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IL COLLOQUIO
Autonomia differenziata, intervista a Barbagallo: «Schifani imbarazzante e con lui i tristi “pupi” del centrodestra siciliano»
Il segretario regionale del Pd e la riforma approvata dalla Camera: «Farà diventare il solco fra Nord e Sud una voragine: speriamo nei referendum»
Onorevole Barbagallo, sui banchi dell’opposizione avete fatto una maratona notturna commovente. Ma inutile: l’Autonomia differenziata è legge dello Stato.
«Ed è una vergogna. Nel merito, perché questa riforma stravolge l’assetto del Paese e nella forma, perché, non essendoci una scadenza, quella della scorsa notte è stata una forzatura gratuita e inutile. Il centrodestra poteva accettare il confronto, invece, al di là dell’arringa del ministro Calderoli che ha ostentato ciò che la Lega voleva da decenni, in aula s’è assistito a un imbarazzante mutismo dei parlamentari della maggioranza, che si sono limitati a schiacciare il bottone in silenzio».
Tre deputati calabresi di Forza Italia non hanno votato il ddl, i governatori Occhiuto e Bardi restano critici. Ma per i siciliani è tutto a posto.
«È la ragione che aumenta la grande amarezza di questa giornata. Schifani è uscito fuori con una dichiarazione di circostanza: meglio, forse, che stava zitto. E da tutti gli altri parlamentari del centrodestra siciliano soltanto un silenzio, imbarazzante quanto complice. Anche fra quelli di Forza Italia, in cui qualcuno del Sud s’è sfilato. Ora, capisco che ci sono le Fascina e le Brambilla, elette in Sicilia senza esserci mai più tornate nemmeno in vacanza, ma dai pochi siciliani mi sarei aspettato qualche sillaba di dissenso. E invece no: sono tutti degli ascari, dei tristissimi pupi. Schifani è in ottima compagnia…».
Le opposizioni hanno annunciato il ricorso al referendum. Una strada lunga e complicata.
«Questa riforma non preoccupa soltanto il Pd o le opposizioni. Spacca l’Italia, farà diventare il solco fra Nord e Sud una voragine: liste d’attesa e medici in fuga, scuola pubblica, asili nido. E la tracotanza usata per approvare il ddl Calderoli diventerà ancora peggio con l’indebolimento del Parlamento previsto con il premierato, un pericolo per la rappresentanza parlamentare e per gli equilibri democratici. Il Pd, con la nostra segretaria Schlein, ha lanciato una grande battaglia. E fa piacere che, oltre a tutte le forze d’opposizione, la piazza si sia riempita di tanti cittadini. Quella stessa piazza non ci sarebbe stata un anno fa: l’aria sta cambiando, spero che si arrivi tutti compatti ai referendum».
In Sicilia anche la Cgil scende in piazza contro il governo.
«E il Pd, ovviamente, sarà al suo fianco. Contro i governi di Meloni e di Schifani, quelli con zero idee e fatti sottozero. Anche su emergenze clamorose come la siccità, resa ancor più pesante a causa dei 31 interventi che il governo Musumeci si fece bocciare nel 2021. Adesso il commissario per l’emergenza idrica ha individuato 27 interventi, ma nessuno finanziato. Il nulla cosmico, come per alcune opere annunciate a Catania: il nodo ferroviario e la stazione a Fontanarossa».
Nonostante tutto ciò il Pd in Sicilia non ingrana: alle Europee 10 punti meno della media nazionale.
«Siamo l’unica forza delle opposizioni al governo Schifani a crescere, non di decimali ma di due punti, rispetto a Politiche e Regionali. Il che non era scontato, con avversari che hanno usato il clientelismo più spregiudicato e la lottizzazione scientifica».
Neppure un briciolo di autocritica?
«Si può fare di più, ovviamente non ci accontentiamo. E il consenso crescerà se riusciremo, anche al congresso regionale, a non pensare a un rimescolamento, ma un allargamento. A società civile, associazioni, forze fresche».
Magari senza Barbagallo segretario, per chi, ritenendosi vincitore alle Europee, aspetta proprio il congresso regionale per la spallata finale…
«È uno sport vecchio, il tiro al segretario, a cui nel partito siamo abituati. Al congresso regionale, a tempo debito, si misureranno le idee di chi vuole bene al Pd e non l’odio e i rancori di chi è in cerca di un nemico da combattere. Ma prima ci sono tanti altri passaggi: il 4 luglio a Palermo la direzione regionale, poi una lunga estate di feste dell’Unità. Vogliamo crescere, essere più radicati, diventare la vera alternativa alle destre di Schifani».
A proposito: De Luca ha proposto le primarie di tutte le forze d’opposizione un anno prima delle prossime Regionali. Lei è d’accordo?
«Il Pd è sempre stato la casa delle primarie e abbiamo pagato anche un prezzo per i gravi fatti dell’estate 2022. Con una battuta mi verrebbe da dire che stavolta ci vorrà il notaio, ma è chiaro che per scegliere un candidato comune prima ci vuole una condivisione di valori. C’è di certo il M5S, ma ora c’è anche Avs, un altro alleato coerente con cui a Roma lavoriamo bene. Serve essere chiari: Italia Viva e Azione ci avevano raccontato di voler fare il terzo polo, ma in Sicilia si sono consegnati al centrodestra. Faraone è dall’inizio nella giunta di Lagalla, che poi ha preso Ferrandelli come braccio destro. Armao è stato scelto da Schifani al vertice della Cts e potrebbe diventare suo assessore…».
Insomma, “Scateno” sì o no?
«Io sono sempre per allargare al massimo possibile il perimetro, ma stavolta il Pd primarie al buio non ne farà più. Quello delle alleanze, su quanto dovrà essere largo il campo, sarà un nodo cruciale del nostro prossimo congresso regionale».