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Il superbonus cambia ancora, sarà obbligatorio spalmare i crediti su 10 anni. E il ministro Giorgetti lo paragona al Vajont

Di Enrica Piovan |

Spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni anziché in 4. E’ con questa mossa che il governo prova a mettere un nuovo argine all’impatto inarrestabile della maxi agevolazione sul debito pubblico. Stop anche alle deroghe parlamentari, promette il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che paragona il Superbonus al Vajont: la diga l’abbiamo messa, ma la valanga era già partita. Immagine che indigna le opposizioni, che lanciano anche l’allarme sui rischi per le imprese. Preoccupazione condivisa dall’Ance e dall’Abi, che avvertono: il provvedimento non sia retroattivo o l’effetto sarà «devastante».

Le novità in arrivo le porta direttamente il ministro partecipando di primo mattino ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto superbonus. L’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus in 10 anni «non sarà una possibilità ma un obbligo», annuncia ai cronisti al termine della seduta a porte chiuse, durata poco più di mezz’ora. Inoltre «gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione», avverte.

Dopo che il governo Meloni è già intervenuto quattro volte (l’ultima con questo provvedimento), serve dunque una ulteriore stretta. Con un macigno di crediti da bonus edilizi da oltre 219 miliardi (di cui 160 per il Superbonus) che pesa sui conti pubblici, non ci sono alternative. Spalmare i crediti su 10 anniconsentirà di estendere l’impatto sul debito dal periodo 2024-27 al decennio successivo, ha stimato l’Ufficio parlamentare di bilancio, «con conseguente riduzione dell’effetto annuo aggiuntivo del periodo iniziale» e «un corrispondente aumento dell’effetto annuo nel periodo residuo 2028-2033».

La misura rischia però di avere altre ripercussioni. “Aspettiamo di vedere il testo”: Giorgetti ha detto che «nessun provvedimento può essere retroattivo», ma se così fosse avrebbe «un impatto devastante» su imprese, banche e cittadini, avverte la presidente dell’Ance Federica Brancaccio. Il rischio, rincara la dose una nota congiunta dei costruttori insieme all’Abi, è minare la fiducia: bisogna invece «dare certezza».

Un timore che agita anche le imprese artigiane, con la Cna che esprime «forte preoccupazione» sulle novità annunciate e parla di «misure penalizzanti» per le imprese del settore già in difficoltà. E mentre l’Ispettorato nazionale del lavoro avverte che nelle aziende edili si arriva al 93% di irregolarità, anche la politica suona il campanello d’allarme. «Falliranno decine di migliaia di imprese», avverte il Pd. E a cascata anche i fornitori, aggiunge il M5s. Che torna all’attacco del governo: metà del portafoglio di crediti fiscali, dice Giuseppe Conte, è “imputabile al governo Meloni» e ai suoi «provvedimenti groviera».

Il paragone

Ma la maggioranza fa quadrato (il governo ha salvato i conti dal disastro, dice il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari) e il ministro non ci sta ad assumersi la responsabilità di una spesa che non accenna a fermarsi. «Grazie agli antichi romani, ci sono i diritti acquisiti, c’è la Costituzione», si smarca e liquida anche la proposta della Banca d’Italia di uno stop anticipato: «sarebbe stata gradita» prima. «Quando noi siamo intervenuti a porre una diga, la valanga era già partita», si difende il ministro, che ricorda il Vajont: «Quando c’è stata la valanga, era partita, poi quando è arrivata giù ha prodotto dei disastri».

Un paragone subito stigmatizzato dalle opposizioni: «Poteva risparmiarsela», dice il 5s triestino Patuanelli; «battuta fuori luogo, sarebbe bene chiedere scusa», rincara il Dem Boccia. E’ «un esempio errato», anche per il sindaco di Erto, uno dei Paesi colpito dalla tragedia del 1963 che, pur sottolineando di «non avere intenzione di aprire una polemica», ricorda che «qui ci sono stati duemila morti».

Per il prossimo intervento la linea intanto è tracciata. E sarà nero su bianco nell’emendamento del governo atteso venerdì in commissione. Conterrà il nuovo spalma-crediti, ma anche una riscrittura della misura per coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri, con un ritorno per le casse comunali del 50% delle somme eventualmente recuperate. In arrivo anche alcune deroghe limitate, ampliando il fondo già previsto di 400 milioni: riguarderà – spiega il relatore Giorgio Salvitti – altre aree colpite da sisma, il terzo settore e chi è affetto da una grave disabilità.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA