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LA SENTENZA

Adrano, lo zio “orco” condannato a 15 anni e 8 mesi per le violenze sui nipoti della compagna

Si chiude così il processo abbreviato di primo grado in cui sono finite chat, immagini e conversazioni che hanno delineato un quadro probatorio aberrante

Di Laura Distefano |

Sette anni per gli abusi subiti da un ragazzino. E otto anni e otto mesi per le violenze sessuali perpetrate a un altro minorenne, entrambi nipoti della sua compagna. In totale quindici anni e otto mesi. È questa la condanna che la gup Daniela Monaco Crea ha inflitto ieri nei confronti di un sessantaquattrenne di origini campane ma che da tempo vive ad Adrano accusato di pedofilia.

Si chiude così il processo abbreviato di primo grado in cui sono finite chat, immagini e conversazioni che hanno delineato un quadro probatorio aberrante. Dall’indagine condotta dalla polizia del Commissariato di Adrano, coordinata dal pool di pm specializzato sui reati ai danni di minori, si evince che gli abusi si sono protratti per anni. L’imputato avrebbe violato l’innocenza di due ragazzi quando non avevano ancora nemmeno compiuto quattordici anni.

Lo “zio” – seppur acquisito – orco avrebbe attirato uno dei due bambini dicendogli che «fosse un gioco»: baci, toccatine, sfregamenti, masturbazioni dal vivo, costrizioni di sesso orale, penetrazioni e tentativi di penetrazioni anali. Una mattina avrebbe raggiunto il ragazzino nel letto e lo avrebbe lubrificato con dell’olio da cucina. Il piccolo era stato affidato alla zia dalla madre e per questo avrebbe avuto un periodo di convivenza in quella casa, diventata degli orrori. Il bimbo sarebbe stato costretto anche a vedere film pornografici. Anche l’altro nipote avrebbe subito violenze sessuali e i palpeggiamenti. Con lui si sarebbe mostrato nudo in più occasioni. E gli inviava foto eloquenti sul telefonino.

L’imputato è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, da qualunque incarico nelle scuole, in istituti frequentati da minori e dopo l’espiazione della per per un anno non potrà avvicinarsi a luoghi frequentati da minori.

Il sessantenne dovrà risarcire le vittime e i genitori, assistiti dall’avvocato Francesco Messina, da liquidarsi davanti al giudice civile. Il gup ha stabilito una provvisionale di 5.000 euro ciascuno. Si è costituita parte civile anche la compagna dell’imputato, assistita dall’avvocato Salvo Burzillà, ma la gup ha rigettato la domanda di risarcimento.

Le motivazioni della sentenza tra 90 giorni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA