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I rettori delle università siciliane: «Chiudere la facoltà romena di medicina a Enna»

I rettori delle università siciliane: «Chiudere la facoltà romena di medicina a Enna»

Di Redazione |

«Preso atto della fermezza e del rigore dell’intervento del Miur, e indipendentemente dall’azione ministeriale, la Regione deve fare chiarezza sull’attivazione di corsi di laurea per medici, di corsi di lingua rumena e due convenzioni con l’Asp di Enna e la fondazione Proserpina, che sembra non essere una fondazione, ma una srl, dunque una società a scopo di lucro. Cosa che aggiunge un ulteriore elemento di paradosso».

Lo ha detto il rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, a Palazzo dei Normanni a Palermo in conferenza stampa, a proposito dei corsi di medicina attivati, a Enna dalla srl Fondazione «Proserpina» che nella compagine societaria vede l’Università romena «Dunarea De Josò di Galati», senza l’avallo della Prefettura, né quello dell’Università Kore, che ha preso le distanze dall’operazione. All’incontro erano presenti oltre a Giacomo Pignataro, anche Pietro Navarra rettore a Messina e il prorettore dell’Università di Palermo, Francesco Paolo La Mantia: «Quanto sta accadendo – hanno aggiunto – minaccia non solo la credibilità dell’intero sistema universitario italiano, ma rischia anche di vanificare gli sforzi compiuti dai ragazzi prima per superare le prove d’accesso nazionali e, poi, per completare il loro percorso di studio».

Il caso alcuni giorni fa è finito sul tavolo del ministro dell’Istruzione. «Abbiamo scritto una lettera al presidente della Regione – ha aggiunto Pignataro – sottolineando elementi di incoerenza. Chiediamo lo stop dei corsi». A chi ha chiesto come sia possibile alla luce della normativa vigente che la Regione abbia stipulato convenzioni di questa natura e privi di un fondamento giuridico a detta dei rettori, Pietro Navarra, il rettore di Messina, ha risposto: «Non ce lo spieghiamo e per questo chiediamo al Parlamento siciliano un intervento, affinché i due assessorati Formazione e Sanità revochino le convenzioni, che è dannosa per tutte le università del Paese e per la formazione di professionisti».

«È falso che le tre università siciliane abbiamo chiesto una riduzione dei posti per i corsi di laurea in medicina», ha aggiunto Pignataro. «Avevamo mille posti l’anno scorso – ha osservato -, abbiamo saputo che la Regione aveva chiesto una riduzione a 500, siamo riusciti a fermarla e ad ottenerne 750». I rettori – che hanno anche diffuso una nota – si chiedono come le strutture pubbliche sanitarie della Regione possano essere messe a disposizione di un ente non universitario che non risulta avere svolto alcuna attività di alcun tipo (Fondazione Proserpina) o di un’Università che non ha alcuna attività in ambito sanitario (Università Kore di Enna).

Ancora più incomprensibile appare che le strutture sanitarie pubbliche possano essere utilizzate per un’attività formativa gestita da un’Università, quella rumena, con la quale non esiste alcuna convenzione tra di essa e la Regione: un apparato così importante e delicato, come un ospedale, finirebbe per essere utilizzato attraverso intermediari i quali non gestiscono direttamente l’attività che si svolge al suo interno e senza che la Regione abbia potuto verificare i requisiti del soggetto utilizzatore».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA