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Rifiuti in marcia in Sicilia da una parte all’altra: ora chiude Belpasso

Di Giuseppe Bianca |

Palermo – Il DDay alla fine è giunto. Inevitabile. Da due giorni già il giro di Sicilia dei rifiuti torna a essere una situazione di fatto. A causa della chiusura dell’impianto di Bellolampo, si crea la necessità per i comuni della Sicilia occidentale e del Palermitano di conferire presso Motta Sant’Anastasia, Lentini e Siculiana. Oltre 230mila tonnellate in totale che si sposteranno (550 al giorno). Per Giuseppe Norata, presidente di Rap (Risorse Ambiente Palermo) «il viaggio della frazione del secco durerà 10 mesi, fino a quando cioè, da crono programma, il primo settore della settima vasca, sarà consegnato, a maggio del 2020. Pensavamo che risagomando la sesta vasca in ampliamento si potessero creare i presupposti per potere abbancare, ma invece ciò sarà possibile solo nella prossima primavera».

Intanto per la Regione l’obiettivo (possibile) è quello della autosufficienza di impianto, in termini di compostaggio e trattamento dell’umido, per provincia. L’agenda del disagio per i comuni siciliani passa anche da Belpasso, dove da domani chiude l’impianto di compostaggio. I compattatori dovranno andare altrove dunque nel periodo compreso fino al prossimo 10 agosto. Entro il 18 dovrebbe poi tornare a regime e non è escluso, che in successione potrebbe andare a smaltire anche un surplus di frazione, anche per effetto della crescita, che si sta confermando nel tempo, della raccolta differenziata nei comuni siciliani. Il primo sito individuabile potrebbe essere, come soluzione-tampone quello di Marsala (Sicilfert) su cui però grava ancora qualche dubbio. Dopo il primo ok di massima dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) in fase esecutiva, la stessa ha deciso che oggi passerà alla comunicazione dei quantitativi che l’impianto del Trapanese è pronto ad accogliere. A quanto pare la questione non atterrebbe alla completa agibilità, ma solo a un maggiore o minore numero di rifiuti (frazione organico) da poter lavorare. Tra le ipotesi possibili, ma non accertate al momento, anche l’impianto di Ramacca.

Non ancora risolto del tutto, in alcune zone della Sicilia orientale il problema della qualità della frazione organica. Quando cioè i comuni effettuano la raccolta in maniera più approssimativa ne risente il tipo di frazione di organico destinato poi al successivo trattamento. In diverse occasioni, il dirigente generale Salvo Cocina, ha messo il problema evidenziandolo in maniera circostanziata, nero su bianco, agli amministratori, ma la soluzione , mediamente, non appare ancora all’orizzonte Nelle ultime settimane il dipartimento Acqua e rifiuti ha proseguito in una serie di incontri mirati alla definizione del “range” aggiornato, riveduto e corretto, che ciascun impianto, territorio per territorio, potrà trattare, anche e soprattutto, in relazione alle autorizzazioni di cui è dotato.

Cava dei modicani nel Ragusano copre di fatto la capacità del bacino necessaria all’intero territorio ibleo, garantendo un’autonomia ai comuni della provincia. Necessaria invece per quanto riguarda l’impianto di Enna la modifica all’autorizzazione che estenda anche il trattamento della frazione di umido in una struttura che tecnologicamente non ha nulla da invidiare ad altre situazioni del genere. Un problema di carte dunque e non di dotazione per garantire oltre al trattamento meccanico biologico, anche quello che riguarda la parte di rifiuto venuta fuori dall’aumento virtuoso della differenziata. Ragusa, Enna e Trapani, rimangono dunque da questo punto di vista le province più complete. I problemi reali, che non mancano, anche in questo caso coinvolgono per lo più Palermo e la sua provincia, anche se la struttura di Termini Imerese dovrebbe essere in grado di impattare a breve con la possibilità di arginare la soluzione del problema.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA