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Imprese al collasso, Musumeci pronto a usare l’«arma segreta»: gli aiuti a fondo perduto

Di Mario Barresi |

CATANIA – Ieri mattina, poco prima di pigiare il tasto play per iniziare la videoconferenza, Nello Musumeci, pur convintissimo di doversi scrollare di dosso il fango che attribuisce ai «furbetti dei dieci euro», decide di non sferrare l’ennesimo attacco alla burocrazia regionale. E infatti – davanti ai giornalisti, ma soprattutto al pubblico della diretta Facebook – si trattiene. Chiede scusa ai siciliani e si assume la responsabilità politica della bufera sul bonus chiesto dai dipendenti per sveltire le pratiche della cassa integrazione. Ma, pur lasciandosi scappare il «disprezzo» per chi «pensa di poter speculare sulle esigenze legittime dei cittadini», il governatore non affonda il colpo contro i burosauri della PaleoRegione.

Perché? La ragione più istintiva è legata all’infruttuoso cazziatone rivolto a inizio mattinata al dirigente generale di Famiglia e Politiche sociali, Rosolino Greco, ritenuto “colpevole” soprattutto dei ritardi sui fondi anti-povertà ai Comuni e della farraginosità dell’iter lamentata dai sindaci. L’approccio di Musumeci è – parola più, parola meno – questo: «Dottore Greco, lei all’inizio non mi stava simpatico, poi aveva recuperato. Adesso ha definitivamente perso la mia simpatia…».

La risposta del dirigente, navigato grand commis di matrice democristiana, oltre che nello sguardo di rispettoso disprezzo al CollonNello, è «al di là della simpatia e dell’antipatia», nel merito delle questioni: i 100 milioni destinati ai Comuni sono tratti da fondi Ue di cui «non possiamo disporre allegramente, ma ci sono delle regole precise e io devo rendicontare fino all’ultimo euro che prendiamo»; sull’iter dei sindaci, invece, poco dopo arriverà una circolare del dipartimento (oggi in pubblicazione) in cui si precisa che basta l’elenco dei cittadini destinatari e le spese fatturate per chiudere le pratiche, sulle quali i sindaci saranno affiancati dal Formez, a costo zero per le casse della Regione che ha già aperto un contratto per l’assistenza tecnica. È superfluo aggiungere che le quotazioni di Greco, nel turn over dei dirigenti rinviato a giugno, sono in picchiata.

Ma Musumeci – ben poco rassicurato dalla risposta tecnica e sempre sconcertato per il muro di gomma su cui spesso s’infrange quando incalza i burocrati – nella scelta di moderare i suoi strali pubblici, pensa anche a una questione più generale. Ovvero: come scongiurare, a parità di classe amministrativa regionale, futuri scandali sulle altre misure anti-Covid che partiranno in Sicilia? È stato rinviato di qualche mese l’addio a Ett, società proprietaria della «piattaforma sbagliata all’inizio»: il contratto con la Regione scade a fine 2020 e il governatore potrà liberarsene (compresa l’orticaria che gli provoca l’evocazione del disastroso Click-day di crocettiana-scilabresca memoria), affidandosi a Sicilia Digitale.

Ed è stato in parte rintuzzato il problema della Cigd: Antonio Scavone, con i giovani “smanettoni” di Anpal Servizi, ha testato gli «invii massivi di pratiche con un multi-decreto» con fino a 2.000 istanze in un unico clic, smarcandosi così dalla dipendenza dalle lentezze endogene. Sullo sfondo la soluzione definitiva: «Ministro, che c’entrano le Regioni? Ma perché non centralizza le pratiche della Cigd?», è stata la provocatoria (ma fino a un certo punto) proposta dell’assessore alle Politiche sociali a Nunzia Catalfo, in una videoconferenza di ieri pomeriggio, alla presenza di un infastidito Pasquale Tridico, presidente dell’Inps.

Ma ora ci sono ben altre battaglie che il governatore è costretto a combattere con l’esercito di cui dispone. La prima è quasi immediata: il pacchetto di 300 milioni, previsto in finanziaria, destinato alla ripresa. A partire dai prestiti erogati da Irfis, Ircac e Crias per aziende artigiane, partite Iva e imprese fino a un massimo di 25mila euro, con una parte a fondo perduto. Le aziende partecipate “economiche” sono già in arretrato con le pratiche ordinarie e il timore è che la carenza oggettiva di personale possa rallentare le riposte ai destinatari. In questo caso, già in fase di dibattito in giunta, Musumeci ha colto al volo, nonostante qualche assessore storcesse il naso, l’assist di Gaetano Armao: affidare a banche e società di credito al consumo l’istruttoria, nella quale la Regione non avrebbe alcun onere se non quello di metterci i soldi stanziati. Analoga soluzione, per trascinamento, si prospetta anche per un’altra misura antivirus: i mini-prestiti, fino a 5mila euro, ai cittadini con garanzie prestate dalla Regione: 100 milioni in capo all’Irfis, che dovrebbe esternalizzare le pratiche. E se sembra meno complicato gestire l’iter del bonus di 500 euro previsto per ogni studente siciliano fuorisede, più preoccupazione in desta un’altra misura della manovra: il “bonus facciate”, con 50 milioni destinati alla ristrutturazione degli immobili privati. Affidarli ai Comuni? Magari sì, con rischi calcolati.

Ma Musumeci si riserva un colpo a sorpresa. Un intervento, non dettagliato nella finanziaria, che a Palazzo d’Orléans ritengono «la prima vera risposta alla crisi delle aziende». L’idea è nelle mani di un alto burocrate che il governatore apprezza a tal punto da affidargli l’organizzazione della Fiera del Cavallo dell’adorata tenuta di Ambelia. E Carmelo Frittitta, dirigente delle Attività (una “polizza” sulla vita assessoriale di Mimmo Turano) lo ricambia con un’iniziativa su cui il governo regionale punta molto: un contributo, una tantum e a fondo perduto, alle aziende siciliane messe in ginocchio dalla crisi. Dai residui non spesi degli obiettivi tematici 1 e 3 del Fesr, infatti, alle Attività produttive hanno tirato fuori un tesoretto di 150 milioni. Che, secondo le prime stime, potrebbe ristorare fino a 10mila imprese. Scremate da quelle già destinatarie di sostegni regionali e con un «parametro oggettivo» da ricavare dall’Agenzia delle Entrate, scongiurando l’ipotesi di contributi a pioggia dello stesso importo, che equiparerebbero i piccoli ai grandi e gli evasori agli onesti. Per intenderci: l’aiuto a fondo perduto sarà parametrato, in un modo ancora da stabilire, alla dichiarazione Iva del 2019. «È una cosa a cui tengo tantissimo: mi fido di lei, sono certo che farà bene», ha detto al fido Frittitta il governatore. Che, quando vuole, con i burocrati sa essere persino suadente.

Twitter: @MarioBarresi

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