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IL PERSONAGGIO

Marcella Bella: «Quando mi arrabbio esplodo, come l’Etna. Sono passionale e gelosa. Canto grazie a mio fratello Gianni»

Intervista con la cantante catanese: la musica, la famiglia, il legame con la sua terra e il prossimo concerto nella sua città

Di Ombretta Grasso |

È nata sotto il vulcano e dentro la musica. Il papà cantava nel coro del Teatro Massimo di Catania, i suoi fratelli sono musicisti, lei a 13 anni vince le selezioni per il Festival degli sconosciuti organizzato da Teddy Reno, ma è troppo giovane e non le convalidano la vittoria. Capelli cotonati, abiti da diva, tacco 12 di rigore, icona gay, 71 anni sfoggiati con fierezza e ironia, Marcella Bella ha venduto milioni di dischi, tenuto concerti in tutto il mondo, partecipato a nove Sanremo. La sua “Montagne verdi”, entrata nella storia della musica, la cantano ancora tutti. Da più di quarant’anni sta con lo stesso uomo, l’imprenditore milanese Mario Merello, sposato nel 1989, («sono passionale e gelosissima», confessa), da cui ha tre figli. Vive tra Milano, Ibiza e Catania.

Nel suo nuovo brano, “L’Etna”, si identifica con il vulcano.

«Un omaggio alla Sicilia e alla mia terra a cui pensavo da qualche anno. Sono sempre stata fissata con il vulcano, mi ha sempre dato emozione, anche da ragazzina lo ammiravo. Mi è sempre piaciuto pensare che forse sono così proprio per questa presenza: ho preso la grinta, la forza, l’energia dal vulcano. Quando mi arrabbio esplodo, proprio come fa l’Etna quando erutta la sua lava. L’Etna è femmina, noi catanesi la chiamiamo a Muntagna. E’ una madre».

Nel disco due brani di artisti siciliani, Giovanni Caccamo e Lorenzo Vizzini.

«Ho sentito le canzoni e mi sono piaciute subito. La prima, “Chi siamo davvero” è un pezzo importante che parla della diversità e della paura di mostrare quello che siamo. “Tacchi a spillo” è una metafora della vita: saper rimanere in equilibrio, ma anche sapersi rialzare dopo una caduta».

Porta sempre i tacchi?

«A casa li tolgo».

“Sono come il vulcano, un tipo siciliano”, “tu non guardarmi strano quando mi arrabbio”, canta. Ha un bel caratterino… A “Belve” ha dato giudizi taglienti.

«Un personaggio televisivo famoso mi disse che avevo un carattere impossibile, troppo forte. Le colleghe? Sono molto diretta, se ho da dire una cosa la dico. A volte il gossip però è inventato, amplificato. Ci sono anche amicizie, ma è inevitabile che artisticamente ci siano delle piccole rivalità, ma piccolissime, quelle cose giuste che ti aiutano anche a confrontarsi e a fare meglio, perché no».

Il brano della svolta? Quello preferito?

«Sono come una mamma con i figli, non si può scegliere. Ogni canzone che mi ha scritto Gianni mi ricorda un periodo della nostra vita, mi riporta emozioni, sensazioni. Poi, ne ho alcune indimenticabili. “Montagne verdi” è il mio più grande successo, mi ha cambiato la vita. “Nell’aria” rappresenta la sensualità, la passionalità, “Senza un briciolo di testa” racconta il grande amore, una canzone che vocalmente mi impegnava tanto. Però ce n’è una che ho proprio nel cuore, “L’ultima poesia”, che ho cantato con Gianni. Ogni volta che la canto è un’emozione, è una canzone unica».

Da ragazzina con una massa di ricci a donna supersexy. La svolta con una canzone eroticissima.

«Erano passati tanti anni da “Montagne verdi”, quando ero poco più di una bambina, a “Nell’aria”, la canzone scritta da Gianni e Mogol. Ero nel pieno della mia femminilità, avevo trent’anni. La canzone era osé, io la cantavo con la guepière… è stato inevitabile cambiare immagine».

