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L'INCHIESTA

«Inquinamento ambientale colposo», sequestrato il depuratore di Noto: 8 indagati, ci sono anche l’attuale sindaco e l’ex

Le accuse dei pm: reflui urbani dirottati in mare senza controlli, nei guai i vertici di Aspecon

Di Luisa Santangelo |

In provincia di Siracusa ci vuole poco perché una storia si trasformi in una tragedia. Quella del depuratore di Noto ha le caratteristiche per essere l’ennesima a danno dell’ambiente e coinvolge il sindaco attuale e quello precedente. Dalla fine della scorsa settimana tutti gli impianti che gestisce l’Aspecon (l’azienda speciale del Comune di Noto), incluso quello di depurazione di Passo Abate (nella foto), e gli scarichi dei reflui nel fiume Asinaro sono sotto sequestro dell’Autorità giudiziaria.

A disporre i sigilli è il gip di Siracusa, nell’ambito di un procedimento penale che vede indagati, con l’accusa di inquinamento ambientale colposo, l’attuale sindaco di Noto Corrado Figura, l’ex sindaco Corrado Bonfanti, l’ex direttore generale dell’Aspecon Rosario Fiore, il direttore attuale Alessandro Aiello, gli ex componenti del cda Paolo Giocastro, Antonio Marini e Giuseppe Caruso, e l’ex commissario straordinario Leonardo La Sita.

Il fascicolo della Procura di Siracusa porta la data del 2020. «È un’altra Sai 8, è destinata a finire così», dice un ex amministratore, non coinvolto nell’indagine, raggiunto da questa testata. Sai 8 è la vecchia società di gestione del servizio idrico e fognario a Siracusa, dichiarata fallita nel 2013 e, da allora, al centro di una serie di procedimenti giudiziari che passano dalla bancarotta all’inquinamento ambientale con, in mezzo, un capitolo legato al cosiddetto “Sistema Siracusa”.

La storia di Aspecon, in realtà, ha contorni diversi. Quattro dipendenti: uno è addetto alla rete idrica, due agli impianti di depurazione, il quarto è il direttore generale Aiello, assunto nel 2017, già al lavoro a Sai 8. La società netina gestisce, dal 2015, in convenzione col Comune, circa novemila utenze su un territorio in cui si registrano 24mila abitanti. Che quasi triplicano d’estate. Secondo l’indagine, i due sindaci, pure se «titolari dell’obbligo giuridico di impedire l’inquinamento del territorio comunale», non avrebbero fatto niente per evitarlo. Non controllando, cioè, se gli impianti di depurazione gestiti dalla società facessero il loro dovere: ripulissero, cioè, i reflui urbani del gioiello del Barocco siciliano e delle sue frazioni. Secondo l’accusa, gli scarichi delle fogne di Noto finivano a mare senza che il depuratore di Passo Abate, proprio alle porte della città, fosse in grado di gestirli.

Già nel 2016 la magistratura siracusana aveva apposto i sigilli al depuratore. Da allora di acqua sotto i ponti, e negli scarichi, ne è passata, ma le necessità urgenti di interventi di manutenzione straordinaria agli impianti (oltre a Passo Abate, ci sono il depuratore di Calabernardo e quello, appena riqualificato, della frazione di Testa dell’acqua) era sotto gli occhi di tutti. «Non c’era liquidità per fare niente», prosegue l’ex amministratore sentito da “La Sicilia”.

Secondo le stime, l’azienda ha circa quattro milioni di euro di crediti, cioè bollette che gli utenti non hanno mai pagato e che la società spera di recuperare almeno per il 50 per cento. «Tolto il depuratore di Testa dell’acqua, gli altri due sono in condizioni per le quali, probabilmente, andrebbero buttati giù e rifatti», conclude la fonte. E poi c’è il tema degli scarichi che arriverebbero, senza passare dalla depurazione, all’Asinaro. E, quindi, al mare.

«Io sono entrato in carica a metà ottobre 2021», afferma il sindaco Corrado Figura. «Da quello che si evince dall’indagine, c’è stata una negligenza nella gestione di una condotta fognaria, sembrerebbe pure abusiva – prosegue Figura – oltre che nella gestione del depuratore di Passo Abate. Io ho chiesto un finanziamento alla Regione Siciliana proprio per condotte e per le bonifiche. Da parte mia c’è stata una grande attenzione», sostiene Figura. Che attende, però, di leggere l’intero fascicolo per comprendere bene di che si parla.

«Non è il momento del commento, è il momento della collaborazione con l’autorità giudiziaria», replica l’ex primo cittadino Corrado Bonfanti. «Posso dire che l’amministrazione comunale, quando ero sindaco, ha risposto alle sollecitazioni dei tecnici, mettendo a disposizione quello che loro dicevano serviva», prosegue il politico. «Sicuramente la condizione economica dell’Aspecon era critica, lo sappiamo, ce lo hanno detto i bilanci e alcune relazioni – aggiunge – Ma, ripeto, noi ci siamo affidati ai tecnici e al consiglio di amministrazione della società. Per il resto, aspettiamo di potere fornire tutti i chiarimenti possibili», conclude Bonfanti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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