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Catania, il pistolero e la “casacca mafiosa” diversa dal nonno boss

Retroscena inediti sulla sparatoria di via Santa Maria della Catena.

Di Laura Distefano |

«Non faccio parte di alcun clan e sono un lavoratore». Giovanni Gurreri, venerdì mattina, alla gip Anna Maria Cristaldi ha smentito qualsiasi coinvolgimento con un’organizzazione mafiosa. Eppure, appena 8 mesi fa, intercettato dai carabinieri dopo essere stato gambizzato a pochi passi dal suo autonoleggio, si pavoneggiava di essere un elemento “vicino” ai Cappello. Quasi un affronto per “la famiglia”: papà Natale e soprattutto il nonno Zorro, di cui porta il nome, sono affiliati dei cursoti milanesi. Gurreri jr, nel carcere di Bicocca per tentato omicidio, lunedì scorso ha sparato all’impazzata con una calibro 7,65 in via Santa Maria della Catena davanti al centro scommesse Butterfly con la precisa intenzione di colpire Antonio Filippo Saitta, che avrebbe avuto la colpa di non voler saldare un debito per un’auto presa a noleggio. Nelle 20 pagine dell’ordinanza firmata dalla giudice, ma ancor di più nelle 40 del decreto di fermo vergato dal sostituto procuratore Angelo Brugaletta che coordina l’indagine dei carabinieri assieme all’aggiunto Ignazio Fonzo, sono ricostruite in modo cronologico e con una precisione maniacale grazie ai filmati le fasi della sparatoria terminata con il ferimento di due persone (un falegname e un panettiere) completamente estranee alla vicenda. Il più grave da qualche giorno è stato trasferito al reparto di chirurgia toracica del Garibaldi Nesima.

Gurreri junior quella mattina – ha fatto ingresso nel chiosco alle 10,30 – era accompagnato dal nonno. Che in più momenti ha cercato di dissuadere il nipote a fare mosse avventate. Ma, a quanto pare, lo spirito “bellicoso” ha avuto il sopravvento. Ed è proprio la presenza del nonno boss «appartenente ai cursoti milanesi, ossia a un clan diverso dai Cappello e con questo in contrasto» a far cadere l’aggravante mafiosa dalle contestazioni a Gurreri. La gip esclude che «l’azione fosse finalizzata ad agevolare» i cappelloti.L’indagato è giunto sul posto a bordo di una Panda scura assieme al nonno. Un particolare che hanno notato i carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Piazza Dante è che il ventenne indossava all’inizio delle ciabatte ma quando ha cominciato a fare fuoco calzava delle scarpe da ginnastica. Dalla visione delle telecamere è ben visibile il momento in cui il pistolero si è allontanato verso l’abitazione del padre (arrestato nel blitz Zeus) ed è andato a prendere l’arma.

Saitta a un certo punto è arrivato davanti al chiosco a bordo di uno scooter: guardando le foto è ben evidente che il figlio del cugino del capomafia santapaoliano di San Cocimo, Lorenzo ‘u scheletro – il padre è stato ammazzato nel 2006 da Andrea Nizza – ha sotto la camicia una pistola. La situazione poi è degenerata. Saitta si è disfatto della pistola a salve modificata con un colpo in canna in via Ghiaioti. Poi ha gettato anche in un cassone per materiale edile due cartucce. L’arma e i bossoli calibro 380 sono stati ritrovati dai militari. Agli investigatori ha detto di essere convinto che la pistola fosse a salve. Ma quando i carabinieri hanno evidenziato che la storia era in contraddizione con la detenzione dei proiettili, ha ritrattato dicendo di essere «consapevole al 50%». Una versione che non ha certo convinto la gip.

Ora i legali stanno valutando il ricorso al Riesame, ma essendo periodo agostano avranno qualche settimana in più per rifletterci. Il deposito infatti deve avvenire a settembre.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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