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Etna, spot negato alla Vodafone: follie della burocrazia e polemiche

Di Andrea Lodato |

Ma c’è dell’altro, per intenderci. Magari un semplice funzionario, sulla cui scrivania finisce una e mail che arriva dalla direzione generale di una grande azienda internazionale, che chiede una semplice autorizzazione per… No, vabbè, questa la deve raccontare Pogliese, direttamente, per metterci dentro il carico di drammaticità che segue all’incredulità.

«Mi telefona un caro amico, che è un importante dirigente della Vodafone. Mi dice che l’azienda aveva deciso di girare sull’Etna il suo nuovo spot video da lanciare sui mercati. Così, mi spiega, era stata inviata una richiesta ufficiale e protocollata alla direzione del Parco dell’Etna, in cui veniva detto che, ovviamente, tutto sarebbe stato girato e realizzato a spese dell’azienda, che lo spot tendeva ad usare il grande e universalmente riconosciuto fascino del vulcano e che, quindi, inevitabilmente sarebbe stata una bella occasione di promozione anche per il territorio».

Pogliese si ferma, riprende fiato, poi va avanti. «A quel punto il mio amico mi spiega che per circa due settimane la direzione della Vodafone, e gli uffici che avrebbero dovuto avere l’ok per avviare la macchina della produzione, attendono inutilmente. Dal Parco, stranamente, nessuna risposta. Risposta che, però, arriva al sedicesimo giorno con i destinatari della e mail che non credono ai loro occhi. Un funzionario del Parco, infatti, si limita a rispondere che, fatte alcune verifiche sullo statuto dell’ente, «si ritiene la richiesta non accettabile, dunque viene respinta».

Qui, finita la prima parte del racconto dell’amico, Salvo Pogliese resta interdetto al telefono, quasi senza parole, diciamo pure stordito dalla svolta presa dalla storia. A questo punto, però chiamato in qualche modo in causa ed essendo l’Etna un bene comune, al di là delle competenze territoriali, dall’area metropolitana, dei confini e degli sconfinamenti, Pogliese dice all’amico che parlerà immediatamente con i vertici del Parco, per capire cosa diavolo possa essere successo e che cosa si possa fare per evitare di perdere quella straordinaria opportunità di promozione. Pogliese lo fa, l’indomani, però, l’amico lo gela.

«Salvo, due giorni fa la direzione dell’azienda ha inviato la richiesta di autorizzazione per girare lo spot alla Regione Trentino. Sai com’è andata? E’ andata che due ore dopo, due ore dopo, è arrivata la risposta, ovviamente positiva.

Un colpo, durissimo. Salvo Pogliese racconta ancora che ancora in queste ore ha cercato di ribaltare il tavolo e la situazione che si è creata dopo quell’improvvido no partito dal Parco, senza che, a quanto pare, fosse avvertito il commissario che regge l’ente, Gabriele Ragusa. L’intesa tra Vodafone e Trentino Alto Adige ci sarebbe già, ma, forse, un passo indietro si potrebbe fare. Forse. Riportando sull’Etna la scena dello spot della compagnia telefonica. Nel frattempo sarebbe stata avviata un’indagine conoscitiva interna, per capire chi abbia ricevuto quella comunicazione della Vodafone e chi e che cosa possa avere spinto il funzionario a rispondere negativamente.

«Si debbono fare i conti anche con situazione come queste – dice Salvo Pogliese – con persone che, probabilmente, non si rendono nemmeno conto del danno che possono arrecare ad un ente pubblico e, di conseguenza, ad un intero territorio. Quanti milioni di euro di promozione può valere per la nostra montagna uno spot della Vodafone? Se non dovessimo riuscire a convincere l’azienda a tornare sui suoi passi e girare lo spot qui, chi risarcirebbe il danno subito?».

Insomma, la burocrazia è un grande mostro, con tante teste, ma il danno che possono fare tentacoli anche lontani e piccoli, è incredibile. Questa storia è venuta fuori quasi per caso, per la telefonata quasi privata tra il dirigente Vodafone e il sindaco. Tante altre cose restano nascoste, chissà di quante si finisce con il non sapere nulla. Qui Pogliese potrebbe essere un fiume in piena, visto che, racconta, qualcuno dei dirigenti comunali qualche volta preferisce dire no, anche quando potrebbe dire sì. Ma il sindaco chiude con un esempio positivo, per dire che volendo si può.

«A proposito di burocrazia e di sviluppo, a Catania l’impegno che abbiamo assunto è cambiare anche attraverso il modo e la tempestività con cui gli uffici comunali rispondono alle istanze dei cittadini e delle aziende. Lo stiamo facendo. In appena 17 giorni i nostri uffici del Suap (Sportello Unico per le Attività Produttive) hanno rilasciato tutte le autorizzazioni e i pareri necessari per costruire una nuova sede per l’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi nella zona industriale di Catania. Una procedura amministrativa che in passato, per casi simili, ha registrato oltre un anno di attesa. Una dimostrazione, davvero, che volendo si può fare».

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