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Banca Fucino, export italiano puó reggere urto congiuntura avversa
ROMA (ITALPRESS) – “Per l’Italia l’export ha costituito, negli ultimi venti anni, il principale driver di crescita economica, compensando l’andamento spesso deludente delle altre componenti del Pil, prima fra tutte quella degli investimenti. Emerge che in termini di valore aggiunto, il settore industriale italiano al terzo trimestre 2024 ha registrato valori inferiori del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2019; la quota dell’industria in senso stretto sul pil, inoltre, nello stesso lasso di tempo é calata dal 19,9% al 18,2%. L’industria non sembra quindi essere riuscita a rimanere neanche sui livelli pre-pandemici”. E’ quanto emerge dai dati di “Fucino flash”, pubblicazione della Direzione Comunicazione, Studi e Innovazione Digitale di Banca del Fucino, diretta da Vladimiro Giacchê. Secondo l’analisi “diverse sono le cause dietro questi risultati deludenti, non ultima la crisi del settore automotive, di cui non si vede al momento la fine”. In un simile contesto, tuttavia, “il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sembra delineare definitivamente lo scenario di una tempesta perfetta, per l’Italia e piú in generale per l’Unione Europea. A preoccupare é in particolare la proposta americana di imporre dazi commerciali del 10-20% su tutte le merci importate negli Usa. Secondo recenti stime di Prometeia, i nuovi dazi potrebbero determinare costi aggiuntivi per l’Italia tra i 4 e i 7 miliardi l’anno. La congiuntura geoeconomica che si é venuta a delineare nel post pandemia, tuttavia, presenta diverse insidie per questo modello di crescita: la postura sempre piú protezionistica degli Stati Uniti, la crescente competitivitá dell’industria cinese e la stagnazione dell’economia tedesca sono indubbiamente processi degni di attenzione e preoccupazione”. Dall’analisi, comunque, sono due i motivi in particolare che inducono a ritenere che l’export italiano possa reggere l’urto di tale congiuntura avversa. “L’atteso apprezzamento del dollaro, che dovrebbe contribuire a controbilanciare l’effetto dei dazi sui prezzi dei prodotti importati negli Usa dall’estero – Italia compresa; Il posizionamento della manifattura italiana entro nicchie di mercato difficilmente contendibili, grazie alla forte specializzazione e competitivitá internazionale ottenuta nel corso degli anni. In termini strategici, ben piú preoccupante dei possibili dazi statunitensi appare la questione energetica, ovvero il piú elevato prezzo dell’energia che le imprese italiane – e piú in generale europee – devono sostenere rispetto alla maggior parte dei propri competitor internazionali. È questa indubbiamente una delle problematiche piú urgenti che l’Italia e l’Unione Europea devono affrontare per conservare la propria competitivitá sui mercati globali”. (ITALPRESS). -Foto: ufficio stampa Banca del Fucino- ads/com 09-Dic-24 12:29