La Pax Schifani nella Fondazione Agrigento 2025 è solo all’inizio. Il presidente della Regione già da settimane non ha nascosto, con i suoi collaboratori e con i “protagonisti” delle gaffe che hanno contrassegnato l’avvio claudicante delle iniziative di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025, il suo disappunto e aveva promesso che ci sarebbe stato un cambio di passo.
Le dimissioni
Il primo atto di forza è stato quello di chiedere – ottenendole – le dimissioni del vertice della Fondazione Agrigento 2025. Le ha ottenute dopo aver preteso che fosse lo stesso sindaco Franco Miccichè, vero vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, a chiederle. Giacomo Minio, professore di economia dei beni culturali si è così dimesso venerdì sera spiegando che lasciava «su richiesta del sindaco per favorire un avvicendamento squisitamente politico». Renato Schifani sta premendo anche per ottenere le dimissioni degli altri componenti del Cda, tutti con una “targa” più o meno chiara: Giovanni Di Maida espressione di Fratelli d’Italia ma indicato dal deputato Calogero Pisano, formalmente espulso dal partito poco prima del voto per alcuni post (che poi ha abiurato) che inneggiavano a Hitler. Espulso ma FdI ad Agrigento pende sempre dalle sue labbra. FdI ha anche un altro consigliere, Salvatore Palillo (ma è area Giusi Savarino), poi i due di area Forza Italia e cioè il dermatologo – che però si occupa più di medicina estetica – Giuseppe Ferro e l’avvocato Vincenza Gaziano; è invece uomo degli autonomisti Giuseppe Viola.
Il dopo Minio
Aspettando il quando – e se – ci saranno passi indietro anche nel CdA della Fondazione (giuridicamente è un passaggio complesso) a Palazzo d’Orléans preparano il dopo Giacomo Minio. E Renato Schifani metterà un uomo di sua fiducia e gradito anche al suo vice presidente Roberto Di Mauro. Il nome più gettonato è quello di Giovanni Ilarda, l’ex magistrato di 74 anni, nonché ex assessore regionale con Raffaele Lombardo, nel 2008. Quindi uomo di area gradito al presidente Schifani (che con Edy Tamajo lo aveva nominato a fine 2022 commissario liquidatore delle Asi siciliane) ed anche agli autonomisti. Un altro nome, che però nelle ultime ore ha perso quota, è Massimo Russo, anche lui ex magistrato ed ex assessore regionale con Raffaele Lombardo e dunque gradito sia ai forzisti che agli autonomisti. Il Governatore Schifani lo indicherà nelle prossime ore anche perché ha chiesto al nuovo presidente di stabilirsi ad Agrigento, circostanza che ha bisogno di una riflessione supplementare da parte del presidente designato.
L’attacco del Pd
Il Pd va all’attacco e parla di «capitale della cultura ostaggio dei giochi di potere del centrodestra e di una classe politica davvero imbarazzante» con la deputata dem Giovanna Iacono. Le dimissioni di Minio, dice Iacono, «consentiranno al presidente della Regione Schifani di aumentare il proprio controllo sulla gestione di un evento, che è purtroppo già una catastrofe». E del resto una lettura che ad Agrigento – ma anche a Palermo – va per la maggiore è che sia in atto una “manovra” per limitare l’influenza di Calogero Pisano sulle questioni – e sui centri di spesa – relativi ad Agrigento Capitale della cultura del quale è stato fino ad ora il grande protagonista sul territorio. Ma queste sono le ricostruzioni che, come tradizione, fioccano ogni volta che le tensioni esplodono visto che le vicende di Agrigento capitale della cultura, sono finite sotto i riflettori anche al di là dello Stretto.