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L'inchiesta
La figlia del boss litiga con la suocera: dalla “fuitina” alla faida tra famiglie
La convivenza non funziona. Colpi di mazza, lancio di vasi e spari a salve e la lite finisce con 11 denunce
Lui 19enne. Lei, minorenne, figlia del boss del paese. Qualche mese fa decidono di scappare assieme. La classica fuitina. Non è il racconto preso da un vecchio diario del Dopoguerra. E nemmeno la sceneggiatura di un film di Ficarra e Picone. È una storia vera e attuale. Che da love story si è tramutata in fredda e cruda cronaca nera.
L’idillio d’amore si è frantumato con la convivenza. I due hanno deciso di andare a stare a casa dei genitori di lui, una villetta di campagna in contrada Marvizzano a Paternò, nel Catanese. Nuora e suocera non si prendono. La baby “sposa” si lamenta con la mamma. Il corto circuito è dietro l’angolo e infatti scoppia una baraonda. Altro che guerra dei Roses. Dalle parole si passa ai fatti.Il giorno dopo la notte di San Lorenzo la situazione precipita. La ragazza telefona alla mamma raccontandole l’ennesimo litigio con la suocera. Da Biancavilla, la madre – moglie di un detenuto condannato all’ergastolo e recentemente coinvolto in un blitz antimafia – raduna alcuni familiari e parte da contrada Scirfi alla volta dell’agro di Paternò per «vendicare i torti subiti dalla figlia». Organizza quello che si può bollare come una vera e propria spedizione punitiva, con l’obiettivo anche di portare via la giovane da quella casa. L’arrivo delle auto è “fiutato” dai cani da guardia dei consuoceri che si affacciano dalla finestra e preparano le difese. Il fidanzatino 19enne addirittura si arma. Prende la scacciacani a salve da un cassetto e li affronta.
Le due famiglie si scontrano, volano cazzotti, schiaffi e calci. I parenti della minorenne imbracciano delle mazze e cominciano a distruggere tutto quello che si para loro davanti. Le automobili sono fracassate. Il giovane “sposo” spara dei colpi in aria sperando di mettere in fuga i parenti serpenti. Ma non ottiene effetto desiderato, anzi. La violenza si acuisce. Volano anche i vasi di terracotta per aria. Poi la minore va via con la madre, lo zio e il cugino. I paternesi, sette per la precisione, vanno dritti al pronto soccorso di Biancavilla per farsi medicare le ferite alla testa. I medici dell’ospedale chiamano immediatamente i carabinieri per informarli che un intero gruppo familiare si è presentato al presidio sanitario alle dieci di sera.
I militari della Compagnia di Paternò cominciano a indagare e scoprono quanto accaduto. I carabinieri, assieme alla Scientifica, vanno davanti alla villa di contrada Marvizzaro per una perquisizione. Sulla strada trovano i cocci di vasi, i bastoni e un bossolo a salve. Per tutta la notte, e anche nei giorni seguenti, ascoltano i protagonisti della rissa. Ognuno racconta la propria versione dei fatti. I due ragazzi stanno assieme da un anno, poi vogliono fare sul serio. La minore avrebbe deciso di trasferirsi a Paternò dal fidanzato. E da quel momento cominciano i problemi. Astio. Ira. Dissapori. Sono gli ingredienti della convivenza. Gli investigatori scavano nella vita delle due famiglie avversarie. La minorenne, di Biancavilla, ha il papà detenuto.L’inchiesta porta a un primo risultato giudiziario: undici persone sono denunciate a piede libero alla procura di piazza Verga a Catania per rissa aggravata in concorso. La fidanzatina è stata deferita alla procura dei minorenni etnea.I carabinieri però non si fermano e stanno continuando a indagare su una vicenda dai contorni ancora non chiari. Nell’escalation di violenza potrebbe esserci qualcosa di più di un semplice regolamento di conti per la figlia.
Da quanto risulta a La Sicilia le due famiglie hanno nominato dei legali di fiducia. Nei giorni scorsi fidanzati sono stati richiamati dai carabinieri per riavvolgere nuovamente il nastro. Le domande non hanno riguardato solo la notte di violenza, ma anche la relazione sentimentale tra il 19enne e la minorenne di Biancavilla. Dal loro primo incontro alla decisione di andare a vivere assieme. Ma si scava anche sui rapporti tra le due famiglie. Quella della ragazza si incrocia a storie criminali. Anche molto pesanti, seppur lontane. Ciò che non quadra è cosa abbia portato la minorenne a decidere di usare il mezzo della “fuitina” per andare a vivere dal fidanzatino. Forse la famiglia non approvava il rapporto? Oppure è accaduto qualcosa che invece ha costretto la ragazzina ad andare a casa dei suoceri? Perché non aspettare di compiere 18 anni e sposarsi regolarmente? Forse le indagini forniranno le risposte.