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Panta rei, tutto scorre nella festa popolare di Milo con “Luci del Sud”

Di Giuseppe Attardi |

È festa di paese, col sindaco in testa che fa da gran cerimoniere e si presenta sul palco a braccetto di «compare Franco Battiato». E con tutta la gente di Milo: molti fra i 1.500 spettatori all’interno dell’anfiteatro dedicato a Lucio Dalla, tanti che sbirciano e ascoltano dietro alle reti di recinzione. È anche un incontro fra amici artisti. Occasione per rivedersi in un momento di pausa nelle vacanze-lavoro. E per il «maestro Franco Battiato» sono tutti disposti a fare un cambio di rotta o di programma e salire alle pendici dell’Etna senza porre questioni di cachet. Soprattutto in questo periodo, in cui il maestro non attraversa un bel momento, anche se quando sale sul palco e comincia a cantare tutti i suoi turbamenti sembrano sparire d’un tratto.

C’è chi viene da dietro l’angolo, come Juri Camisasca, Carmen Consoli, Gabriella Grasso, Luca Madonia ed Etta Scollo. Chi è di passaggio in Sicilia col suo tour e allunga il soggiorno, come nel caso di Baustelle, Francesco Gabbani, Vasco Brondi. E c’è chi viene appositamente, per amicizia, per amore, per piacere, come Arisa, Emma, Miele e Roberto Cacciapaglia.

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Tutti su un palco spoglio, senza trucchi né effetti speciali, per lasciarsi coinvolgere da questa atmosfera popolare, compiacendo le richieste che giungono dalle gradinate. Carmen Consoli apre la prima serata di lunedì. Si limita al minimo sindacale: sola alla chitarra, dall’alto dei suoi tacchi a spillo butta giù tre suoi classici senza anima né cuore. Più partecipe e incisiva la sua collega di scuderia Gabriella Lucia Grasso. Tocca a lei portare un po’ di calore nella fresca serata di Milo con i suoi scioglilingua e l’assolo al marranzano alla Daft Punk.

Ancora meglio Miele. Dopo sei mesi di fermo vissuti con la paura di perdere la voce, l’artista nissena sprizza gioia, energia e potenza vocale nella sua sorprendente performance. Non si risparmia e si prende anche qualche rischio. Suona al pianoforte, salta, balla, canta, urla, emoziona. Ed è anche l’unica a ricordarsi che l’anfiteatro nel quale si esibisce è dedicato a Lucio Dalla, una volta “cittadino onorario” di Milo. All’artista bolognese dedica una convincente e grintosa versione di Tutta la vita.

Nella festa popolare tutto scorre. Panta Rei. L’alto e il basso. Il folk e la canzone d’autore. E possono sfiorarsi, senza entrare in collisione, l’applauditissima musica cosmica di Roberto Cacciapaglia e quella più terrena di Francesco Gabbani che chiude la serata con un divertente mini-concerto che fa esplodere l’anfiteatro al ritmo dei tormentoni Tra granite e granate e Occidentali’s karma. È scaltro ed ha appreso velocemente il mestiere, il vincitore di Sanremo 2017. Si lancia tra il pubblico, sa bilanciare le fasi ritmiche, mescola favole e cover (Vengo anch’io di Enzo Jannacci), stringe mani e dona un fiore a un piccolo disabile. Alla fine il pubblico è ai suoi piedi, nonostante la delusione di molti bambini rimasti svegli fino a mezzanotte invocando la scimmia. Che non c’è più: «L’ho rimandata nella giungla» scherza l’artista di Carrara.

La rassegna è stata chiusa da Juri Camisasca, dal pop leggero di Arisa, dal folk di Etta Scollo, la nuova canzone d’autore di Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), dalle collisioni pop dei Baustelle e dal sigillo finale di Franco Battiato.

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