La protesta
La grande rete del “no” per l’inceneritore all’Oasi del Simeto: «Inutile, i rifiuti sono in calo»
In 37 tra partiti e associazioni si sono riuniti ieri contestando il mega progetto
Sono contro l’inceneritore alla zona industriale di Catania «che inquinerebbe l’acqua dell’Oasi del Simeto emettendo particolato a pochi chilometri dal centro». Ma i 37 soggetti tra associazioni ambientaliste e partiti, oltre a sette sindaci di Comuni di tutte le parti dell’Isola, contestano tutto il nuovo piano rifiuti della Regione. Chiedono una “Sicilia pulita”: uno slogan, che dà il nome anche alla rete, protagonista ieri all’istituto Ardizzone Gioieni di una assemblea cittadina.
“Pulita” richiama alla volontà di tenere fuori dai territori la puzza dei rifiuti, ma sugli inceneritori dicono chiramente di «non bruciare il futuro». Due quelli previsti: oltre che a Catania uno sarà nel Palermitano, entrambi in grado di “termovalorizzare” 300.000 tonnellate di spazzatura ogni anno per produrre energia. «La sciagura è che sono non solo dannosi per la salute, ma anche perfettamente inutili. Lo diciamo dal 2002», afferma Anna Bonforte, principale organizzatrice dell’incontro e attivista dell’associazione “Zero waste Sicilia”, ovvero chi punta al “rifiuto zero” in luogo di nuove forme per sbarazzarsene.
Del resto, forse controintuitivamente, la spazzatura è sempre meno, come ribadisce Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia. «Perché farli? I 4 inceneritori del governo Cuffaro – ricorda – prevedevano di bruciare 2,5 milioni di tonnellate. Oggi tutta la Sicilia ne produce 2,2 milioni differenziando il 50%. Non avrebbero avuto materia prima già oggi». Lo stesso potrebbe accadere con i nuovi. Per realizzarli servono «5 o 6 anni, e con i ritmi attuali il residuo per alimentarli potrebbe essere di sole 200.000 tonnelate». «Quei progetti li bloccammo con l’attivismo a Paternò: mancavano le autorizzazioni ambientali per i fumi, il nostro esposto bloccò di fatto la gara, che andò deserta», ricorda il professor Paolo Guarnaccia riferendosi a vicende del 2006.

Oggi, 18 anni dopo, per spiegare il «no» convinto di 37 associazioni e partiti ci sono nuovamente motivazioni burocratiche e amministrative. A illustrarle l’avvocato Giampiero Trizzino, già presidente della commissione Ambiente dell’Ars come deputato del M5s. «Gli inceneritori non sono illegali, ogni regione a statuto ordinario può realizzarli. E negli anni passati lo hanno fatto, vedi in Emilia-Romagna e Lombardia. Ma il problema è che farli oggi è come decidere di comprare una macchina nuova a carburatori e non poter usarla», spiega Trizzino. Il riferimento è alle normative europee innanzitutto «che impongono un minimo del 65% di riuso dei materiali entro il 2030, che significa praticamente arrivare all’80% di raccolta differenziata». La quantità in calo di rifiuti non giustificherebbe quindi l’esistenza dei grandi impianti. «Queste scelte, e i numeri, andrebbero scritti nei piani e spiegati. Non è stato fatto, e si è invece fatto ricorso al commissariamento governativo, perché permette di saltare iter amministrativi complessi».Nel frattempo, come ricorda Vincenzo Ciffo, manager di Kalat Impianti di Caltagirone «Dai fondi europei Fsc sono previsti gli 800milioni per gli inceneritori, ma nulla per quello di cui siamo carenti, ovvero gli impianti di trattamento quelli che permettono di recuperare i materiali e avere i rispiarmi in bolletta. Da noi non è più possibile perché tutto è stato distrutto in un incendio nel 2021», ricorda. E a proposito di tariffe e costi della Tari, Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia, ricorda come «gli inceneritori non ridurrebbero i costi, anzi: li aumenterebbero». Il tutto nonostante la consapevolezza di un sistema attuale ugualmente inefficiente «in cui le tariffe sono decise da pochi privati e non da Arera, come dovrebbe essere».Lungo infine l’elenco di interventi nel corso dell’assemblea: Angela Biondi (Cgil), AnthonyBarbagallo (deputato e segretario regionale Pd), Lidia Adorno (deputata Ars M5s), Gianina Ciancio (consigliera comunale M5s), Patrizia Mauro (Wwf), Mauro Mangano (Verdi), Marcello Failla (Sinistra italiana),Mimmo Cosentino (Rifondazione Comunista) e Marinella Motta (Cleanup).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA