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Nel 2050 la produzione di energia sarà 100% green

Nel 2050 la produzione di energia sarà 100% green

Di Beatrice Zanetti |

Entro il 2050 le rinnovabili potrebbero arrivare a soddisfare il 100% del fabbisogno energetico mondiale. Una stima elaborata da Greenpeace, che prospetta un futuro decisamente roseo, forse incoraggiata dalla tendenza sempre più radicata in consumatori e istituzioni di prestare un occhio di riguardo a temi quali eco sostenibilità e rispetto dell’ambiente. Non è raro infatti che i consumatori, dopo aver cercato informazioni sulle offerte Illumia su SuperMoney, piuttosto che sui prodotti di Enel Energia, Edison, ecc. scelgano di attivare una fornitura energetica totalmente proveniente da fonti rinnovabili, anche a costo di spendere un po’ di più. Allo stesso modo le istituzioni sembrano iniziare a capire l’importanza di investire in forme di mobilità più sostenibile, incentivare l’efficientamento energetico degli edifici e via dicendo.

Una svolta green, quindi, che potrebbe ricevere una nuova spinta da quanto dichiarato da Greenpeace  nel suo ultimo rapporto “Energy Revolution 2015 – 100% renewable energy”. Pare infatti che il solo risparmio generato dall’abbandono dei combustibili fossili basterebbe a coprire per intero l’investimento necessario a convertire il 100% della produzione di energia mondiale alle rinnovabili entro il 2050. Ciò significa quindi che lo sforzo economico necessario per arrivare a questo obiettivo entro la metà del secolo sarebbe ampiamente ripagato.

Secondo i calcoli dell’organizzazione ambientalista, per la conversione alle rinnovabili di tutta la produzione energetica mondiale entro il 2050 sarebbero necessari circa 1.000 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, l’abbandono dei combustibili fossili genererebbe un risparmio di circa 1.070 miliardi di dollari, più che sufficienti a coprire per intero l’investimento necessario alla transizione completa verso le rinnovabili.

Rinnovabili: 64% della produzione entro 15 anni

Sempre secondo Greenpeace, entro il 2030 le rinnovabili potrebbero passare dall’attuale 21% al 64% della produzione totale di energia, cosa che comporterebbe una riduzione di 10 gigatonnellate di emissioni nocive. “I settori del solare e dell’eolico sono ormai sufficientemente maturi per poter competere a livello di costi con l’industria del carbone – ha dichiarato Sven Teske di Greenpeace, primo autore del report.

Anche se a parole sembra facile, di fatto però la strada della conversione all’energia pulita potrebbe non essere così semplice. In gioco ci sono interessi non da poco, ma secondo l’organizzazione “è responsabilità del settore dei combustibili fossili prepararsi ad affrontare questi cambiamenti”. Anche perché a partire da questo momento ogni ulteriore investimento in progetti legati alle fonti fossili da parte dei Governi presenterebbe un concreto rischio di perdite economiche.

Energia pulita come fonte di impiego

Oltre agli evidenti benefici in termini di miglioramento delle condizioni ambientali e di qualità di vita, la conversione alle fonti rinnovabili contribuirebbe a creare molti più posti di lavoro di quanto farebbero le fossili. Greenpeace stima infatti che nel 2030 il solo settore fotovoltaico potrebbe occupare 9,7 milioni di persone, più di dieci volte i posti di lavoro che genera oggi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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