LUTTO NEL MONDO DELA MUSICA
Addio al chitarrista Steve Albini: protagonista anche della scena musicale catanese, produsse tutti i dischi degli Uzeda
Frontman dei Big Black, dei Rapeman e degli Shellac, ingegnere del suono e produttore per i Nirvana, è morto all’età di 61 anni a Chicago
Steve Albini, protagonista della scena indie-rock americana come frontman dei Big Black, dei Rapeman e degli Shellac, e ingegnere del suono e produttore per i Nirvana, è morto all’età di 61 anni a Chicago. La notizia della scomparsa è stata confermata a “Variety” da Taylor Hales, che lavora presso lo studio di registrazione di Albini a Chicago, Electronic Audio.
Nato a Pasadena, in California, il 22 luglio 1962, da genitori torinesi immigrati, Albini è stato un cantante, chitarrista, produttore discografico, ingegnere del suono e critico musicale. Albini è inoltre il fondatore della compagnia Electrical Audio, che opera con due studi di registrazione a Chicago e negli anni si è imposta come una delle più importanti realtà del rock indipendente.
Steve Albini è salito alla ribalta all’inizio degli anni Ottanta come frontman dei Big Black, il trio di Chicago noto per il rock aggressivo a base di chitarre che utilizzava una drum machine anziché un batterista in carne e ossa, una rarità per l’epoca. Tuttavia, era noto anche per le sue critiche altrettanto aggressive nei confronti dei musicisti che riteneva fossero interessati ai soldi o alla popolarità piuttosto che alla musica.
Disprezzava il termine “produttore”, anche se probabilmente era quello che faceva in molte registrazioni, e insisteva per ottenere il credito “Recorded by Steve Albini” e rifiutava le royalties delle registrazioni da lui effettuate, che è un bonus finanziario comune per la maggior parte dei produttori. Ancora oggi, Albini accettava costantemente ingaggi di produzione, rifiutando il pagamento delle royalties in segno di sostegno ai suoi artisti indie.
A Catania
Tra la fine degli anni ‘90 e i primi del 2000, registrerà tutti i dischi dei catanesi Uzeda, a partire dal secondo e ad eccezione di The Peel Sessions, divenendo protagonista di quel periodo che vedrà Catania trasformarsi, nella definizione comune, nella Seattle d’Italia, grazie alla presenza di un produttore come Francesco Virlinzi, e ai numerosi concerti che vedranno protagonisti REM, Radiohead, Shellac e Fugazi, oltre a italiani del calibro di Malfunk e Interno 17.
La sua posizione a volte iconoclasta – e il suo lavoro galvanizzante sull’album “Surfer Rosa”, pietra miliare dei Pixies nel 1988 – lo ha fatto apprezzare a Kurt Cobain dei Nirvana, che ha insistito perché la band lavorasse con Albini al suo secondo album, “In Utero” del 1993. Nello stesso periodo, Albini registrò anche il secondo lavoro di PJ Harvey, “Rid of Me”, con un suono altrettanto aggressivo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA