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La maxi-frode di Augusta, i prestanome arruolati alla mensa dei poveri

Di Redazione |

SIRACUSA – Persone indigenti che frequentavano la mensa della Caritas venivano arruolate, grazie a un faccendiere di fiducia, come prestanome in cambio di piccole cifre – da 50 a 200 euro -: a questi venivano intestate quote societarie o cariche di società, alcune delle quali risultano avere movimentato volumi d’affari di milioni di euro. E’ quanto emerge dall’indagine della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Siracusa, su una maxi frode fiscale nel Polo industriale di Augusta.

Sono dodici le persone indagate per le quali sono stati emessi sequestri, diretti o per equivalente, per 43 milioni 912 mila di euro, totale delle evasioni. Le indagini sono scattate nel 2017 da una verifica fiscale.

In carcere sono finiti i coniugi Isabella Armenia e Stefano Bele, considerati i promotori dell’organizzazione, e ai domiciliari Marilina Campis, Paola Garofalo e Michele Fisicaro. Secondo gli investigatori la coppia di imprenditori aveva costituito un Consorzio di imprese che si aggiudicava appalti a prezzo ribassato per la manutenzione di impianti delle grandi aziende Lukoil, Versalis della zona industriale. Il prezzo di aggiudicazione era competitivo perché il Consorzio non pagava imposte e contributi previdenziali. Il lavoro veniva fatto svolgere dalle consorziate di turno e quando una società aveva raggiunto debiti tributari di considerevole importo veniva sostituita con un’altra impresa che utilizzava gli stessi operai e gli stessi mezzi.

Tramite canali «social» (whatsapp, skype) venivano dettate disposizioni in modo criptico, nel timore di essere «ascoltati». Era stata costituita a Malta una società di diritto locale allo scopo di emettere, dall’estero, fatture per operazioni inesistenti nei confronti di una delle società fallite che svuotava le proprie casse, per circa 3 milioni di euro, a esclusivo vantaggio della coppia.

Un obbligo di dimora per Daniele Parrino e un divieto di espatrio per Massimo Camizzi, considerato il factotum. Provvedimenti interdittivi a vario titolo sono stati emessi nei confronti del commercialista Luigino Longo (divieto temporaneo dell’esercizio della professione); Angelo Tringa, Giovanni Platania, Roberto Giardina, Gesualdo Buono (divieto temporaneo di assumere cariche in persone giuridiche).

Secondo la Guardia di finanza le frodi hanno anche portato, su richiesta della Procura di Siracusa, al fallimento di alcune società: Nms Srl, Gap Srl, Cipis Srl, Clai Siracusana Srl, Mbf Srl.

«E’ una risposta forte alla comunità. Abbiamo bloccato patrimoni costruiti in maniera illecita smantellando un sistema di inquinamento del mercato attraverso il ricorso alla violazione sistematica delle regole in materia di normativa economica finanziaria e gestione sana delle imprese» ha detto il procuratore di Siracusa, Sabrina Gambino, in merito all’operazione.

«Abbiamo assistito all’alterazione di tutte le regole anche nei confronti dei lavoratori, in spregio ai diritti fondamentali – dice il pm – Anzi saranno proprio i dipendenti delle aziende che cercheremo di garantire in questa seconda fase». Il procuratore ha evidenziato che le imprese avevano una consistente esposizione di debiti con l’Erario eppure forse chi doveva controllare non è stato attento.

«Siamo arrivati alla conclusione di una storia criminale a sfondo economico finanziario – ha aggiunto il comandante provinciale della Guardia di finanza, Luca De Simone -. Protagonisti due imprenditori che hanno organizzato una rete societaria che attraverso meccanismi complessi faceva sparire il debito fiscale e il debito previdenziale e consentiva l’arricchimento personale dei due imprenditori. La struttura era ben organizzata e ognuno aveva ruoli ben specifici: uno staff amministrativo, prestanome, faccendieri che tenevano comportamenti che hanno provocato l’alterazione del mercato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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