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Catania: addio a Giacomo Leone l’architetto che sognava una città migliore

Catania: addio a Giacomo Leone l’architetto che sognava una città migliore

E' considerato uno dei più grandi architetti siciliani del Dopoguerra

Di Redazione |
CATANIA – Giacomo Leone si è spento lunedì sera, a 87 anni,dopo una lunga malattia. E’ considerato uno dei più grandi architetti siciliani del Dopoguerra ed uno degli intellettuali più acuti e critici del modo in cui vengono gestite le nostre città e il nostro territorio. A Catania è conosciuto soprattutto come il progettista delle Ciminiere, le antiche raffinerie di zolfo, come colui che ha recuperato e reintepretato quella vasta area di archeologia industriale sulla costa facendone un luogo di grande fascino e potenzialità, un complesso caratterizzato dall’enorme sasso ricoperto di sabbia vulcanica che ospita al suo interno due sale per centinaia di persone. Uno struggente omaggio al mare e ai sui «cuti lisci».
 
A lui, insieme al prof. Stefano Bottari, si deve il restauro di Villa Cerami per farne la sede di Giurisprudenza. Sua la realizzazione delle chiese moderne di Sant’Euplio in piazza Montessori e di San Luigi in via Mario Rapisardi. Sua la progettazione della sede del quotidiano «La Sicilia» in viale Odorico da Pordenone e quella degli alloggi delle cooperative Amiconi e Risveglio a Librino.
 
 
La sua opera pubblica più recente è la trasformazione della raffineria Zanuccoli, la Ciminera del Comune, per farne un centro multifunzionale, struttura divorata dalle fiamme nell’agosto scorso. Circostanza che gli provocò dolore e rabbia per l’incuria in cui era stata lasciata.
 
Giacomo Leone ha avuto un ruolo centrale nel vecchio Pci di cui è stato anche consigliere comunale ed è stato costantemente la coscienza critica della città nel campo culturale e soprattutto delle scelte urbanistiche avanzando proposte e idee lasciate cadere per decenni e riprese solo di recente, lì dove la devastazione del territorio le rende ancora possibili.
 
E’ stato un uomo curioso e appassionato, un maestro per intere generazioni di architetti, un polemista ironico e pungente sempre pronto ad intervenire nel dibattito cittadino. Negli ultimi anni esprimeva sempre più spesso una profonda amarezza per il degrado in cui versa Catania, città che avrebbe voluto migliore e più bella e per la quale, proprio per questo, provava un amore e un odio intensi.
 
La camera ardente sarà aperta, a partire dalle 10,30, nella chiesa di Sant’Euplio in piazza Montessori dove, alle 16, si terranno i funerali.   
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