Una vita in musica.

«Sotto questo famoso vulcano sono nati tanti musicisti importanti, ad esempio Battiato. Avrei adorato cantare una sua canzone».

Era tra i favoriti per Sanremo.

«Non è andata, Ama non mi ama. Ha fatto scelte diverse, diciamo così. Sono rimasta delusa… Io spero sempre di tornarci, chi lo sa».

«Sono nata là, l’isola che profuma, sai, di Zagara» canta nel disco. Com’è per lei la Sicilia?

«È una terra piena di contrasti, di ombre e luci. Mi rappresenta non solo perché ci sono nata, ma anche per questi aspetti contrapposti. Sa essere bellissima, ha luoghi e monumenti stupendi, ma può anche essere amara, difficile da vivere, brutale certe volte. Noi siciliani sappiamo quali sono i pregi e i difetti della nostra terra. Mi sono sempre chiesta, ad esempio, perché con tutte le nostre meraviglie il turismo non sia esploso».

Cosa manca?

«Le infrastrutture, le strade, attraversare l’Isola può essere complicato. E poi, forse, più professionalità nel lavoro turistico per puntare ad alti livelli di accoglienza. Ma le cose sono molto cambiate negli ultimi anni. Ho conosciuto meglio la zona di Noto e Marzamemi, dove sono stata invitata, e ho visto che è diventata veramente “in”, molto competitiva con i posti alla moda. Ho trovato masserie favolose. E questo mi ha reso felice, orgogliosa. Mi piacerebbe trovare questa bellezza in tutta l’Isola. Ci sono in Sicilia zone straordinarie che pochi conoscono e che meritano di diventare tappe anche di un turismo di lusso. Chi viene resta sorpreso, è una terra che non è stata ancora scoperta completamente».

Cosa cambierebbe?

«Vorrei vedere tutte le cose belle che abbiamo ancora più pulite e più curate di quanto siano adesso. Non amo la sciatteria, la noncuranza. Vorrei vedere tutto bello, tutto trattato con cura, con amore, con orgoglio».

«Son come la mia gente, a volte diffidente», canta. Pregi e difetti dei siciliani?

«Amo il calore della gente. Vivo a Milano dove tutti vanno di fretta e sono più distaccati. In Sicilia anche le persone che non conosco sono affettuose e ospitali. La diffidenza? A volte è servita a difendermi da situazioni difficili, non è per forza un difetto».

Ha detto che forse non avrebbe neanche iniziato a cantare senza Gianni.

«È così. Lui è cinque anni più grande, e da bambina ammiravo questo ragazzo che iniziava a suonare la chitarra tutto da solo, poi la batteria, il pianoforte. Lo guardavo con gli occhi e la bocca spalancati, per me era un idolo. È stato lui a iscrivermi al concorso di Teddy Reno, prima aveva pensato di partecipare, ma non ne ha avuto il coraggio, perché è sempre stato timido, e ha iscritto me. Mi ha detto: “Marcella, domani vai a cantare in questo posto”. Io ero una ragazzina di 13 anni, sono arrivata prima ma ero troppo giovane».

Il 7 agosto sarà in concerto a Catania, ci saranno sorprese, ospiti?

«Magari qualche amico, qualche collega che ha voglia di festeggiare con me la mia Catania e il nostro vulcano. Vorrei che fosse una festa per tutti quelli che verranno, cercherò di dare il massimo a questa città che amo tanto e che ho sempre amato nonostante io viva a Milano da tanti anni. È impossibile dimenticare la nostra terra. Adesso ho una nuova casa a Catania sul mare e vengo molto più spesso anche perché ci vivono i miei fratelli, Antonio e Rosario. Vengo spessissimo anche per stare con loro. Apprezzo le mie radici, è giusto che ci siano e che io continui ad averle».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA