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Mancini dà le dimissioni da Ct della Nazionale: ecco perché se ne è andato

Di Fabio Russello |

Roberto Mancini a sorpresa ha lasciato la guida della Nazionale di calcio che, nel 2021, aveva portato al trionfo nell’Europeo a Wembley ma anche alla clamorosa eliminazione dal Mondiale del Qatar del 2022. Dimissioni comunicate sabato sera e ufficializzate dalla Figc nel pomeriggio di domenica: «La Federazione italiana giuoco calcio comunica di aver preso atto delle dimissioni di Roberto Mancini dalla carica di Commissario Tecnico della Nazionale italiana, ricevute ieri nella tarda serata», si afferma. «Si conclude, quindi, una significativa pagina di storia degli Azzurri, iniziata nel maggio 2018 e conclusa con le Finali di Nations League 2023; in mezzo, la vittoria a Euro 2020, un trionfo conquistato da un gruppo nel quale tutti i singoli hanno saputo diventare squadra – prosegue la nota -. Tenuto conto degli importanti e ravvicinati impegni per le qualificazioni a Uefa 2024 (10 e 12 settembre con Nord Macedonia e Ucraina), la Figc comunicherà nei prossimi giorni il nome del nuovo ct della Nazionale».

Il tweet della Figc

Il bilancio di Mancini con la Nazionale

Roberto Mancini è il tecnico che ha riportato il titolo europeo in Italia dopo 53 anni, ma della sua esperienza da ct resta anche l’abbraccio iconico con Gianluca Vialli sul prato di Wembley, lo stesso stadio dove avevano perso insieme una finale di Coppa Campioni. Resta però anche la delusione della mancata qualificazione al Mondiale in Qatar. Che il Mancio non fosse più a suo agio si era anche capito nei mesi scorsi: «Non dite che il calcio italiano è rinato».

Mancini fu chiamato in Nazionale nel 2018 dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia. Il tecnico di Jesi, dopo una supercarriera da calciatore, arriva in Azzurro dopo i successi da allenatore con Inter, Manchester City e Zenit San Pietroburgo.

Per arrivare all’Europeo vinto nel 2021 il giorno 11 luglio – data simbolo: è la stessa della finale del Mondiale ’82 – ai rigori contro l’Inghilterra a Wembley, Mancini inanella una serie di risultati positivi che lo collocano, quanto alle statistiche, davanti a mostri sacri della storia azzurra. Tra il novembre 2020 e luglio 2021 la sua Italia, impostata sul 4-3-3 e il possesso palla, inanella 13 vittorie di fila, la miglior striscia positiva in assoluto di sempre, superando nei numeri Pozzo. Tra il 2018 e il 2021, i 32 risultati utili consecutivi lo rendono il ct meno sconfitto della storia del calcio mondiale. Ma nel frattempo la nazionale di Mancini si smarrisce. Un doppio pareggio con la Svizzera – con la maledizione dei rigori parati da Sommer a Jorginho, uno all’andata, uno al ritorno – condanna l’Italia ai play off: il sorteggio mette gli azzurri nel girone del Portogallo, ma alla finale-spareggio non si arriva neanche. A Palermo un gol di Nestorovski manda avanti la Macedonia del Nord e gli azzurri a un nuovo inferno. Questione di risultati, certo. Ma anche di gioco. L’Italia ammirato da tutta Europa per la vittoria del 2021 e ancor più per la volontà di imporre il gioco non c’è più. Manca un centravanti, non si segna, Mancini fa ricorso agli oriundi come Retegui, il ricambio in difesa, dopo l’addio di Chiellini e con il declino di Bonucci, è difficile. Nella sua gestione sono 104 i convocati, molti gli esordienti, il nome simbolo – nella prima fase – è Zaniolo, convocato quando ancora non ha nemmeno 1′ di serie A nelle gambe. Poi l’ex romanista, Kean, anche Zaccagni si renderanno protagonisti di gesti che al ct non piacciono, di scarso attaccamento all’azzurro. Non basterà a fargli cambiare idea neanche la ristrutturazione del Club Italia varata nelle settimane scorse dal presidente Figc, Gravina, che gli affida il compito di supervisore di tutte le nazionali, dai giovani alla sua Italia. Ma Mancini ha scelto di non essere più ct, e di chiudere cinque anni di vittorie e amarezze.

Donnarumma e Barella i fedelissimi

Dei 91 giocatori convocati da Roberto Mancini nei suoi 5 anni sulla panchina della Nazionale, è Gianluigi Donnarumma il fedelissimo del commissario tecnico. L’unico che ha superato i 4.000 minuti su 5.310 disponibili. Il portiere ha 49 presenze; seguito da Nicolò Barella 45; Leonardo Bonucci 44; Jorginho 43; Federico Chiesa 40; Lorenzo Insigne 31; Bryan Cristante 31; Marco Verratti 30; 9. Palmieri 29; Andrea Belotti 29; Francesco Acerbi 29; Giovanni Di Lorenzo 28; Federico Bernardeschi 26; Domenico Berardi 25; Manuel Locatelli 24; Ciro Immobile 24; . Alessandro Florenzi 23; Lorenzo Pellegrini 22; Giorgio Chiellini 21; Leonardo Spinazzola 19.

Chi sarà il successore del Mancio?

La Figc è già al lavoro per la ricerca del sostituto dopo il fulmine a ciel sereno delle dimissioni di Roberto Mancini da Ct azzurro, dopo che era stato nominato anche responsabile della nazionale Under 21 e Under 20 ed era diventato un punto di riferimento per il presidente della Figc Gravina che lo aveva difeso dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar. I nomi forti su cui si è già al lavoro sono quelli di Antonio Conte, per il quale sarebbe un ritorno in azzurro, e Luciano Spalletti, ma i tempi sono stretti e si potrebbe anche optare per altri profili, vista la difficoltà a convincere questi allenatori top italiani. Altri nomi con esperienza internazionale è un alto profilo in azzurro da giocatore, potrebbero essere Gennaro Gattuso, Fabio Grosso, Vincenzo Montella, Fabio Cannavaro e Gianfranco Zola.

I retroscena: c’entrano Bonucci e Buffon?

Come di consueto nascono ricostruzioni sul perché Roberto Mancini abbia deciso di sbattere la porta e andarsene. C’è chi parla di offerte dall’Arabia Saudita e chi di attriti con la federazione.

Il tweet di Michele Criscitiello

Michele Criscitiello, il direttore di Sportitalia, ad esempio dà una ricostruzione molto dettagliata: Mancini ed Evani non avrebbero gradito la forzatura di Gravina che intende inserire anche Leonardo Bonucci nello staff tecnico. E – rileva Criscitiello – l’ingresso di Bonucci avrebbe risolto un anche un problema alla Juve che lo ha messo fuori rosa ma che costa di ingaggio lordo oltre 10 milioni l’anno. Criscitiello non esclude anche proposte dall’Arabia.

Il tweet di Enzo Bucchioni

Anche un altro giornalista, Enzo Bucchioni, sostiene che le divergenze tra Mancini e Gravina siano state relative all’ingresso di Bonucci nello staff tecnico “per togliere una grana alla juve”. “Se così fosse – scrive Bucchioni – Gravine se ne deve andare subito. Figc da rifondare”.

Il tweet di Tancredi Palmeri

Tancredi Palmeri, altro giornalista di Sportitalia, dà una lettura un po’ diversa: «Quale è il senso di lasciare la Nazionale pochi giorni dopo avere ottenuto il controllo delle selezioni? Qual è stato il casus belli? Non è che Mancini non ha digerito l’arrivo di Buffon che che peraltro era stato ignorato nelle convocazioni di Mancini?».

Le sirene dell’Arabia Saudita

Il futuro imminente di Roberto Mancini potrebbe essere in Arabia Saudita alla guida della Nazionale sedendosi sulla panchina lasciata vacante da Hervé Renard dopo il Mondiale di fine 2022. La notizia è circolata in Arabia Saudita negli ultimi tempi e oggi è stata rilanciata da alriyadh.com: l’ormai ex ct azzurro sarebbe in trattativa per allenare la Nazionale dell’Arabia Saudita nei prossimi 3 anni, ovvero sino ai Mondiali del 2026. All’inizio della prossima settimana dovrebbe arrivare al “Mancio” un’offerta ufficiale dalla Saff (Federazione calcistica dell’Asia meridionale).

Mancini: scelta personale

«Le dimissioni da ct della nazionale sono state una mia scelta personale». Lo scrive Roberto Mancini,dopo l’addio all’azzurro, con un post su Instagram. «Ringrazio il presidente federale, Gabriele Gravina, per la fiducia, insieme a tutti i membri della Figc. Saluto e ringrazio tutti i miei giocatori e tifosi che mi hannoaccompagnato in questi 5 anni. Porterò sempre nel cuore la straordinaria vittoria dell’Europeo 2020».

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