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L'intervista

Paolo Crepet: «Genitori e insegnanti devono recuperare la loro “autorevolezza”»

Dopo il successo di ‘Prendetevi la luna’ nella passata stagione teatrale invernale lo psichiatra, sociologo, educatore e scrittore, è tornato in scena con la conferenza spettacolo dedicata al suo ultimo libro “Mordere il cielo”

Di Salvo Barbasso |

Dopo il successo di ‘Prendetevi la luna’ nella passata stagione teatrale invernale registrando sold out in tutte le tappe, Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore e scrittore, è tornato in scena con la conferenza spettacolo dedicata al suo ultimo libro “Mordere il cielo”. “E’ una evoluzione della mia attività – spiega il Professore Crepet che abbiamo raggiunto telefonicamente – ho sempre incontrato il pubblico, nei teatri, nei palazzetti, stavolta abbiamo pensato ad un tour in grandi spazi teatrali, il mio sogno è quello di fare una conferenza spettacolo al teatro Massimo di Palermo, un luogo che mescola perfettamente tradizione e cultura”. Il tour, prodotto da Charlotte S.r.l. farà tappa il 1agosto al teatro di Verdura di Palermo, la data è organizzata da Live Spettacoli e Show Biz di Mario e Giampaolo Grotta.

C’è già grande richiesta per la data di Palermo, cosa si aspetta dal pubblico che verrà ad ascoltarla?

“Conosco bene la Sicilia, ho fatto presentazioni dei miei libri, ho incontrato la gente, mi aspetto un pubblico attento e curioso”.

Che tipo di spettacolo sarà?

“I temi sono quelli che affronto nel mio nuovo libro “Mordere il cielo”, inutile negarlo, viviamo in una società che manifesta parecchie cicatrici: nuove guerre, migrazioni di massa, vecchie e nuove droghe, ansie e angosce, femminicidi. Sono tutti argomenti che meritano un approfondimento, siamo all’età dell’insensibilità ecco perché occorre discutere, ed è quello che faremo durante lo spettacolo, di questa potenziale eclissi della nostra sfera emotiva e dell’incapacità da parte della famiglia di fornire ai giovani gli strumenti per uscire dal tunnel delle dipendenze”.

Quello del rapporto genitori- figli è un argomento che attira particolarmente la sua attenzione. Come mai?

“Quello che mi sta a cuore è l’aspetto comunicativo che secondo me è parecchio carente nella famiglia: genitori poco autorevoli, figli abulici, indifferenti, dipendenti dai social e con scarsa personalità, la mancanza di un dialogo partecipativo che consenta ai giovani di riacquistare l’attitudine all’ascolto e alla comprensione”.

La soluzione?

“Un cambiamento di rotta radicale che parta dalla scuola, è lì che comincia il processo di maturazione dei giovani ed è lì che bisogna intervenire. Qualche segnale di miglioramento c’è, sono molto d’accordo, per esempio, con la nuova direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione che vieta l’uso del cellulare fino alla terza media”.

Ha conosciuto Franco Basaglia, una figura cardine della psichiatria, che ricordo ha di quella esperienza?

“Era un uomo molto diretto, uno che non le mandava a dire, a lui dobbiamo tanto non soltanto per le posizioni antipsichiatriche e l’eliminazione totale dei manicomi, ma anche per quello che ci ha trasmesso dal punto di vista umano”.

A proposito di schiettezza, qualcuno ritiene certe sue espressioni troppo forti. Cosa risponde?

“Dico quello che penso ed ho imparato ad essere diretto proprio da Basaglia, quando parlo di genitori “zombie” o di “macelleria pediatrica” lo faccio per rendere più chiaro possibile il concetto e per dare l’idea di una situazione a dir poco allarmante”.

Com’è stata la sua infanzia, che rapporto aveva con i suoi genitori?

“Sono cresciuto in una famiglia borghese, mio padre era una persona che parlava poco, ci capivamo con lo sguardo, ma mi faceva intendere che mi stimava. Purtroppo è venuto a mancare troppo presto ma ha visto gli inizi della mia carriera”.

Ha lavorato in India, Danimarca, Regno Unito, insegnato a Toronto, Rio de Janeiro. Che ricordi ha di quel periodo?

“Esperienze fondamentali che mi hanno aiutato a crescere professionalmente e umanamente, in quel periodo si pensava più a costruirsi una carriera in Italia che andare all’estero, anche in questo ho dimostrato di essere un precursore”.

A chi consiglia di leggere il suo libro?

“Alle persone intrepide, a chi ha voglia di sognare, non ho un target di lettori definito così come nelle mie conferenze spettacolo è facile incontrare giovani, persone di mezza età o della mia età: tutti hanno voglia di dedicare un’ora e mezza all’approfondimento di temi che li riguardano da vicino. Questo è per me motivo di grande soddisfazione”.

Il grande pubblico l’ha conosciuta grazie alle sue partecipazioni a “Porta a Porta”, adesso la vediamo meno. Una scelta precisa?

“No. Sono molto impegnato con questo tour nei teatri, se mi invitano sono contento ma posso farne anche a meno. L’esperienza a “Porta a Porta” è stata gratificante, in quel periodo si discuteva di casi di cronaca che erano al centro dell’attenzione mediatica, mi riferisco a Cogne, Novi Ligure, Avetrana, credo di avere dato il mio contributo perché la gente, da casa, si rendesse conto della gravità dei delitti in questione”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA