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A capo delle Città metropolitane non ci saranno sindaci capoluoghi

A capo delle Città metropolitane non ci saranno sindaci capoluoghi

L'Ars ha bocciato, con voto segreto, un emendamento del Pd, al testo esitato dalla commissione Affari istituzionali, che assegnava di diritto ai sindaci di Palermo, Catania e Messina il ruolo di sindaco delle città metropolitane

Di Redazione |

L’Assemblea siciliana sceglie una strada impervia per completare la riforma delle ex Province, approvando un disegno di legge che adegua la Sicilia alla legge Delrio soltanto in tre dei quattro rilievi che erano stati mossi dal Consiglio dei ministri qualche mese fa nell’impugnativa di parte della legge che nell’isola ha sciolto gli enti sostituendoli con i Liberi consorzi e le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Con 33 voti contrari e 29 favorevoli, l’Ars ha bocciato, con voto segreto, un emendamento del Pd, al testo esitato dalla commissione Affari istituzionali, che assegnava di diritto ai sindaci di Palermo, Catania e Messina il ruolo di sindaco delle città metropolitane. In Sicilia, dunque, il sindaco metropolitano sarà il candidato che otterrà il maggior numero dei voti in un’elezione di secondo livello.

Al momento della votazione finale, i parlamentari di Forza Italia e Pid-Gs hanno abbandonato l’aula, il M5s invece ha votato contro. Il ddl ha ottenuto 38 voti a favore e 19 contrari.

“Mi auguro – ha detto il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – che non ci siano ulteriori impugnative, neanche se sollecitate dai sindaci”. Ardizzone ha richiamato più volte e in ogni modo, prima e durante la seduta parlamentare di questo pomeriggio, l’Assemblea ad attenersi al rispetto dei quattro rilievi del Cdm e senza inserire nel testo norme aggiuntive. Ricordando, altresì, che l’Ars ha dovuto lavorare in un contesto anomalo in quanto il governo aveva deciso di non appellarsi alla Consulta contro l’impugnativa del Cdm.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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