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CRISI IDRICA
Cocina e l’emergenza siccità: «I dissalatori? Per farli servono 18 mesi»
Il capo della cabina di regia fa il punto e “striglia” i Comuni: «Tocca anche a voi»
Quattro riunioni a settimana e tutte riunioni “fiume” anche se, visto il tema, il termine non pare quello più azzeccato. Salvo Cocina, il capo della Protezione civile che il presidente della Regione Renato Schifani ha messo al vertice della cabina di regia sulla emergenza siccità, ne esce ogni volta quasi stremato e quindi figuratevi la voglia che ha di parlare di acqua dopo che ha parlato per ore e ore proprio di acqua, di dove trovarla e di come portarla nelle aziende agricole e nelle case dei siciliani.
Però alla fine – per quanto sia dipinto come un uomo un po’ scorbutico – delle risposte le dà. E sono risposte che non dipingono un futuro – almeno a breve termine – roseo. Tutt’altro.
«Se qualcuno pensa che la cabina di regia trovi una soluzione per portare subito acqua nelle case e nelle campagna si sbaglia – spiega Cocina al telefono in un tardo pomeriggio e quando ha appena finito una lunga ed estenuante riunione -. La situazione è grave e noi stiamo lavorando per fare in modo che la situazione resti accettabile trovando compensazioni per le fonti esaurite».
Il fatto è che con i 48 milioni a disposizione (20 dalla Protezione civile nazionale e 28 dalla Regione) si potrà fare poco e niente e solo interventi (in totale ne sono stati previsti 138) tampone, tra nuovi pozzi e autobotti.
E chi sperava nella bacchetta magica dei dissalatori della fascia meridionale della Sicilia, Trapani, Porto Empedocle e Gela, può smettere di sognare. È una soluzione a lungo termine che quindi non potrà in alcun modo influire sulla situazione attuale senza contare le necessarie modifiche progettuali e pure riflessioni di carattere economico.
«Per i dissalatori – ha detto Salvo Cocina – servono almeno 18 mesi tra progettazione e autorizzazioni. E servono anche 90 milioni, trovati con i fondi Fsc». Ma perché non avviare prima le procedure visto che di emergenza siccità si parla da mesi? Sul banco degli imputati finisce come sempre la burocrazia che opprime e che stavolta asseta i siciliani: «Ad aprile – scandisce il capo della Protezione civile – è stata chiesta l’emergenza, a maggio è stato dato l’ok da Roma e a giugno sono stati stanziati i primi 20 milioni».
Ma il fatto è che un dissalatore come quello di Porto Empedocle, messo in funzione nel 2005 e dismesso nel 2008, e che ha una capacità di 100 litri al secondo oggi non risolverebbe i problemi: «Il Fanaco – scandisce Cocina – che serve l’Agrigentino e il Nisseno è prosciugato, l’Ancipa che serve l’Ennese e una parte del Nisseno quasi. In questi giorni, per sopperire, siamo riusciti a trovare altri 1300 litri al secondo. Secondo voi con 100 litri al secondo che cosa avremmo risolto? Paghiamo inefficienze che si sommano da 20 anni».
Il progetto relativo ai dissalatori – secondo quanto ha spiegato Cocina – prevede di portarli ad una produzione di almeno 200 litri al secondo: «Ma l’acqua costerebbe il triplo rispetto ad ora, chi la pagherà?». Bella domanda, anche se è un problema che molti cittadini, soprattutto nell’Agrigentino, stanno già affrontando. L’idea di imporre regole agli autobottisti in un momento di emergenza ha infatti avuto un solo risultato: il numero delle “bonze” utilizzabili è diminuito drasticamente e dunque si fa fatica a trovarne una disponibile e per di più i prezzi sono raddoppiati. C’è chi racconta di una richiesta di 300 euro per una autobotte di cinquemila litri. Per questo molti sindaci – quello di Agrigento lo ha già fatto – stanno cercando di allentare la morsa imposta dalla Prefettura.
Ma Cocina spiega che in una situazione di emergenza gli utenti hanno come interlocutore anche i Comuni. «Ad aprile – denuncia Cocina – abbiamo chiesto alle Amministrazioni di inviare istanze per l’acquisto o la riparazione di autobotti. Pochissime hanno presentato istanze. Se il ristoratore di Scala dei Turchi chiude perché non ha acqua è il Comune che deve provvedere immediatamente a rifornirlo. I Comuni devono attivare i Coc, i centri operativi comunali perché è stata dichiarata l’emergenza. Nel giugno scorso abbiamo spiegato ai sindaci con una circolare di agire sulle situazioni locali. Perché molti non hanno aderito alle nostre richieste di dotarsi di autobotti? I fondi ci sono, bisogna chiederli».