Il commento
Il caso Salvini-Open Arms, lo stadio e l’aula di giustizia
La politica si contrasta con la politica, ma questo di cercare la via giudiziaria per trovare una sponda al proprio pensare è un vizio antico
Si può discutere di migranti e di accoglienza, di regole e di flussi, di confini e Salvini, abbassando il volume dell’audio delle polemiche, del muro contro muro, che rimanda ai rumori propri delle curve da stadio piuttosto che a un dibattito su un tema nodale di questo arco temporale che coincide con il mondo che cambia, che è cambiato così tanto da richiedere semmai una visione transnazionale?Si potrebbe ma, a ben pensarci, a chi conviene tra quanti popolano l’affollato agone politico-giudiziario, sedendo su seggiolini opposti tra loro? Le risposte stanno nel sottofondo da stadio, appunto.
Al di là del contingente, il caso Salvini-Open Arms qualcosa comunque la insegna, la sottolinea. Intanto ci dice che non si può demandare a un’Aula di Giustizia la corretta gestione di un fatto epocale come la migrazione di interi popoli tra un continente e l’altro, intravedendo in un procedimento una scorciatoia per incidere su scelte che devono essere squisitamente politiche, con tutto il carico di responsabilità, in termini di etica, di morale o, soltanto più banalmente, di consensi che ciò comporta. La politica si contrasta con la politica, ma questo di cercare la via giudiziaria per trovare una sponda al proprio pensare è un vizio antico.
La sentenza di assoluzione di Matteo Salvini, con la formula più ampia del “perché il fatto non sussiste”, più in generale il processo celebratosi a Palermo, evidenzia una volta di più che lo Stato di diritto è questo, prevede che un potere possa essere giudicato da un altro potere, senza che ciò coincida con «un assalto alla Costituzione». Ci ricorda, il caso Open Arms, che la Giustizia, quella con la G maiuscola, alla fine funziona e funziona così: c’è un’inchiesta che si apre, portandola avanti può capitare che si richieda il rinvio a giudizio dell’indagato, richiesta che un gip accoglie o respinge, e che se quindi si incardina un procedimento c’è un magistrato che sostiene la pubblica accusa, un avvocato che oppone le ragioni della difesa e un terzo giudice che esprime il proprio convincimento emettendo sentenza.Una “filiera” il cui gradimento non può dipendere dall’esito del processo. E questo vale, dovrebbe valere, per tutti coloro che arringano le piazze. Sedendo in Curva Nord o in Curva Sud, cambia poco.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA