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L'ESCLUSIVA

Fratelli (coltelli) d’Italia, Nicotra contro Daidone: «E’ ineleggibile all’Ars». Il ricorso del primo dei “trombati”

Inizia a sgretolarsi quell’unità tanto ostentata dal partito della Meloni in campagna elettorale.

Di Francesca Aglieri Rinella |

Più che compagni di partito contro, fratelli (d’Italia) coltelli. L’oggetto del contendere? L’ineleggibilità del deputato regionale Dario Letterio Daidone approdato all’Ars con 11.038 preferenze. A presentare ricorso è stato il primo dei non eletti, Carmelo Nicotra, che, alle Regionali del 25 settembre, ha ottenuto 4.764 voti. A tre mesi di distanza dall’exploit della lista del presidente del Consiglio Giorgia Meloni che solo nella circoscrizione di Catania ha eletto tre deputati (l’attuale presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, Giuseppe Zitelli e Dario Letterio Daidone) – inizia a sgretolarsi quell’unità tanto ostentata in campagna elettorale. Una faida tutta interna al partito, non soltanto tra due esponenti etnei, ma soprattutto perché entrambi politicamente “legati” al coordinatore regionale per la Sicilia orientale e senatore Salvo Pogliese. 

Nel ricorso – presentato lo scorso 21 novembre e di cui La Sicilia scrive in esclusiva – Nicotra contesta a Daidone l’ineleggibilità per non essersi messo in aspettativa dall’incarico pubblico che ricopriva, nei termini previsti per legge. 

«Alla data di presentazione delle candidature e delle elezioni Regionali – si legge nel ricorso – Dario Daidone risultava essere componente del Cda dell’Irfis-FinSicilia Spa, società partecipata al 100% dalla Regione Siciliana e soprattutto ha ricoperto l’incarico di dirigente amministrativo di ruolo nel settore “Servizi Legali, contenzioso e sinistri” dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Policlinico “G. Rodolico San Marco” di Catania, fino alla data del 10 novembre, in palese contrasto con quanto previsto dalla normativa regionale in materia di ineleggibilità alla carica di deputato regionale».

«La posizione ricoperta da Daidone – si legge ancora nel documento – per quanto riguarda l’incarico di dirigente amministrativo al Policlinico è in palese contrasto con l’articolo 10 comma 1, della Legge Regionale del 20 marzo 1951» che prevede l’ineleggibilità all’Ars per “gli amministratori e i dipendenti con funzioni di rappresentanza o con poteri di organizzazione o coordinamento del personale, di istituti, consorzi, aziende, agenzie e enti dipendenti dalla Regione ovvero soggetti alla sua tutela o vigilanza”. 

Ad assistere Nicotra è l’avvocato Paolo Starvaggi, del Foro di Patti. «Non v’è dubbio che la posizione rivestita dal Daidone nell’Aou di Catania -scrive il legale nel ricorso – rientra in entrambe delle previsioni normative che imponevano allo stesso di rimuovere la causa di ineleggibilità, ponendosi in aspettativa entro i termini di legge, per potere regolarmente partecipare alla competizione elettorale». 

«In realtà Daidone, dopo la sua proclamazione del 25 ottobre, in vista del suo insediamento come deputato nella seduta del 10 novembre, ha richiesto “un periodo di aspettativa, con decorrenza dal 10 novembre e per la durata del mandato elettorale». Sebbene, come ritenuto dalla Corte Costituzionale con sentenza 141 del 1996, il collocamento in aspettativa ha un effetto sanante per quanto concerne le cause di ineleggibilità, la normativa va interpretata con rigoroso rispetto dei termini e dei modi imposti dalla Legge Regionale. 

Per l’avvocato Starvaqggi «l’aspettativa chiesta e ottenuta da Daidone risulta intempestiva». 

Il decreto di convocazione dei comizi elettorali è stato pubblicato il 9 agosto con le cause di ineleggibilità che avrebbero dovuto essere rimosse entro il 19 agosto. Per Daidone la causa di ineleggibilità relativa alla posizione di dirigente del Policlinico, è avvenuta, solo in data 10 novembre e, dunque, con un oggettivo ritardo di quasi tre mesi, del termine utile per partecipare proficuamente alle elezioni.  

«È evidente, pertanto – sottolinea il legale – che Daidone, con il proprio operato, ha violato le prescrizioni di legge previste». 

«Ho presentato ricorso – dice Nicotra contattato da La Sicilia – perché la normativa attuale me lo consente. Certo, mi sarei augurato che la notizia fosse rimasta confinata nelle sedi opportune e non diventasse di dominio pubblico. Premesso questo, ribadisco che, nel pieno rispetto delle normative in atto, nutro assoluta fiducia nella giustizia che farà piena luce sui fatti da me contestati». No comment da parte di Daidone. «Considerato che si tratti di un ricorso davanti a un Tribunale preferirei non dire alcunché anche perchè non voglio dare elementi. Ritengo sia un ricorso infondato, ma sarà un giudice terzo a fare le sue valutazioni». 

L’udienza è stata fissata per il 27 gennaio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA