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Elena, la nonna Rosaria: «La bimba uccisa di nuovo. Trent’anni di carcere non bastano»

Dopo la sentenza, lo sfogo della nonna paterna al cimitero: «Non perdono la mia ex nuora»

Di Laura Distefano |

A mezzogiorno, ieri, è andata via dalla tomba di Elena solo perché la custode ha ricordato che a quell’ora si chiude. Rosaria Testa sarebbe rimasta al cimitero di Catania a fissare la foto della bellissima nipote che due anni fa è stata brutalmente uccisa dalla mamma a Mascalucia.

Il cuore lacerato

Sente il cuore lacerato nonna Rosaria. La condanna a 30 anni nei confronti di Martina Patti ha avuto lo stesso peso di un’altra coltellata sul corpicino della piccola. «L’hanno ammazzata un’altra volta. È una sentenza ingiusta. Avremmo dovuto vedere la parola ergastolo, perché lei non doveva avere la possibilità di vivere, come non l’ha data a sua figlia». Rosaria è consapevole che nessun verdetto può far tornare indietro Elena. Non ci può essere nessun conforto a un dolore così tranciante. Ma è convinta che Elena «meritava una sentenza diversa. Così non ha avuto giustizia». Alla lettura del dispositivo la famiglia Del Pozzo non era presente: «Non abbiamo partecipato nemmeno a un udienza di questo processo che è stata una recita. Invece di difendersi, da madre avrebbe dovuto pentirsi». Non c’è spazio per il perdono. «Non spetta a me, non sono Dio», dice con gli occhi pieni di lacrime.

La triste coincidenza

La coincidenza ha voluto che l’epilogo del processo di primo grado fosse il giorno del compleanno di Elena. Sette anni avrebbe compiuto il 12 luglio. La piccola è stata uccisa un mese prima che compisse cinque anni. «Stavamo organizzando la festa, Elena voleva festeggiare in piscina».Alessandro Del Pozzo, che da poco è diventato un’altra volta papà, venerdì ha passato la giornata a letto. «Distrutto», racconta Rosaria. Zia Martina non vuole parlare. Ma, il giorno della sentenza, ha scritto un lungo post firmato zia Bubu, come la chiamava la nipote. «Qualche sera immagino Elena nel bosco, come in un film horror, che prega la sua mamma di fermarsi. L’amore mio una volta ha toccato una spina e ha pianto disperatamente. Confrontate una spina con un coltello. Non so se Elena si sia chiesta perchè io non l’abbia salvata. Non so cosa ci sia stato in quei momenti nella sua testa, forse ha rivissuto i momenti più belli della sua vita, i cartoni animati, i giochi e il suo coniglietto Saro. Io non ero là a coprirle le spalle come in una delle nostre foto».

Il ricordo di quel 13 giugno

Rosaria ha scolpito nella mente quel 13 giugno 2022. Ricorda quando l’ha accompagnata all’asilo quella mattina, che sarebbe diventata l’ultima. «L’ho abbracciata e le ho detto “come ti voglio bene io nessuno”. Ricordo che lei mi ha guardato con un sorriso come per dire “nonna lo so”, non so perché mi ha guardata così. Lei era grande. Unica. Amorevole. Mi hanno tolto tutto. Mi ha strappato il cuore». Rosaria ha creduto alla nuora quando ha raccontato del rapimento. «Sono scappata dai carabinieri e ho detto chiudete tutte le strade e gli aeroporti, hanno preso mia nipote. Stavo impazzendo al pensiero che quegli uomini avesero Elena, invece lei era già morta», racconta senza staccare gli occhi dalla foto sulla lapide. A tal proposito nonna Rosaria lancia un appello alle istituzioni: «Ci avevano promesso un terreno per costruire una cappella per Elena, ma finora abbiamo ricevuto silenzio. Elena merita un luogo dove poter riposare in pace».

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