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Ponte Genova: testimone, un boato poi è sparito l’asfalto

Ex maratoneta, non riesco a superare questa tragedia

Di Redazione |

GENOVA, 14 DIC – “Eravamo a metà del ponte quando improvvisamente ho sentito un boato pazzesco, poi ci è mancato l’asfalto sotto. Ho il ricordo vivido della torsione dell’auto che è andata giù dal mio lato, quello del passeggero”. E’ il racconto drammatico nel processo in corso per il crollo di ponte Morandi fatto in aula da Rita Giancristofaro, che il 14 agosto 2018 con il fidanzato Federico Cerne stava venendo a Genova a visitare l’Acquario. Invece entrambi, originari di Trieste ma in vacanza ad Albisola, hanno fatto un volo di 50 metri e solo per un caso possono raccontarlo. “L’auto si è incastrata in una specie di conca tra i due binari ed è per questo che l’asfalto è rimasto fare da tetto e non ci ha schiacciato”. Federico Cerne in realtà non è in grado di raccontare quello che è successo perché è stato colpito da un’amnesia che ha cancellato quanto accaduto: “Ricordo che ero in autogrill dove ho fumato una sigaretta dopo il caffè e poi ricordo l’uscita dalla sala operatoria” ha detto ai magistrati. Rita Giancristofaro invece ricorda tutto. Il volo, i soccorsi, il dolore fisico, poi l’arrivo in ospedale: l’intervento e il risveglio dal coma farmacologico dopo diversi giorni. Oltre alle conseguenze fisiche delle gravi lesioni subite Giancristofaro, che era una maratoneta, ha descritto ai magistrati le conseguenze psicologiche pesantissime chiedendo scusa ai parenti delle 43 vittime. “Non voglio sembrare irrispettosa nei confronti di chi ha perso i propri cari ma anche se sono sopravvissuta non è che io ogni mattina esco di casa facendo i salti di gioia perché nessuno mi restituirà la spensieratezza della mia vita di prima perché questa cosa non si supera”. Tra gli altri testimoni sentiti oggi una donna che portava il figlio e due amici in stazione e ha visto il pilone crollare, l’abitante di una palazzina che ha visto il ponte crollare e due lavoratori di Amiu.

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