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Quentin Tarantino, i primi 60 anni del regista di Pulp Fiction

Il compleanno di un grande del cinema

Di Tiziana Lupi |

Lo scorso 21 marzo è uscito nelle librerie “Cinema speculation”, libro in cui Quentin Tarantino ripercorre la sua infanzia attraverso i film che i genitori lo portavano a vedere quando era piccolo, facendolo innamorare di quel mezzo che, una volta cresciuto, sarebbe diventato il suo mestiere. Quando Tarantino arriverà in Italia per presentarlo, i primi di aprile, avrà già compiuto 60 anni, essendo nato a Knoxville, nel Tennessee, il 27 marzo 1963. Suo padre è un attore, che lui non ha mai conosciuto, e sua madre un’appassionata di cinema che lo chiama Quentin in onore di Quint Asper, il personaggio interpretato da Burt Reynolds nel film “Gunsmoke”.

A soli tre anni, Quentin si trasferisce a Los Angeles con la madre divorziata che inizia ad alimentare la passione per il cinema del figlio, portandolo spesso nelle sale e lasciandogli vedere quello che vuole, anche film palesemente inadatti alla sua età. Incuriosisce che a turbarlo più di ogni altra pellicola sia stato “Bambi” di Walt Disney.

A 16 anni abbandona la scuola e inizia a frequentare corsi di teatro, facendo anche diversi lavori, tra cui il gestore di un videonoleggio in cui ha modo di sfoggiare tutta la sua competenza. Il primo passo nel cinema è, in realtà, una falsa partenza: la regia di “My Best Friend’s Birthday”, un film comico in 16mm scritto con l’amico Craig Hamann di cui è visibile oggi su YouTube una trentina di minuti. Nel 1992 è la volta de “Le iene”, presentato al Sundance Film Festival. E’ il film che sblocca la sua carriera: vende le sceneggiature di “Una vita al massimo” e “Natural Born Killers” e, soprattutto, trionfa con la regia di “Pulp Fiction” che si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes, due nomination per la regia agli Oscar e ai Golden Globe e due premi vinti per la migliore sceneggiatura (Oscar e Golden Globe). Seguono “Dal tramonto all’alba” (horror che scrive e interpreta) e “Jackie Brown”, di cui cura la regia.

Nel 2003 e nel 2004 Tarantino torna con “Kill Bill” 1 e 2, ideato con Uma Thurman che ne è anche la protagonista. Stavolta non vince premi ma viene chiamato a presiedere la giuria di Cannes. Un anno dopo dirige “Grave Danger”, doppio episodio della serie CSI di cui è da sempre un fan. Continua ad alternare l’attività di regista a quella di attore: dirige una scena di “Sin City” di Robert Rodriguez e “A prova di morte” e recita nel non fortunato “Planet terror”. Due nuove nomination all’Oscar (per la regia e per la sceneggiatura) arrivano grazie a “Bastardi senza gloria”, film per il quale Cristoph Waltz vince la statuetta come Migliore attore non protagonista.

Nel 2012 mescola un omaggio al genere spaghetti western con il tema del razzismo in “Django Unchained”. È Oscar: a Waltz come Migliore attore non protagonista (stesso premio ai Golden Globe) e a Tarantino per la Migliore sceneggiatura. Nel 2015 è ancora western con “The Hateful Eight”, anch’esso candidato a Oscar e Golden Globe. Nel 2019 e coproduce “C’era una volta a Hollywood”, film con Leonardo Di Caprio e Brad Pitt che, per la massiccia presenza di scene western, rappresenta un omaggio al genere spaghetti western com “Django Unchained” e “The Hateful Eight”. Il film, accolto positivamente sia dalla critica sia dal pubblico, vince tra gli altri due Oscar e tre Golden Globe.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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