamo anche stati capaci di affilare le armi e a dosare i farmaci… e alla fine il virus è mutato». «Non sappiamo ancora – ha aggiunto – ma tutto ciò dovrà essere studiato, ma la sensazione è che questo Covid non sia più lo stesso».

Il dott. Iacobello ha spiegato, dal suo punto di vista, il perché il virus in Italia appare differente da quello di altri paesi che sono ancora nel vortice. «Probabilmente – ha detto – lì il coronavirus non è ancora mutato come da noi in cui la sua forza è cominciata a scemare. E sarebbe bene, quindi, evitare che al momento della nostra riapertura si impedisca che possano arrivare in Italia cittadini provenienti da quelle aree».

E ha concluso: «Comunque è molto difficile dare spiegazioni sino in fondo su questioni che conosciamo ancora poco. Ma bisognerebbe presto fare uno studio più approfondito sulle variazioni del genoma perché è lì che si gioca la partita. Comunque noi lo abbiamo sempre detto: i virus a Rna hanno la caratteristica di essere molto cangianti. E in genere cambiano sotto la pressione dei farmaci. Forse quando abbiamo utilizzato i primi farmaci efficaci si è modificato…».

Si mostra invece molto più cauto il primario del San Marco di Librino, dott. Montineri: «Non mi sento di fare deduzioni. Mancano spiegazioni scientifiche serie per dire che il virus è meno aggressivo. Posso soltanto dire che i pazienti che ho in reparto sembrano più tranquilli e nelle ultime 2 settimane non abbiamo intubato nessuno. Ma allo stato non posso ipotizzare altro e ritengo che questi messaggi possano essere anche pericolosi…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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