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Catturati gli evasi di Favignana: volevano lasciare isola con un gommone e Procura apre inchiesta su carcere

Di Redazione |

FAVIGNANA – E’ durata cinque giorni la caccia ai tre pericolosi evasi dal carcere di Favignana: sono stati catturati la notte scorsa dal nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria e dei carabinieri mentre stavano tentando di abbandonare l’isola a bordo di un gommone rubato.

A bloccarli, grazie a una serie di controlli mirati che erano stati predisposti dal comando provinciale dei carabinieri, è stata una pattuglia composta da quattro militari dell’Arma che li hanno sorpresi nei pressi del porto. Uno dei tre, Massimo Mangione, è riuscito a darsi nuovamente alla fuga lanciandosi in mare. A questo punto sono state mobilitate tutte le forze dell’ordine presenti sull’Isola, comprese le motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto che hanno illuminato il tratto di mare.

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Dopo avere riguadagnato la riva Mangione ha cercato di allontanarsi a piedi ma è stato catturato dai carabinieri e dalla polizia penitenziaria che hanno seguito le tracce lasciate sul terreno dagli indumenti bagnati.

I tre detenuti sono stati quindi trasferiti da Favignana a bordo di una motovedetta. L’ergastolano Adriano Avolese, che deve scontare una condanna per omicidio, Giuseppe Scardino, condannato a 15 anni per una serie di rapine e per il tentativo di omicidio di un poliziotto, e il suo complice Massimo Mangione, condannato a 12 anni e otto mesi per gli stessi reati si trovano adesso nella caserma del comando dei carabinieri di Trapani.

Terminata la “caccia” ai tre criminali in fuga, le indagini ora si concentrano sulle modalità dell’evasione che, dopo giorni di studio dei particolari, appare sempre più anomala. I tre avrebbero segato le sbarre della cella dopo aver legato e imbavagliato un quarto detenuto per evitare che desse l’allarme, dice lui, sarebbero saliti sul tetto e poi sarebbero saltati come uomini ragno aiutati da lenzuola annodate su altri punti delle mura che circondano gli edifici delle celle fino a scavalcare quello di cinta. Dopo le indagini tecniche tutto ciò sembrerebbe possibile solo a degli stuntman allenati.

«Stiamo verificando se all’interno della struttura penitenziaria possano esserci state responsabilità colposo o dolose», ha detto il procuratore di Trapani, Alfredo Morvillo, durante la conferenza stampa per illustrare l’operazione che nella notte ha portato alla cattura dei tre evasi.

Gli inquirenti non escludono che i tre evasi dal carcere di Favignana sabato scorso e catturati nella notte abbiano potuto trovare un alloggio di fortuna in una delle tante villette in questo periodo chiuse. Sono in corso controlli. Accertamenti sono in corso anche per stabilire la provenienza degli arnesi (chiavi inglesi e cacciaviti) che i fuggiaschi avevano con sé al momento dell’arresto, avvenuto in località Punta Longa.

Presumibilmente i tre, che stavano tentando di impossessarsi di un’imbarcazione, approfittando delle favorevoli condizioni meteo marine, erano intenzionati a raggiungere la costa di Marsala, che dista quindici minuti di navigazione. Il procuratore di Trapani, nel sottolineare che la «cattura è frutto della professionalità dei carabinieri e della polizia penitenziaria, ha ribadito che le indagini puntano a far luce su quello che è successo all’interno del carcere».

A margine della conferenza stampa indetta per la cattura dei tre evasi dal carcere di Favignana è anche trapelato che le lenzuola lasciate sul muro di cinta dell’istituto penitenziario possano essere state lasciate per simulare una fuga che in realtà sarebbe avvenuta con modalità diverse. Un’ipotesi degli investigatori, questa, suffragata da alcuni elementi: la ridotta lunghezza delle lenzuola (che avrebbero costretto i tre a compiere un salto nel vuoto di oltre tre metri ma anche il fatto che difficilmente i tre, dopo aver segato le sbarre della cella, possano essere riusciti a salire sul tetto e a saltare, senza perdere l’equilibrio, sul muro di cinta.

Accertamenti sono in corso per stabilire la provenienza degli arnesi (chiavi inglesi e cacciaviti) che i fuggiaschi avevano con loro al momento dell’arresto. Il magistrato, nel sottolineare che la «cattura è frutto della professionalità dei carabinieri e della polizia penitenziaria, rimarca che «le indagini puntano a far luce su quello che è successo all’interno del carcere».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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