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IL PROVVEDIMENTO

Nel “salva Sicilia” anche l’«aiutino» (40 milioni) per Palermo, Catania e Messina

La norma in cui si conferma a chiare lettere la spalmatura dei 2,2 miliardi di disavanzo della Regione in dieci anni

Di Mario Barresi Giuseppe Bianca |

L’emendamento “Salva-Sicilia” è già agli atti di Montecitorio. Con una norma in cui si conferma a chiare lettere la spalmatura dei 2,2 miliardi di disavanzo della Regione in dieci anni. E  il Parlamento nazionale lancia altri tre salvagente ai Comuni di Catania, Messina e Palermo: un contributo complessivo di 40 milioni «per il ripiano del disavanzo». E per Palermo in particolare si aggiunge la nomina del sindaco Roberto Lagalla a commissario governativo per risolvere la scandalosa emergenza bare, con poteri speciali e due milioni di fondi a disposizione.

La norma ha una precisa matrice: fra i deputati firmatari di una versione iniziale c’è Tommaso Calderone, forzista tendenza Miccichè. Viene così concepito l’articolo 146-bis (“Misure in favore della Regione Siciliana e Misure urgenti in relazione alla gestione dei servizi cimiteriali nel territorio della città di Palermo”), che diventerebbe un emendamento del governo, fino a ieri in fase di valutazione da parte degli uffici, in attesa di essere depositato in commissione magari nel pacchetto del “maxi” della maggioranza, blindato con tutta probabilità dal ricorso al voto di fiducia.

Il “Salva-Sicilia” corre  dunque su un’autostrada parlamentare, grazie anche a un collegamento diretto con il presidente della commissione Bilancio alla Camera, il forzista Giuseppe Mangialavori. E questa è un’ottima notizia per il governo regionale. Che, dopo i 200 milioni di tesoretto garantito dall’accordo col ministro Giancarlo Giorgetti, ottiene l’altra misura attesa: la Regione, si legge nel testo dell’emendamento, «è autorizzata a ripianare in quote costanti, in dieci anni a decorrere dall’esercizio 2023, il disavanzo 2018». Viene così “sterilizzato” il giudizio della Corte dei Conti, che aveva sospeso la parifica sollevando la questione di legittimità sulla norma spalma-debiti.  Sarà il rendiconto regionale 2022 a rideterminare le “rate” annuali fino al 2032. Ma la Sicilia, come conferma l’emendamento arrivato a Montecitorio, resterà impegnata a rispettare l’accordo con lo Stato nel gennaio 2021, «garantendo il rispetto di specifici parametri di virtuosità, quali la riduzione strutturale della spesa corrente». E ciò dovrà essere «recepito» nel bilancio di previsione, a partire dal prossimo.

Ma la norma in arrivo alla commissione Bilancio della Camera riserva altre sorprese. La prima riguarda «un contributo di natura corrente» di 40 milioni «destinato alla riduzione del disavanzo» ai «comuni sede di città metropolitana». Lo Stato, «al fine di accompagnare il processo di efficientamento della riscossione delle entrate proprie», garantirà (secondo i commi 13 e 14 dell’emendamento) un “aiutino” a Catania, Messina e Palermo, enti in cui l’«incidenza del fondo crediti di dubbia esigibilità accantonato nel risultato di amministrazione» è «superiore all’80 per cento» ai residui attivi. Dunque il governo viene incontro ai sindaci che non riescono ad arginare la voragine dell’evasione delle tasse comunali non riscosse. Il contributo, se il testo passasse così com’è,  verrà «ripartito entro il 31 gennaio 2023» con decreto del Viminale, «di concerto» col Mef e «d’intesa» con la Conferenza Stato-Città e autonomie locali. Nota a margine: «A seguito dell’utilizzo del contributo, l’eventuale maggiore ripiano del disavanzo di amministrazione, applicato al primo esercizio del bilancio di previsione rispetto a quanto previsto dai piani di rientro, può non essere applicato al bilancio degli esercizi successivi». In ogni caso, si specifica nell’emendamento, il contributo «non può essere superiore al disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2021».

Il terzo ambito del “Salva-Sicilia” ha uno scopo dichiarato, ossia «garantire la tutela della salute pubblica e della pietà dei defunti». Così, come già annunciato dal ministro Nello Musumeci che ha parlato del cimitero dei Rotoli come di «un’emergenza nazionale», il sindaco Lagalla sarà nominato commissario governativo, a titolo gratuito, fino al 31 dicembre 2023. E, in deroga alle leggi, potrà «definire misure semplificate per la celere conclusione delle procedure autorizzative e per la tempestiva realizzazione degli interventi funzionali al consolidamento, alla messa in sicurezza e all'ampliamento degli attuali insediamenti cimiteriali» di Palermo, ma anche «acquisire, anche temporaneamente, e mettere a disposizione dei competenti uffici comunali strutture e apparecchiature mobili, finalizzate alla gestione dei servizi cimiteriali, con particolare riferimento alle funzioni crematorie e di conservazione provvisoria dei cadaveri in attesa di definitiva sepoltura». Lagalla sarà anche autorizzato a «tipulare contratti di lavoro a tempo determinato e a ricorrere ad altre forme di lavoro flessibile», per un massimo di 5 unità e con un limite di spesa di 200mila euro nel 2023. Ma il plafond complessivo per l’operazione è pari a due milioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA