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Caos canone Rai, Fi vota con l’opposizione e il governo va ko: così la maggioranza si è spaccata

FdI e Lega da una parte votano a favore del taglio del canone, dall’altra Forza Italia stoppa l’emendamento voluto da Salvini. Il timore diffuso nella coalizione è che l’incidente lascerà un segno

Di Paolo Cappelleri |

La giornata nera del governo è l’epilogo di un braccio di ferro interno chiuso senza compromessi. E forse con qualche pasticcio tecnico che diventa politico. Il dato finale è la spaccatura del centrodestra: FdI e Lega da una parte votano a favore del taglio del canone Rai, dall’altra Forza Italia con le opposizioni stoppa l’emendamento del partito di Matteo Salvini. Poco dopo, sempre in commissione Bilancio, la ripicca politica dei senatori leghisti, che si astengono e fanno così bocciare una proposta dell’azzurro Claudio Lotito sulla sanità in Calabria. Il decreto fiscale va in Aula, ma il timore diffuso nella coalizione è che l’incidente lascerà un segno.

Per le opposizioni la situazione basta per dire che la «maggioranza è in frantumi», come fa la leader dem Elly Schlein: «Sono incapaci di governare il Paese, troppo presi a litigare tra di loro, a competere tra di loro, a farsi le reciproche ripicche». «Divisi in Europa, sulla politica estera e oggi anche in Parlamento – attacca il presidente M5s Giuseppe Conte -: l’unità professata da Meloni è un altro film di fantascienza girato a Chigi. La premier chiarisca se esiste ancora la maggioranza». Sono le ore in cui l’irritazione della premier tocca livelli di guardia. Attraverso fonti di Palazzo Chigi fa sapere che «il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno».

Il problema è che le tensioni accumulate in queste settimane hanno raggiunto il culmine in commissione, seppure la ricostruzione degli eventi cambi in base al partito che ne dà conto. Al termine delle frenetiche trattative di martedì sera (con il ministro Luca Ciriani colpito anche dall’influenza), l’ultimo vano tentativo di mediazione era una riformulazione da parte del governo dell’emendamento, che quindi necessariamente aveva parere favorevole del Mef, a differenza del testo base. Nella maggioranza c’è anche chi punta il dito verso la sottosegretaria all’Economia Lucia Albano, di FdI. Quando al mattino è stato messo ai voti il testo, secondo queste voci, ricorrenti anche nel suo partito, sarebbe stata fatta confusione sul parere da indicare, e questo avrebbe spianato la strada alla votazione in cui il governo è andato sotto.

Fatto sta che il rischio di un epilogo simile era ben chiaro dalla vigilia. E che una volta consumatasi la spaccatura e la reazione leghista, in un clima ad alta tensione, le raccomandazioni a tenere i toni bassi saltano. «C’è poco da dire – taglia corto il senatore della Lega Massimo Garavaglia -, noi siamo convinti che la politica sia mediazione, non ricatto, tutto qua». «Non mi sembra – prova a stemperare Maurizio Lupi, di Nm – che il canone della Rai sarà l’elemento che manderà in crisi il governo». Ma Antonio Tajani puntualizza: «Non c’è nessun inciampo», Forza Italia è stata «sempre coerente con quello che abbiamo detto», l’emendamento era «sbagliato e non utile ad abbassare la pressione fiscale».

Poco dopo il vicepremier accoglie Meloni ai Med Dialogues di Roma: una stretta di mano, e sul palco ringraziamenti reciprochi per l’impegno sul Medio Oriente. Poi lasciando l’hotel di lusso sede dell’evento, la premier risponde all’inevitabile domanda senza rallentare il passo: «Sono schermaglie, non ci vedo niente di particolarmente serio. Dopodiché, capite che mentre ci occupiamo di un cessate il fuoco in Libano e riusciamo pure a ottenerlo, penso che il canone della Rai pure lo possiamo risolvere». Per l’intera giornata non si parla d’altro in Parlamento. «Non abbiamo dato una grande prova di unità», ammette l’azzurra Licia Ronzulli. Sono soprattutto i meloniani che provano a minimizzare l’entità della sbandata.E in serata Salvini assicura che «non è successo nulla, Non c’è nessun problema in maggioranza» e davanti il governo ha “altri tre anni produttivi». Ma non rinuncia a pungere FI e Tajani, con cui ammette di non avere comunicazioni quotidiane come con Meloni: «Anche l’amico Berlusconi lui riteneva che il canone Rai fosse una tassa, una gabella su cui riflettere e da limare». E «la cosa curiosa – aggiunge il leader della Lega – è che oggi si è votato lo stesso testo votato anno scorso. Se andava bene l’anno scorso perché ora no?». (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA