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Mafia, scommesse, politica e lingotti d’oro: le trame dei clan trapanesi

Di Redazione |

TRAPANI  – I carabinieri hanno trovato alcuni lingotti d’oro a casa del “re delle scommesse online” Calogero John Luppino, 39 anni, fermato oggi dai pm della dda di Palermo con l’accusa di associazione mafiosa insieme con Salvatore Giorgi, anch’egli campobellese, di 60 anni e Francesco Catalanotto, di Castelvetrano e gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. 

Luppino avrebbe controllato il settore economico dei giochi e delle scommesse affidando alcune agenzie a esponenti mafiosi e avrebbe inoltre destinato parte dei guadagni delle sue attività imprenditoriali al sostentamento delle famiglie mafiose di Castelvetrano, di Campobello di Mazara e di Mazara del Vallo, compresa quella di Matteo Messina Denaro. L’imprenditore è difeso dall’avvocato Antonio Ingroia. 

Il fermo di indiziato di delitto è stato emesso dalla Dda di Palermo. Nell’operazione denominata “Mafiabet” eseguito anche un sequestro di beni da circa 5 milioni nei confronti degli indagati. Le indagini hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo delle scommesse e dei giochi on line. Ascesa favorita in tutto e per tutto dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali a istallare i device delle società di Luppino e Giorgi, pena pesanti ritorsioni.

Luppino e Giorgi avrebbero inoltre dato il loro sostegno elettorale al deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino, indagato in questa inchiesta con l’accusa di corruzione elettorale. Il deputato, che paradossalmente è anche membro della commissione regionale Antimafia, eletto alle ultime elezioni regionali con oltre 7670mila preferenze, i pm contestano di aver avuto il sostegno elettorale degli imprenditori Calogero Luppino e Salvatore Giorgi, oggi fermati con l’accusa di associazione mafiosa.

Secondo gli inquirenti, Luppino e Giorgi, obbedendo agli ordini inviati dal carcere dal boss detenuto Franco Luppino, avrebbero sostenuto la candidatura alle elezioni regionali del politico, promettendo e distribuendo generi alimentari agli elettori in cambio della promessa di voto.

A Pellegrino, marsalese, avvocato, non è stata contestata però l’aggravante mafiosa. Nella scorsa legislatura il politico 61enne era subentrato a Girolamo Fazio, dimessosi dopo essere stato indagato in un’inchiesta per corruzione.  

«Oggi sono andato con Nino da Stefano Pellegrino e abbiamo parlato di politica e compagnia bella, domani si fanno i deputati questori. Lui, non so cosa minchia gli spetta, lui mi ha detto: “io ho già parlato con l’assessore quelli di…”, tutti gli assessori disponibili a venire in provincia di Trapani ha parlato addirittura con Sgarbi per le Cave di Cusa, e compagnia bella», dice Giorgio in una intercettazione  col nipote Calogero «re delle scommesse online» riguardo al neo eletto deputato di Fi.

«Pellegrino mi ha detto – proseguiva Giorgi – “e vediamo rispetto agli assessorati dove possiamo… mettere, tutti… anche persone di nostra di fiducia” ed ha detto che vuole un curriculum per quanto riguarda un revisore dei conti all’assessorato all’Agricoltura che è un assessore di Forza Italia questo… Dice: “Datemi un curriculum di un revisore dei conti iscritto all’albo… e cose, e poi vediamo le altre cose che possono nascere». 

Dei piani elettorali di Luppino e Giorgi veniva informato anche il capo mandamento Dario Messina che, il giorno dello «spoglio» delle schede, venne aggiornato con sms dei risultati. Il boss avrebbe anche ammesso coi due amici di aver procurato «162 voti» tra «parenti e cose» al parlamentare. «In ogni caso – spiegano gli inquirenti nel provvedimento di fermo – dal complesso delle investigazioni svolte non è comunque emersa la messa a disposizione di Pellegrino in favore dell’associazione mafiosa e, pertanto, in relazione a un presunto accordo politico-mafioso tra Cosa nostra e il candidato, non si è raggiunto, allo stato e salvi ulteriori sviluppi, un grave quadro indiziario in riferimento alle possibili e diverse ipotesi di concorso in associazione mafiosa».

«Del tutto chiaro è l’interesse di Luppino e di Giorgi – proseguono i pm – all’appoggio politico di uno specifico candidato, giacché è anche e soprattutto grazie all’infiltrazione nel tessuto politico che gli stessi possono conseguire il controllo delle attività economiche».

«Dalle investigazioni svolte, allo stato attuale – concludono – non è emersa la prova che gli esponenti politici (Pellegrino e un altro candidato, Toni Scilla, ndr) si siano rivolti a Luppino e a Giorgi non solo perché imprenditori di rilievo e rappresentanti del movimento politico locale “Io amo Campobello”, ma anche perché consapevoli della loro appartenenza mafiosa».

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