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Cinema
TaoFilmFest, Muller tira le orecchie agli organizzatori: «Che scegliessero una direzione chiara e forse tornerò»
Il direttore dell'edizione che si è appena conclusa, non le manda a dire. E parla di due tipi di festival
Si chiude il sipario sul TaorminaFilmFest dei 70 anni, prima edizione targata Marco Mueller grande direttore chiamato a rilanciare in appena due mesi un festival che aveva perso il richiamo internazionale. I premi del pubblico sono andati a “Pietra madre” per Officina Sicilia, “To A Land Unknown” per Focus mediterraneo, “Il giudice e il boss” per Gala, i documentari Panaria per “Officina Sicilia ieri, oggi, domani”. «Al di là degli anni d’oro si è dimostrato che TaorminafIlmFest può essere straordinario luogo d’incontro di gente che fa i film e che li difende: autori, attori, programmatori e direttori di festival siciliani», dice Marco Mueller, blasonato direttore artistico che ha portato la sua grande esperienza in festival come Venezia, Roma e Locarno.
Qual è il bilancio del Festival dal suo punto di vista?«Ci sono solo due tipi di festival: quelli fatti per i film, per chi li fa circolare, li va a vedere e i festival fatti nell’interesse di chi li organizza. Sarebbe importante che Taormina scegliesse una direzione chiara».
Come valuta gli autori di opere prime e seconde?«Positivamente. L’esempio più clamoroso è la prima internazionale più importante: il film palestinese di Mahdi Fleifel. Il regista ha detto al pubblico che è pronto a mandare il link pur di farlo vedere e organizzare altre proiezioni. Ha visto in Taormina una piattaforma di visibilità».
Dipende dal prestigio del direttore…«Quasi tutti i registi di opere prime e seconde hanno detto “siamo qua perché ci sei tu”».
Le produzioni indipendenti hanno però difficoltà ad andare nelle sale…«L’uscita dei film americani e il calendario delle star vengono decisi con almeno 6 mesi di anticipo. Vero miracolo che Warner e Universal abbiano accettato di essere partner e soprattutto per “Twisters” siano venuti i responsabili Warner per il Sud Europa. Si tratta di soddisfare le condizioni richieste: centinaia e migliaia di spettatori giovani. Sono contento dei dibattiti a fine proiezione al Palacongressi, registi gratificati, domande intelligenti… ma l’età media di quegli spettatori era 35/40 anni almeno. Sono 46 anni che fabbrico festival, è la prima volta che mi trovo davanti a situazione dove i miei spettatori di riferimento, i giovani, non ci sono. Qui è diverso da Venezia e Roma: il primo “calamita” storica, il secondo dentro una realtà metropolitana».
Idee per coinvolgere più spettatori e più giovani soprattutto?«Potevamo inventarci un “Aspettiamo il festival” con proiezioni a Messina, Catania e Palermo. Abbiamo scelto per rappresentare la storia del festival “Picnic at Hanging Rock” di Peter Weir (prima mondiale qui nel 1976). Sarebbe stato importante portarlo in giro nelle città. Ho dovuto spiegare perché dal ‘76 in poi venditori e distributori americani avevano scelto di regalare a TaorminaFilmFest le anteprime e che ora si tratta di ripartire da quello».
L’altra osservazione riguarda la stagione: la città ha gli alberghi pieni e il turismo non ha bisogno del festival…«Uno dei miei amici taorminesi ha realizzato il premio destinato all’attrice del film di Abel Ferrara, un ex voto che rappresenta un dorso. Per dire indirettamente che ci sono volute le mie spalle solide per reggere questo programma. Dopo questa esperienza, ritengo che non possano che esistere due fasi distinte. Una estiva e una invernale. Enrico Ghezzi fece l’esperienza di un festival d’inverno, destagionalizzato rivolto a spettatori giovani, cinefili, studenti a vari livelli. E poi il festival d’estate al Teatro antico dove però le date non sono decise come nostro capriccio. Ho spostato le date perché dall’America era arrivato il segnale che i film di lingua inglese più importanti non potevano andare oltre il 4 luglio perché c’è il lungo weekend e i rappresentanti della case cinematografiche non sarebbero venuti né ci avrebbero dato i film. I responsabili italiani però hanno detto: se rimani direttore discuteremo sulle date giuste per Taormina».
E lei cosa dice? Rimane?«È imminente il concorso per il festival di San Sebastian, sono produttore e ho molto da lavorare. Decidere di rimanere qui significa lavorare in condizioni ideali a un progetto condiviso da tutti quelli che con me fabbricano il festival… Da lunedì rifletterò sull’esperienza, scriverò rapporti, documenti per futuri possibili. Vediamo quali segnali arriveranno. Per Taormina solo due volte mi è stata proposta la direzione. Quando ho avuto un faccia a faccia con Elvira Amata (l’assessora regionale al Turismo ndr), ho visto in lei una personalità politica con una visione. Il mio rapporto col festival è nato con lei. Sarà lei a tirare le somme».