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Omicidio a Mascali, l’arrestato si difende: «Raciti mi ha aggredito e mi sono difeso»

Così Giampiero Blanco, 48 anni, all’udienza di convalida dinanzi al Gip Pietro Currò ha ricostruito nei dettagli quanto accaduto mercoledì scorso, all’incrocio tra via Roma e via Ruggero Magno

Di Mario Previtera |

“Ci siamo incontrati davanti la mia abitazione per un chiarimento. Ma all’improvviso sono stato aggredito e colpito con ferocia e spintonato contro un muro. Temendo per la mia vita ho aperto la cerniera del mio marsupio e ho afferrato il primo oggetto che mi è capitato per le mani e ho iniziato a colpire”. Così oggi Giampiero Blanco, 48 anni, all’udienza di convalida dinanzi al Gip Pietro Currò, alla presenza del proprio legale, Salvo Sorbello e del pm Annamaria Ciancio, ha ricostruito nei dettagli quanto accaduto mercoledì scorso, all’incrocio tra via Roma e via Ruggero Magno, a Mascali, nel Giarrese, poco prima delle 12, al culmine di una drammatica colluttazione, in uno scatto d’ira, dopo avere afferrato delle forbici di medie dimensioni, ha mortalmente colpito il 41enne mascalese Antonio Raciti.

Blanco arrestato dai carabinieri poco dopo i tragici fatti di sangue ha fornito la propria versione, ribadendo che la vittima aveva chiesto di incontrarlo. I due si erano sentiti per telefono e Blanco – ha spiegato ieri – pur consapevole dei dissidi personali con Raciti, avrebbe deciso di affrontarlo davanti la propria abitazione. Qui, improvvisamente, i toni si sono surriscaldati sfociando nell’aggressione fisica. Blanco sarebbe stato sopraffatto dalla vittima e, come detto, temendo per la propria incolumità, afferrando delle forbici avrebbe colpito ripetutamente al torace e al collo il 41enne. Raciti – sempre secondo il racconto del presunto assassino – seppure ferito e sanguinante non ha desistito, provando ad entrare nell’abitazione di Blanco dove nel frattempo si era rifugiato, salvo poi accasciarsi a terra, perdendo i sensi nel volgere di pochi minuti.

In ordine all’ipotesi di una donna contesa tra vittima e carnefice, il tema è stato marginalmente affrontato nell’udienza di stamane. Frattanto potrebbe essere nascosto nel telefono della vittima il movente. L’avvocato Angelo Patanè, che assiste tre fratelli della vittima, conferma che “una importante accelerazione nelle indagini potrebbe essere data dei riscontri che potranno essere ricavati dalla copia forense delle conversazioni intercorse tra Raciti e Blanco nei giorni precedenti e nelle ore immediatamente precedenti l’accaduto. Sono stati infatti sequestrati i telefoni cellulari di aggressore e vittima”. Le copie forensi che la procura certamente richiederà, consentirebbero di ricostruire l’integrale contesto di conversazioni – compresi i messaggi eventualmente cancellati – che può essere ricavato da whatsapp, tra l’aggressore e la vittima, e tra i due e la donna contesa, fornendo una visione più completa in ordine sia al reale movente, sia alle ragioni dell’incontro tra i due che alle circostanze del reato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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