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Spiagge, anche in Sicilia nulla sarà più come prima. I balneari: «Noi messi in ferie per sempre…»

Il caos delle concessioni demaniali mette in allarme i gestori dei lidi. Nell'Isola si contano circa 3.000 imprese che chiedono certezze per il futuro

Di Laura Distefano |

Non chiamatelo sciopero degli ombrelloni. Ignazio Ragusa, presidente regionale dei balneari Sib Confcommercio, mette subito le cose in chiaro: «Si tratta di una manifestazione per porre l’attenzione sul fatto che gli ombrelloni potrebbero rimanere chiusi se non si vara al più presto una norma per regolamentare il settore». Le dita sono puntate sul Governo «che è andato in ferie e ha lasciato tutto al caso, ma noi rischiamo di rimanere in ferie per sempre. Questo la gente lo deve sapere».

La situazione è sempre quella che riguarda le concessioni demaniali dei litorali. Per anni si è andati avanti a proroghe rinviando sempre la questione. Ma all’ennesimo “congelamento” è arrivata una sentenza del Consiglio di Stato che ha tirato le orecchie al Governo Meloni. A questo esecutivo tocca il compito di mettere, finalmente, in regola il sistema delle spiagge italiane con nuovi bandi per le concessioni. Gli stabilimenti balneari, infatti, sono al centro da quasi due decenni di un dibattito aperto dalla direttiva europea Bolkestein che risale al 2006. Diciotto anni sono davvero tanti. Il motto hollywoodiano , da “Via col vento” «domani è un altro giorno» non è più attuabile. In queste settimane, mentre ogni comune naviga a vista in attesa di una legge, si sono sussurrate diversi ipotesi sulle modalità con cui si gestiranno le concessioni demaniali. La prima, ma pare davvero la più improbabile, è quella di un innalzamento dei canoni. La seconda è quella dei bandi con precisi criteri e prescrizioni per le assegnazioni.

Nel limbo

Ragusa però ama la concretezza: «Serve una norma sulle autorizzazioni che stabilisca dei principi generali e che tuteli la categoria. Fino a quando non sarà varata la legge, ognuno procederà a modo proprio e cresceranno i contenziosi». La stagione 2024 al momento è salva. Siamo già ad agosto in effetti, ma il 2025 è dietro l’angolo. «Siamo nel limbo da troppo tempo. Gli imprenditori hanno smesso di investire e devono poter avere gli strumenti per programmare il futuro», dice Ragusa. Che sottolinea di seguire «correttamente» la direttiva servizi, la cosiddetta Bolkestein.

Il portavoce dei balneari non nasconde le preoccupazioni. Alcune “figure storiche” dei litorali siciliani potrebbero «essere sostituite». «Qualcuno è quasi alla pensione, come fara?», si chiede il presidente della Sib. La norma dovrebbe fornire garanzie «a chi già opera nel settore e ha maturato negli anni know-how creando occupazione e indotto». Il settore balneari «compone il 30% del Pil nazionale del turismo». Solo in Sicilia si contano quasi 3.000 imprese che gestiscono imprese medie e piccole. Ci sono gli stabilimenti con decine di dipendenti, ma ci sono strutture che assicurano lo stipendio ogni mese a centinaia di persone. Un quadro economico-sociale che Ragusa chiede al legislatore di tenere in considerazione. Il lavoro pregresso per il presidente Sib dovrebbe avere un «peso». «Chiediamo garanzie, come quelle che hanno gli altri operatori commerciali».

Gli ambientalisti

Nel lungo dibattito di questi mesi si sono inseriti anche le associazioni ambientaliste, che hanno anche avviato battaglie legali volte a porre fine alla politica delle proroghe sul patrimonio demaniale. Le spiagge sono un bene dello Stato (e quindi della collettività). Ogni decisione politica e normativa per gli ambientalisti deve partire da questo principio. «Io vorrei però dire che i primi ambientalisti siamo noi. I balneari devono sottostare a una lunga serie di norme rigidissime che riguardano pulizia e salvaguardia dello spazio demaniale che ci è dato in concessione. E se non rispettiamo le regole siamo multati. E sono multe salate. I balneari sono quindi sentinelle dell’ambiente». E Ragusa continua: «Dove c’è una struttura balneare attiva non c’è abusivismo edilizio. Guardi invece lo stato di degrado di alcuni tratti di litorale lasciati all’incuria. Si fanno costruzioni abusive e si accumulano rifiuti che finiscono in mare. Ci sono spiagge che sono discariche a cielo aperto».

I balneari garantiscono ai fruitori «servizi e pulizia». Ragusa, in netto contrasto su quanto è stato asserito in merito alla spiaggia come «risorsa scarsa», allargherebbe le aree da destinare a concessione. «Il problema infatti non è la concorrenza, c’è spazio per tutti», dice Ragusa.

Affermazioni che trovano resistenze da parte dei consumatori. Qualche giorno fa il Codacons ha lanciato la provocazione di «revocare le concessioni ai lidi» che applicano «prezzi esagerati».

Il presidente Ragusa evidenzia come la Sicilia sia una delle Regione con i prezzi più bassi a postazione (ombrellone e due lettini): si va dagli 8 ai 35 euro. «La forbice dipende dai servizi offerti dalla struttura», spiega Ragusa. Che precisa: «Noi non siamo rimasti fuori dal caro vita, anche noi combattiamo ogni giorno con l’impennata dei prezzi di materie prime ed energia. E il canone non è basso per come si vuole far credere».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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