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Com’è umana “Raffa in the Sky”

La versione androide di Raffaella Carrà, protagonista della nuova fantaopera lirica ideata da Francesco Micheli al debutto domani al “Donizetti” di Bergamo: diretta su Rai5

Di Carmelita Celi |

Ha visto cose che noi umani potremo immaginare. No, (ri)vivere.Lei è bella almeno quanto Pris di “Blade runner”, bionda come lei ma lontana dalle distopie, molto più indipendente e legata, semmai, dall’amore per il padre, Apollo XI, che la manda sulla Terra.Lei è “Raffa in the Sky”, versione androide e umanissima di Raffaella Carrà, protagonista della nuova fantaopera lirica ideata da Francesco Micheli, proteiforme regista di teatro e dal 2014 direttore artistico della Fondazione Teatro Donizetti che, con la benedizione laica di Bergamo Brescia Capitale per la Cultura, s’intesta l’opera e l’operazione.

Si va in scena nella “tana del lupo” ossia un vero teatro lirico, il Donizetti di Bergamo, il 29 settembre (diretta su Rai5) e poi 1,6, 8 ottobre. Il libretto è di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli su partitura di Lamberto Curtoni, musicalmente poliglotta come si conviene. Direttore d’orchestra, Carlo Boccadoro, Micheli alla regia. “Raffa” avrà volto, voce ed euforia di Chiara Dello Iacovo, intorno a lei, sono veri “cantattori” di melodramma perché con l’opera lirica si devono fare i conti. In testa una conclamata autorità come Carmela Remigio e Dave Monaco, Gaia Petrone, Hars Andrianos, Roberto Lorenzi. A vestire spazio, replicanti e veri umani, Edoardo Sanchi e Alessio Rosati. Intorno a “Raffa”, in moto perpetuo, c’è un “fantamondo” d’incontri, podcast, “raffaregali” per “carrà-addicted” pronti ad indossare “fantavestiti” della sartoria del Donizetti e una delle 28 parrucche bionde disponibili alla “prima”.

Tutto in scientifica devozione all’adorato Ufo in caschetto fulvo, sulla Terra in missione per conto di Dio forse: e, così come faceva in quell’ “altra” vita conclusa due anni fa, Raffa fa incontrare mondi diversi.Un indistruttibile, venerato mito del pop (e grazia, eleganza e sfrenate, misurate rivoluzioni) mette su casa nel regno dell’opera lirica. Una vera e propria congiunzione astrale, Micheli.“Lavorare con un cast di cantanti d’opera e in un teatro con una sua autorevolezza in materia e che per tradizione si è costruito nei festival donizettiani ha dell’incredibile. E vedere gli strumenti del melodramma messi a servizio d’un personaggio apparentemente lontano e contemporaneo, innegabilmente legato alla televisione che il teatro d’opera guarda finora con una diffidenza, poi! Ma è storia d’una figura che tutti hanno nel cuore, che ci tocca e ci riguarda”.

Come arriva “Raffa in the Sky”…su Terra?“Ha salvato, all’epoca, la mia vita di bambino della Val Brembana che, portato al cinema a vedere i grandi film d’opera, “Music lovers” o “Fitzcarraldo”, imboccò la strada che ha fatto dell’opera la mia vita. E’ stato quel mondo dell’arte legato al teatro operistico e alla tv degli anni ’70 e ’80 a nutrire i miei pomeriggi: Madonna, i Duran Duran e Raffa. Ecco gli stimoli della mia non facile adolescenza. La forzata quarantena Covid, poi, ha finito per coniugare i film di Tarkovskij con Lady Gaga e, grato come sono a ‘Raffa’, non ho più voluto separare ‘alto’ e ‘basso’. Del resto, se Donizetti fosse vivo oggi, su chi scriverebbe un’opera? 25 anni di carriera e 9 da direttore del Festival mi hanno restituito un grande artista romantico che aggiornò la drammaturgia paludata del teatro musicale del primo ‘800 narrando di donne forti. E la risposta è arrivata all’istante”.

Si continua a sciorinare la corbelleria che l’opera lirica sia un fatto di “élite”. Ma quale élite se, dal suo atto di nascita, il melodramma è pop giacché si occupa di noi, del nostro quotidiano, innervato nelle nostre emozioni? “Amami Alfredo” è, alla lunga, la nostra colonna sonora forse più d’uno strepitoso “Clavicembalo ben temperato”. O no?

“Concordo. La stagione dell’avanguardia musicale ha definito il fondamentale ruolo dell’artista creando però questa divaricazione tra musica “colta” e musica commerciale che nell’opera del XIX secolo non esisteva. ‘Traviata’ metteva insieme una sfilza di valzer in voga a Parigi e, tutto sommato, le suite di Bach sono musiche da ballo che l’autore meditò ed elaborò a suo modo. Da sempre, l’arte si nutre di vita. Nel libretto, la Carrà è un personaggio “favoloso” che vive l’Italia del secondo dopoguerra, dopo tragedie, il passaggio da civiltà rurale a industriale e la scoperta di un mondo di sentimenti. A tutto questo Raffa dà voce e corpo come Violetta Valery, sperduta nel popoloso deserto parigino. Ecco perché “A far l’amore comincia tu” può essere la traduzione di “Sempre libera”.

Pop e rivoluzione, pop è rivoluzione. “Rumore”, per esempio, anticipava la grande sfida della donna nell’affrontare scelte “scomode” di indipendenza e solitudine. Ora più tragicamente di allora…“Infatti una ragazza che, alla fine degli anni ’60, si dimena con capelli sciolti ed ombelico nudo non può essere derubricata come “la reginetta del tuka tuka”! Senza tener conto che il contenitore tv, ritenuto pura evasione, non è meno militante: censurarla denunciò uno strabismo decisamente misogino. Ma “Raffa”, come Violetta e Lucia…

E Mahsa Amini…“…devono affrancare la loro vita. La differenza è che lei, alla fine, non muore tragicamente”.Che lingua si parla in “Raffa in the Sky”?“Da Euripide a Shakespeare, il teatro, in quanto specchio della vita, è l’affascinante mescolanza di linguaggi; i manierismi, invece, portano ad un’estrema compartimentazione di toni e registri espressivi. “Raffa in the Sky” è opera celestiale e abissale come la vita, vicenda grandiosa e visionaria come solo l’opera lirica sa essere”.

Raffa è una stella di terra?“Sì. Cultura accademica e televisiva, poi, hanno generato un sistema cosmogonico che manda in terra i suoi emissari, spiriti eletti che s’incarnano in artisti, compiono la loro “missione” al termine della quale hanno una morte ma solo terrena”.L’Arkadia è fuori dal mondo perché dimora di persone fuori dal mondo…“Cioè gli artisti. Per loro il mondo così com’è non funziona mai: o lo cambiano o lo riflettono ma sempre da creature “esterne”. E l’ufo questo è”.

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