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Abiti, gioielli e libri hard comprati con i soldi della Regione, Augusta Montaruli si dimette da sottosegretaria dopo la condanna definitiva

«Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo - dice l’esponente di FdI - per difendere le istituzioni certa della mia innocenza». La Cassazione ha confermato pena di un anno e sei mesi per peculato

Di Redazione |

Augusta Montaruli si è dimessa da sottosegretario all’Università, dopo la condanna definitiva per l'uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014. «Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo – dice l’esponente di FdI – per difendere le istituzioni certa della mia innocenza». «Se ciò non avvenisse – ha spiegato Montaruli in una lunga lettera in cui annuncia le proprie dimissioni – sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla 'protesta più fortè di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante».

Ieri la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva la ormai ex sottosegretaria all’Università a un anno e sei mesi, per l’uso improprio dei fondi del gruppo consiliari del Piemonte, negli anni dal 2010 al 2014, quando era consigliera a Palazzo Lascaris. I giudici supremi hanno applicato uno sconto di pena rispetto alla sentenza della Corte d’Appello di Torino, che nel 2021 l’aveva condannata a un anno e sette mesi. Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, il leghista Roberto Cota (un anno e sette mesi) e per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi).

Montaruli insieme ad altri consiglieri era finita nella bufera giudiziaria dopo che la Procura torinese aveva contestato dei rimborsi gonfiati. Le spese riguardavano cene, abiti di lusso, gioielli, borse, ma anche dei corsi sull'uso dei social network e dei libri, alcuni dei quali di contenuto erotico se non decisamente hard. Gli inquirenti avevano contestato alla Montaruli spese improprie per un totale di 41.552 euro, nel periodo dal 2010 al 2012. In primo grado era stata condannata a quattro mesi per finanziamento illecito, in quanto si era fatta rimborsare una spesa di un ristorante per duecento euro dove si era tenuto un incontro elettorale con Maurizio Marrone, all’epoca dei fatti suo marito e oggi assessore regionale. Le accuse erano state rilanciare in appello e Montaruli era stata condannata per peculato, per essersi fatta rimborsare secondo l’accusa spese per circa 25mila euro. Nel novembre 2019 la Cassazione ordina un secondo processo in Corte d’Appello che si conclude il 14 dicembre 2021 con la condanna a un anno e sette mesi.

LA POLEMICA CON FI. Giorgio Mulè, deputato azzurro e vicepresidente della Camera, aveva invitato Montaruli e il suo partito a «valutare» se l’esito del processo mettesse «in imbarazzo il governo».  Qualche imbarazzo viene ammesso da fonti di maggioranza, dopo le fibrillazioni sul caso Donzelli-Delmastro su cui già era stato critico Mulè, creando irritazione fra i fedelissimi di Giorgia Meloni verso i berlusconiani di stretta osservanza. Ben diversi sono i toni di un altro esponente di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui Montaruli proseguirà il suo cammino politico perché è evidente la ingiustizia che l’ha colpita e la serietà dei suoi comportamenti politici». «Mulè pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: invece ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda già sia – affondano fonti autorevoli di FdI -. Che provocatorie insinuazioni vengano da un personaggio come Mulè, che di pregiudicati eccellenti nel suo partito ne vanta più di uno, è intollerabile». Le stesse fonti del partito di Giorgia Meloni, hanno sostenuto poi che le parole di Mulè «hanno creato non poco subbuglio in ambienti di FI, visto che anche Berlusconi è un condannato in via definitiva e ciò nonostante resta il deus ex machina degli azzurri».  Mulè non replica ma chiede a FdI di prendere le distanze da queste «gravissime, velenose e calunniose affermazioni al limite della minaccia». E lo stesso Gasparri si vede ora costretto a prenderne le difese: «Saranno certamente false le indiscrezioni attribuite da varie agenzie di stampa a 'fonti autorevolì di Fdi, con incredibili offese all’onorevole Mulè e a Forza Italia. Nella speranza che siano tesi fantasiose, avendo espresso pubblica solidarietà alla mia amica Montaruli, non posso che esprimere pubblica e rafforzata solidarietà al mio amico e collega Giorgio Mulè, che del garantismo e del rispetto dei diritti è antico e coraggioso campione». Intanto le stesse fonti di FdI ricordano che «la vicenda Rimborsopoli in Piemonte, ha toccato punti drammatici con il suicidio dell’ex assessore regionale Angelo Burzi, tra i fondatori di Forza Italia nella Regione». Un episodio drammatico rievocato anche da Montaruli nell’annuncio delle dimissioni. "Pur non avendo alcun obbligo», ha preso una «decisione generosa e spontanea», la elogiano i capigruppo di FdI, Tommaso Foti e Lucio Malan. Sui social, intanto rimbalza il video dell’intervento di Meloni nella campagna per le Regionali, con il dogma su «certezza del diritto e della pena: chi è indagato e sotto processo deve avere il massimo delle garanzie, ma quando sei condannato con sentenza passata in giudicato, la pena te la devi scontare, vale per tutti».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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