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Duecento genitori a Mattarella, ‘nostri figli manganellati’

'C'è diritto manifestare ma ragazzi finiscono a pronto soccorso'

Di Redazione |

ROMA, 22 MAG – “Signor presidente, siamo centinaia di genitori di ragazze e ragazzi che frequentano la scuola superiore. Una di loro, studentessa di un liceo di Roma, è tornata a casa con la testa spaccata dal manganello di un poliziotto. Un’altra, colpita ripetutamente alle costole, è stata portata via in ambulanza. In quella circostanza, almeno cinque studenti minorenni sono stati feriti dai colpi dei poliziotti che affrontano armati e in tenuta antisommossa i giovani disarmati e a volto scoperto. Era già successo a Pisa, a Firenze: studenti minorenni che manifestano pacificamente il loro dissenso vengono brutalmente caricati, percossi, lasciati a terra da adulti che avrebbero il compito di proteggerli, di garantire l’esercizio dei loro diritti”. Inizia così la lettera che 200 genitori di altrettanti ragazzi delle scuole superiori hanno inviato al capo dello Stato. “Come genitori – proseguono – ci rivolgiamo a lei, signor presidente, per esprimere il nostro sconcerto e la nostra preoccupazione. La Costituzione della quale lei è garante, la Carta che le nostre figlie e i nostri figli studiano a scuola, assicura il diritto di manifestare, di riunirsi pacificamente e senza armi, la libertà di esprimere il proprio pensiero. È questo che insegniamo in classe e in famiglia ed è questo insegnamento che i giovani mettono in pratica quando manifestano per difendere il diritto all’aborto, per contestare gli accordi di collaborazione militare con le università israeliane o per chiedere che il governo Israeliano smetta di massacrare migliaia di donne, bambini, ragazzi come loro. Quando però le nostre figlie e i nostri figli scendono in piazza per esercitare questo diritto e far sentire la loro voce rischiano di finire al pronto soccorso. Non si tratta più di casi isolati ma di un copione che si ripete. Non accade lo stesso con gli ultras armati di spranghe che mettono a ferro e fuoco le città. In quel caso, la furia di tifosi adulti viene tollerata e contenuta senza far scattare ogni volta la conta dei feriti. Perché, invece, gli studenti minorenni e disarmati vengono manganellati? Le nostre figlie e i nostri figli tornano a casa impauriti, sgomenti, arrabbiati. Raccontano dei coetanei a terra, del sangue, delle ferite, delle cariche, ci mostrano i video girati con i loro telefoni. La violenza delle forze dell’ordine rischia di innescare nei giovani più suggestionabili una risposta violenta. A questo si vuole arrivare?”.

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