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Salvare i migranti grazie a un drone Il Mit di Boston premia gelese

Salvare i migranti grazie a un drone Il Mit di Boston premia gelese

L’invenzione dell’ingegnere Chiara Cocchiara

Di Maria Concetta Goldi |

Salvare persone in situazioni ambientali difficili quali terremoti o anche le tragedie del mare è più veloce, efficace ed economico se si usa un drone dotato a bordo di telecamere a raggi infrarossi e di un Gps. E’ il progetto innovativo che ha portato l’ingegnere gelese Chiara Cocchiara a salire, unica siciliana, sul podio dei migliori innovatori under 35 d’Italia. Si tratta del prestigioso concorso “Innovators Under 35 Italy” organizzato dal Mit Tecnology Review di Boston e dal Forum Ricerca, Innovazione Imprenditorialità. Una vetrina per giovani sotto i 35 anni che propongono lo sviluppo di nuove tecnologie capaci di risolvere problemi concreti. Dieci (su 500 candidati) i premiati a Padova tra cui Chiara Cocchiara. Ventotto anni, laureata a Pisa in Ingegneria aerospaziale, varie esperienze di perfezionamento all’estero, Chiara Cocchiara lavora a Francoforte. Un altro dei cervelli in fuga dall’Italia. Ma l’idea che l’ha portata a vincere l’edizione 2015 del prestigioso concorso è nata pensando alla sua Sicilia, alle tragedie dei migranti che stanno trasformando il Mediterraneo in un cimitero di anime. Il progetto vincente mira a facilitare il salvataggio di persone in zone molto vaste o impervie dove la ricerca è molto difficile e spesso impossibile per gli uomini con mezzi tradizionali. « Il corpo umano emette delle radiazioni infrarosse – spiega l’ing. Cocchiara – perciò le persone possono essere individuate da telecamere ad infrarossi trasportate da un drone. L’informazione sulla quantità di radiazione viene trasmessa ad una stazione di terra ed un algoritmo la confronta con quella che si rileverebbe in condizioni normali. La temperatura di un corpo è un indicatore dello stato di vitalità e la sua diminuizione fornisce informazioni sulle sue condizioni. Nel drone va posizionato un Gps per fornire informazioni esatte sulla posizione della persona». «Usando un drone – continua – si guadagna tempo e denaro e si possono salvare più vite umane. E’ più veloce di un elicottero, arriva ovunque e non ha i costi dell’elicottero e del personale a bordo. Il drone con l’apparecchiatura ha un costo che parte da 5000 euro». Il progetto, sempre basandosi sulla rilevazione delle radiazioni infrarosse, ha una seconda applicazione che consente invece di rilevare la presenza della malaria negli animali limitando così il rischio di trasmetterla agli uomini. Diverse aziende, interessate a sviluppare il progetto, dopo la premiazione hanno contattato Chiara Cocchiara. «Una bella soddisfazione»– dice poco prima di prendere l’aereo per Francoforte. Ma il cuore resta in Italia. «Tra i vincitori altri lavorano come me all’estero – sottolinea – e posso testimoniare che in tanti di noi c’è il desiderio di ritornare in Italia, di poter fare ricerca ed innovazione nella nostra terra. Se abbiamo partecipato a un concorso finalizzato a migliorare qualcosa nella nostra nazione significa che ancora la speranza di ritornare non l’abbiamo persa».

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