lo studio
Così l’emicrania lascia la sua “impronta” nel cervello dei bambini
Lo studio dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma su struttura e connessioni aree cerebrali nei bimbi
L’emicrania modifica la struttura del cervello in maniera progressiva fin dall’infanzia. Corteccia cerebrale più sottile rispetto ai soggetti sani, permeabilità dell’intestino e modalità diverse con cui alcune aree del cervello «parlano» tra di loro, sono le «impronte» della malattia riscontrate dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su struttura e connessioni aree cerebrali nei bambini. La ricerca, finanziata dal Ministero della Salute e dall’International Headache Society, è stata condotta in due fasi dagli esperti dell’unità di Neurologia dello sviluppo, Neuro-imaging funzionale e Fisica sanitaria dell’ospedale su 100 bambini e adolescenti affetti da emicrania (malattia neurologica che colpisce oltre 1 bambino su 10) e su un gruppo di controllo composto da 100 coetanei senza malattia. I risultati hanno portato alla scoperta di alcune differenze tra emicranici e sani, attraverso la risonanza magnetica e la tecnica di analisi “morphometric similarity» rilevando diverse modalità di connessione tra aree cerebrali, soprattutto quelle coinvolte nelle funzioni esecutive e nell’elaborazione degli stimoli del dolore e, in corrispondenza delle stesse aree, anche una riduzione dello spessore della corteccia cerebrale.
«I risultati ci dicono che modifica la struttura del cervello in maniera progressiva fin dall’infanzia – spiega Massimiliano Valeriani, responsabile di Neurologia dello sviluppo del Bambino Gesù-. L’evidenza delle impronte che la malattia lascia sulla struttura e sulla connessione fra aree cerebrali indica la necessità di intercettare, e quindi curare, i pazienti emicranici fin da piccoli. Inoltre, le differenze fra maschi e femmine emerse dalla nostra ricerca suggeriscono l’adozione di piani terapeutici che tengano conto anche del genere». In particolare è emerso che il profilo del microbiota degli emicranici influenza alcuni processi metabolici, come la produzione di serotonina e triptofano, implicati nell’insorgenza del mal di testa. Inoltre, le alterazioni riscontrate sembrano concorrere alla disbiosi intestinale e all’aumento della permeabilità dell’intestino alimentando, così, le manifestazioni della malattia. «Le implicazioni terapeutiche del nostro studio – conclude Laura Papetti, neuro-pediatra del Bambino Gesù e coordinatrice del team di ricerca delle unità di Neurologia dello sviluppo e di Microbiomica del Bambino Gesù – sono significative: per i pazienti resistenti alle comuni terapie antiemicraniche potrebbero essere considerati il trapianto fecale e terapie dietetiche a base di probiotici e prebiotici. Ulteriori ricerche potranno chiarire la relazione tra le alterazioni dei processi metabolici dei bambini con emicrania e la risposta ai farmaci aprendo la strada a cure sempre più personalizzate».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA