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Montante, l’arringa di Taormina: «Gossip e sproloqui nell’inchiesta»

«Dobbiamo capire cosa ci sia dietro le dichiarazioni di Cicero e Venturi». «L’asservimento della guardia di finanza era a  Massimo Romano»

Di Lillo Leonardi |

«Bisogna fare chiarezza intorno a tutti i “contributi”, e uso le doppie virgolette, che si dice siano pervenuti nell’inchiesta su Montante dalle dichiarazioni di due personaggi, e parlo di Alfonso Cicero e Marco Venturi, perché vogliamo capire cosa ci sia dietro quelle dichiarazioni e capire se esse avessero le potenzialità ad essere trasformate in un atto di accusa. Questo è il tema centrale del processo». Nel corso della sua lunga arringa difensiva, ieri l’avv. Carlo Taormina, nell’aula “Costa” del palazzo di giustizia di Caltanissetta, nel processo d’appello all’ex presidente degli industriali siciliani già condannato a 14 anni di reclusione, ha puntato simbolicamente l’indice verso i due più grandi accusatori di Antonello Montante, l’ex presidente dell’Irsap, Cicero, e l’ex assessore regionale Venturi, parlando di “gossip giudiziari” e “propalazioni”. Ha definito “sproloqui” quelli fatti da Venturi, aggiungendo che di essi «risponderà nelle sedi competenti».

«In primo grado – ha aggiunto il difensore – sono state 1.700 pagine. Faremmo volentieri a meno di parlarne, ma non possiamo fare diversamente. Dobbiamo capire se sono vere o non vere, ma prima di tutto se siano cose utili, situazioni riconducibili a una fattispecie penale. E vogliamo capire cosa in realtà ci sia sotto quelle dichiarazioni, cercando di raschiare il fondo. Dobbiamo capire che risposta dare ad Antonello Montante. Dobbiamo capire quale sia stato il suo operato e quale sia stata la ragione di fondo per la quale si è messo in testa di mettersi a capo di questa cordata diretta a contrastare le infiltrazioni mafiose nell’imprenditoria».

Riferendosi poi agli accessi abusivi al sistema informatico delle forze dell’ordine, il legale li ha giustificati quasi come un’azione preventiva «per evitare di ritrovarsi mafiosi all’interno di Confindustria», ed ha ribadito che «Montante per oltre 10 anni ha lottato contro la criminalità organizzata» e che «la sua azione è stata sempre sostenuta dalla magistratura», aggiungendo che «anche l’ex ministro Alfano lo teneva sul palmo della mano». Per quanto riguarda il presunto «asservimento della guardia di finanza di Caltanissetta a Montante», l’avv. Taormina ha confutato nettamente tale tesi, attribuendo invece una eventuale responsabilità all’imprenditore nisseno Massimo Romano e citando tre circostanze precise: l’assunzione della compagna del maggiore Ettore Orfanello, l’assunzione della sorella del luogotenente Mario Sanfilippo e l’assunzione della figlia dell’ex comandante provinciale di Caltanissetta Gianfranco Ardizzone. Mercoledì altra udienza per la conclusione dell’arringa dell’avv. Taormina e l’eventuale replica del Pg Giuseppe Lombardo. Nella stessa giornata la Corte d’appello potrebbe emettere la sentenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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