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L'inchiesta

A Natale cresce la “febbre d’azzardo”: così le mafie preparano i tavoli da gioco

Un fiume di soldi nelle casse delle cosche. Gli investigatori affinano le “armi”

Di Laura Distefano |

«Natale e Capodanno sono i momenti clou per le bische clandestine». A parlare è uno degli investigatori più navigati della mafia siciliana. «Le bische vengono organizzate e aperte in questo periodo e poi dopo le festività sono nuovamente chiuse», aggiunge sornione il detective ammettendo che non è facile però poterle «localizzare». Questo è il periodo, quindi, in cui le mafie stanno preparando i tavoli da gioco verdi. Approfittano della “febbre d’azzardo” che riscalda questo periodo dell’anno: che oltre ai doni da mettere sotto l’albero accende la voglia di “giocare e scommettere”. Purtroppo non ci sono solo serate goliardiche con gli amici, tra “sette e mezzo” e tombole.

Ludopatia in espansione

I dati ci dicono che i siciliani hanno il primato per spesa pro-capite nel gambling-online. E molti di questi sono veri e propri gioco-dipendenti (affetti da ludopatia) che diventano “fonti” di guadagno illecito per clan e organizzazioni criminaliVille con piscine trasformati in casinò di lusso, oppure bische da Far West create in qualche scantinato bunker. Di tutti i tipi e per tutte le tasche. Cosa Nostra ha sempre avuto “fiuto” su come muoversi sul mercato illecito. Per accedere c’è la puntata “minima”. Si può giocare direttamente con i contanti o con le fiches.In Italia ci sono gli investigatori specializzati al contrasto di questa attività illecita. La polizia dei Giochi e delle Scommesse è un settore investigativo della polizia, organizzato con nuclei specializzati presenti su tutto il territorio nazionale, coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine. Le aree di intervento vanno dai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nei settori dei giochi e delle scommesse, all’organizzazione e gestione di scommesse clandestine, apparecchi da intrattenimento illegali (tra cui “slot machine” truccate e “videopoker”), fino al condizionamento del regolare andamento delle gare, corse clandestine di cavalli, usura, reti telematiche, estorsioni in danno di operatori del settore e riciclaggio.

Clan catanesi in prima fila

Sono stati i mafiosi catanesi, alla fine degli anni Settanta, a capire che si potevano fare i soldoni con le bische clandestine. E a Milano infatti furono i “cursoti” Jimmy Miano e Angelo Epaminonda, morti da un pezzo entrambi, a creare i giri dei club dove bevevi e svuotavi le tasche al tavolo da poker.Nel frattempo il mondo è cambiato. Anzi si è rivoluzionato, sono arrivate le slot machine e poi i siti di gaming. E la mafia si è evoluta con il passare del tempo “ficcandosi” dentro fino al collo. Dalle “tradizionali bische” ai più importanti e noti marchi del Betting.com. E tornando a Catania: qui i fratelli Placenti del clan Santapaola sono “un’autorità del settore”, contattati per consigli e investimenti addirittura da Ciccio Guttadauro, nipote prediletto del defunto padrino Messina Denaro. Ma anche i Cappello, rimanendo alle falde dell’Etna, hanno capito che i centri scommesse fanno ingrossare il portafogli del clan. E come ha svelato il pentito delle scommesse Fabio Lanzafame, la cosca ha allargato gli affari fino a Ragusa e Siracusa. Ed è nella suggestiva cittadina aretusea, che il clan della “Borgata” – disarticolato qualche mese fa da un’operazione della Dda di Catania – avrebbe gestito le bische clandestine assieme agli storici Bottaro-Attanasio con la forza delle armi. Un pentito ha raccontato che una delle sale da gioco più redditizie sarebbe stata quello in via Luigi Cassia, nel rione della Mazzarrona. Che sarebbe stata operativa già a partire da novembre: al gestore sarebbe andato il 20 per cento dei proventi illeciti, l’80 invece sarebbe stato diviso tra le due cosche mafiose.

La passione dei mafiosi

Sarebbero molti gli uomini d’onore con il vizio del gioco d’azzardo e con interessi addirittura nei più importanti casinò. I collaboratori hanno indicato ad esempio Nitto Santapaola, capo dei capi di Cosa nostra catanese al 41bis dal 1993, ma prove certe non ne sono mai state trovate. Invece un nipote del capomafia catanese, qualche anno fa, è finito al centro di un’inchiesta denominata – non a caso – Beta. Il messinese Vincenzo Romeo è stato definito dagli investigatori antimafia messinesi un principe del settore dei giochi illegali e delle scommesse online: alla sua corte avrebbe avuto una schiera di prestanome che avrebbe contribuito ad accrescere le finanze della cellula criminale. L’inquietante dettaglio è che nel network di contatti del giovane rampollo mafioso ci sono pezzi di massoneria deviata della Calabria.

Nell’ultima relazione della Dia si citano alcuni boss “barcellonesi” – di cui recentemente è stata chiesta la condanna dai pm messinesi – che per poter garantire il mantenimento dei detenuti avrebbero addirittura creato una bisca clandestina online. Coloro che puntavano il denaro – molti erano malati di gioco d’azzardo e quindi persone vulnerabili – sulle scommesse prestavano garanzie di solvibilità con il rilascio di assegni sui quali veniva riportata solo la cifra e la firma del titolare del conto corrente. Un circuito criminale con metteva letteralmente in trappola i giocatori-vittime. I mafiosi sono sanguisughe. Senza scrupoli.

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