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Ragusa, scomparve nel nulla 19 anni fa

Era il 22 febbraio del 2005 quando di Maria Di Martino non si trovò più alcuna traccia. Il genero condannato a 16 anni di carcere. Ecco perché

Di Salvo Martorana |

Esattamente 19 anni fa, Maria Di Martino, 79 anni, scomparve nel nulla. Un mistero perché della donna non si trovò più alcuna traccia né venne ritrovato il corpo. I familiari lanciano un appello nella speranza che qualcuno – a conoscenza dei fatti – possa fare ritrovare i resti della pensionata per darle una degna sepoltura. L’anziana ragusana che abitava in via Belle non avrebbe potuto allontanarsi da sola, non riusciva a camminare; per farlo aveva bisogno di un bastone e di una persona accanto.Una complessa attività di indagine condotta dalla Squadra mobile di Ragusa assieme ai tecnici della Scientifica e al nucleo cinofili permise di evidenziare una serie di indizi che confluivano tutti sul genero della donna, Giuseppe Maurici. Il 26 settembre scorso la condanna nei suo confronti è diventata definitiva: il sessantenne Maurici dovrà scontare per l’omicidio aggravato della suocera 16 anni di carcere. E’ uno dei pochi casi di condanna per omicidio in assenza del corpo del cadavere. L’uomo, originario di San Cono, recentemente si è presentato volontariamente presso la casa circondariale di Caltagirone per scontare la pena. Secondo l’impianto indiziario che ha portato alla condanna dell’uomo in tutti i gradi di giudizio, sarebbe da ricercarsi nei soldi.

Da un libretto di risparmio intestato alla anziana e su cui aveva la delega ad operare anche il genero, il giorno prima della scomparsa della donna, Maurici avrebbe prelevato 46.000 euro in contanti. Nel corso dei processi, l’alibi fornito da Maurici che era rappresentato dagli avvocati Gino Ioppolo e Franco Ruggeri, non ha retto. La figlia e i nipoti dell’anziana si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Enrico Trantino e Fabrizio Cavallo. Alla base della condanna la ricostruzione degli inquirenti in cui sarebbe rientrata una complessa analisi degli agganci alle celle telefoniche oltre che gli esiti di intercettazioni che avrebbero smentito l’alibi fornito da Maurici. L’attività di indagine riprese vigore nel 2015 quando vennero riavviate le ricerche in un fondo agricolo a Santa Croce Camerina di proprietà di Maurici, anche con l’ausilio dei cani molecolari. Ma l’attività non portò al rinvenimento di tracce significative nel terreno e nella struttura di una casa in costruzione su quel fondo.Nell’ultimo pronunciamento, la Corte di Assise di Appello di Catania ha riqualificato il reato da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario aggravato dal fatto che l’uomo aveva ucciso una parente acquisita ma in questo caso non è previsto dal sistema giuridico un incremento peggiorativo della pena. L’epilogo il 26 settembre scorso quando la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato su quest’ultima sentenza, rendendo la pena definitiva.Precedentemente la Suprema Corte aveva annullato la sentenza di condanna a 16 anni, accogliendo i motivi del ricorso di Maurici, ritenendola non adeguatamente motivata e rimandando gli atti ad altra sezione della Corte d’Appello etnea. Condanna confermata nel novembre del 2022 dalla Terza sezione che ha riqualificato il reatoCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA