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Augusta, spintoni e pugni contro gli agenti

Di Francesco Nania |

Augusta (Siracusa) – Pur essendo un nordafricano aveva cominciato a pregare a voce alta. Ma erano preghiere cattoliche. L’atteggiamento ha insospettito gli agenti di polizia penitenziaria, che hanno faticato a entrare nella cella, dove, però, hanno trovato un’accoglienza ostile. Un altro episodio di violenza all’interno delle mura dei penitenziari del Siracusano si è consumato ieri mattina nel carcere di Augusta. Due agenti sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari a causa delle lesioni riportate, per uno la prognosi è di 8 giorni.

L’episodio si è verificato poco dopo le 8. I due agenti si sono avviati al reparto 10 per fare la consueta “battitura”, ovvero il controllo delle barre di ferro delle finestre, per verificare se qualcuno le avesse segate. Durante il controllo, hanno udito un detenuto, in osservazione psichiatrica, pregare a voce alta. Nel momento in cui hanno cercato di entrare in cella, l’ingresso è stato loro impedito da un marchingegno, messo a frutto dal detenuto. Aveva ostruito la porta col laccio delle scarpe in modo tale da non consentire ad alcuno di entrare. Insospettiti dall’imprevisto ostacolo, i 2 agenti hanno lanciato l’allarme.

Nel frattempo, sono riusciti a forzare l’ingresso e a entrare nella cella. Non si aspettavano però che l’uomo, interrotta la preghiera, si lanciasse contro di loro. Per primo a subire l’aggressione del detenuto è stato un assistente capo, che con uno spintone ha battuto la spalla contro il muro. Poi il detenuto ha sferrato un pugno in volto all’altro assistente. Per fortuna dei due polizotti, sono arrivati a supporto altri 2 colleghi, che hanno ingaggiato una colluttazione con il nordafricano, nel frattempo andato in escandescenza. A fatica sono riusciti a riportarlo alla calma, finché non è stato sedato.

«Quella delle aggressioni in carcere è divenuta un’emergenza – afferma Alessandro De Pasquale, segretario generale della Ugl polizia penitenziaria – ci sono mille e più attenzioni verso i processi di integrazione e di recupero dei detenuti. Tutto giusto, ma chi pensa agli agenti?». Il Sappe, tramite il vicesegretario provinciale, Salvatore Gagliano, aggiunge: «La polizia penitenziaria è stanca di subire continue aggressioni: il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria deve adottare regole tecniche per consentire al personale di tutelarsi».

L’aggressione è avvenuta il giorno successivo alla vista dell’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, il quale, come ormai detta la tradizione, ha consumato il pranzo di Natale insieme coi detenuti di quel carcere e col personale di servizio.

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