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“Anche gli Angeli” a Noto: l’atmosfera ricercata e materia prima di qualità

Lo chef Giovanni Trombatore: «La mia mission è conservare le sfumature della cucina della tradizione esaltando le eccellenze che il territorio propone»

Di Ottavio Gintoli |

Una cucina vera che parla del territorio, dei suoi preziosi sapori che allietano i palati e che, chiudendo gli occhi, ti fanno anche viaggiare all’indietro nei ricordi, quelli piacevoli. 

Da anni Giovanni Trombatore, chef netino che adesso dirige la brigata del ristorante Anche gli Angeli, segue quella che lui stesso definisce una missione: conservare tutte le sfumature della cucina della tradizione esaltando le eccellenze che il Vallo di Noto propone a chi ha fatto della propria passione, la cucina, il proprio lavoro.

Parte da lontano la storia di Giovanni Trombatore: eclettico e puntiglioso, quasi sempre in anticipo quando si è trattato di dare alle materie prime la giusta dimensione e il giusto posto nelle ricette che, adesso, sono tra le più conosciute e, probabilmente, anche replicate.

«La mia è la storia di un officina meccanica – racconta – degli anni ’50, con Gigi Abita e Peppino Amoroso, due grandi amici del mio grande papà Pino, che si trasforma in una officina gastronomica con me e i miei angeli. Alla base di tutto, in questi anni, la ricerca di prodotti veri del Vallo di Noto e dei mari che lo bagnano».

L’elenco è decisamente lungo: pesce azzurro, alici, sgombro, gamberi di tutti i colori e seppie, oltre al tonno, per restare nel mondo, diciamo, marino. Le verdure e gli ortaggi, l’immancabile pomodoro di Pachino, ma anche il senapo, la cipolla di Giarratana, la mandorla, i formaggi, l’olio prodotto sugli Iblei. Tutti ingredienti che lo chef Trombatore bada bene a far dialogare tra loro. 

«Mi sono sempre chiesto – spiega mentre osserva da lontano il pescato del giorno e pensa già a cosa poter offrire ai commensali già presenti in sala – cosa si potesse fare con queste eccellenze che la nostra terra ci offre. I grandi chef del passato ci hanno tramandato la storia della nostra cucina e non serve snaturare un procedimento o rivisitare una ricetta per stupire, per “nciunnare”, per usare una parola tanto cara alla mia maestra Nuccia Cutrufo. Sento troppo parlare di piatti con the, caffè, acqua di pomodoro, pioggia di burro: ne sento a migliaia di queste frasi, sembra che per far diventare un piatto un buon piatto bisogna inserire bevande tipiche del dopo pranzo o del pomeriggio, o essere cultori di tradizioni di cui, chiaramente, non siamo».

Nell’elegante cucina del ristorante in pieno centro storico a Noto, lo chef Trombatore condivide spazi, idee e successi con quelli che lui stesso definisce i suoi angeli. «Io sono un apprendista che ha ancora tanto da imparare – conclude – e con me ci sono tanti “angeli”. Samantha Modica, la rivelazione, Francesco Lauretta, la storia (i nonni furono i primi ristoratori a Noto nel 1950), Cristian Vella, il re dei crudi che chiamiamo “u picciriddo”, Davide Burderi, il “Cecchini” della carne), Fausto Elisayed, il principe dei fritti e Marco Terranova, sapienza e manualità da nonna. Tutto questo è il frutto, comunque, dell'impegno e della fiducia che ha riposto in noi la famiglia Ferrero. Grazie a loro, ogni giorno, portiamo a pranzo e cena una cucina vera, senza paroloni, che si percepisce prima all’olfatto e poi al palato. E se c’è tempo anche al momento della presentazione in tavola».

Per la serie che ognuno vuole la sua parte: naso, bocca e occhi. Senza dimenticare il cuore: la cucina di Giovanni Trombatore e dei suoi angeli racconterà pure il territorio, ma finisce sempre per far vibrare le corde dei propri ricordi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA