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L'intervista

Giorgio Pasotti e Alessandro Gassmann di scena nel segno di Franz Kafka

Al Palacongressi di Agrigento, per Palacongressi Festival della Valle dei Templi di Agrigento, diretto da Gaetano Aronica

Di Luigi Mula |

Giorgio Pasotti si misura con le parole di Franz Kafka in Racconti Disumani, per la regia di Alessandro Gassmann, in scena questa sera, alle 20:30, al Palacongressi di Agrigento, per Palacongressi Festival della Valle dei Templi di Agrigento, diretto da Gaetano Aronica.

Nello spettacolo vengono esaminate due opere di Kafka, cercando di mettere in relazione i loro parallelismi: Una relazione per un’accademia e La Tana.

Una relazione per un’accademia è stato pubblicato la prima volta nel 1917, protagonista una scimmia che racconta come si adegua al sistema umano per uscire dalla gabbia nella quale l’hanno rinchiusa dopo la cattura e guadagnare la libertà.

La tana è uno degli ultimi racconti dell’autore boemo ed è stato scritto durante la sua permanenza a Berlino nel 1923, e pubblicato postumo ed incompiuto per la prima volta nel 1931.Racconta del continuo e disperato sforzo intrapreso dal protagonista di costruirsi un’abitazione perfetta, un elaborato sistema di cunicoli costruiti nel corso di un’intera vita, per potersi proteggere da nemici invisibili. E, nel tentativo di lasciare tutto fuori, costruisce passaggi e corridoi, e nuovi tunnel che portano al niente dei vicoli ciechi, una ricerca della sicurezza ossessiva che genera solo ansia e terrore, come ci spiega meglio Giorgio Pasotti in questa intervista:

Gassmann e Pasotti insieme nel nome di Kafka, come e quando nasce la vostra collaborazione?

“Con Alessandro ci conosciamo da tantissimi anni, ci siamo sempre guardati a distanza ma, di fatto, non abbiamo mai lavorato insieme. Covavamo, però,una passione incredibilmente forte verso Kafka, ma entrambi non avevamo mai avuto il coraggio di metterlo in scena. Ho chiesto, così, ad Alessandro di fare qualcosa a teatro insieme e lui ha scelto l’autore che entrambi amavamo ma che entrambi non avevamo mai avuto il coraggio di mettere in scena. In più lui aveva una responsabilità maggiore, perché Relazioni per un’accademia è stato per tanti anni il “cavallo di battaglia” del papà Vittorio”.

Una scimmia che diventa uomo ed un uomo che vive come un animale: due umanità disumanizzate, paure che trovano posto nella realtà che viviamo…quanto è attuale il messaggio?

“I due testi che Alessandro ha scelto ripercorrono esattamente quel tipo di intelligenza, di perspicacia, di avanguardia che aveva questo enorme autore. Sono due testi attualissimi: il primo descrive un viaggio che percorre questo scimpanzé catturato in Africa e trasportato in Europa dove capisce che l’unico modo di liberarsi dalla costrizione animale, e quindi dalla gabbia, è quello di iniziare ad imitare gli uomini. Li imita talmente bene che in seguito farà queste relazioni ad un pubblico di accademici, dove, raccontando la sua personalissima avventura, mette il genere umano di fronte a quelli che sono i propri difetti, i propri limiti, la propria stupidità. Attraverso il racconto di un primate, Kafka dimostra che, forse, gli equilibri andrebbero quantomeno rivisti. La Tana, invece, è un racconto di un’attualità quasi spaventosa. Qui abbiamo un essere umano che imita o si comporta come una talpa scavando delle gallerie sotto terra, cercando conforto, cercando protezione o pensando che la propria tana, la propria casa, potesse in qualche modo proteggerlo da tutti gli attacchi esterni”.

Un tema che ci riporta alla pandemia?

“Con il Covid ci siamo tutti chiusi pensando, così, che il virus non ci avrebbe attaccato, come in parte è stato. Ma siamo arrivati ad una sorta di auto – ghettizzazione per cui, ancora oggi, abbiamo paura delle nostre stesse paure. L’autore, invece, ci suggerisce che sarebbe importante tornare a vivere il mondo, confrontarci con l’esterno, metterci in discussione, socializzare. In sintesi: sono due testi di un’attualità sconvolgente che il pubblico percepisce come propri”.

Il Palacongressi questa sera ha ancora una volta registrato il sold out e sono previsti tanti giovani in sala. Perché è importante portare le scuole a teatro?

“Sono direttore artistico del teatro stabile d’Abruzzo. Fin dal mio insediamento il mio obiettivo è stato esattamente quello di cercare di recuperare quel pubblico che in teatro non va, che poi è esattamente il pubblico dei più giovani. Se oggi noi non ci impegniamo all’unisono nel cercare di seminare un interesse verso il teatro, nelle menti e nei cuori dei ragazzi più giovani, quando, per un fatto puramente fisiologico, finiranno gli abbonati, ci troveremo nella triste condizione di non avere più un pubblico e di trovare i teatri vuoti. Per cui oggi è nostro dovere seminare un interesse verso il pubblico del futuro”.

In che modo?

“Si deve pensare a realizzare degli spettacoli ad hoc, partendo anche dai grandi classici, come nel nostro caso, ma rendendoli dei viaggi emotivi, quasi ispiratori verso quelle menti abituate ad un linguaggio diverso, ad una diversa velocità di immagini, ad una diversa percezione del moderno. Dobbiamo pensare a quel pubblico e Racconti disumani è pensato per loro” .

Lei è anche in scena con Io, Shakespeare e Pirandello, qual è il suo rapporto con il grande drammaturgo agrigentino?

“Pirandello rientra in un progetto molto preciso che ho nella mia testa. È un progetto che parte dai grandi classici, dalle parole eterne che hanno oltrepassato confini di genere e sono arrivati ai giorni nostri proprio per la grandezza di queste parole; sono parole eterne. Ho voluto prendere il caposaldo della teatralità anglosassone che è Shakespeare e il caposaldo della teatralità italiana che, secondo me, è Pirandello. Due colonne portanti del nostro teatro: un teatro che bisogna rendere moderno nella misura in cui bisogna restituirlo al pubblico in una chiave più comprensibile. Luigi Pirandello è una colonna portante su cui noi dobbiamo assolutamente fondare il futuro del nostro teatro”.

Dopo il successo dello spettacolo “Con il vostro irridente silenzio”, di e con Fabrizio Gifuni, questa sera il Palacongressi di Agrigento tornerà ad illuminarsi con Giorgio Pasotti. La stagione di prosa è ideata ed organizzata dal Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento diretto da Roberto Sciarratta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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