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Catania: tra wine dell’Etna e pepato cheese, i turisti nuovi clienti della Pescheria

Di Carmen Greco |

Alfred infilza un pomodoro secco con uno stecchino e lo porge a Mary che sta sorseggiando un bicchiere di Etna bianco. Alle 10.30 in pescheria ci sono già 28 gradi, e il vino fresco scende giù tutto d’un fiato. La degustazione prevede ricotta infornata, pepato fresco, provola, salame di Brolo e olive, al bancone della salumeria. Si paga dai cinque ai sette euro, a seconda di quello che si sceglie, per fare l’esperienza di uno spuntino nel mercato storico più bello della città.

“Come si cambia per non morire”. Anche i salumieri della pescheria, contagiati dallo street food che spopola ormai ad ogni latitudine, si sono attrezzati per far degustare i prodotti siciliani ai turisti. Solo che qui la “wine taste experience”, si mescola alla più pragmatica necessità di fare cassa per l’ormai cronico calo delle vendite. Ecco, allora che facendo un giro tra via Pardo e via Gisira, di salumieri diventati micro-ristoratori ce ne sono quattro nel giro di pochi metri. Tavoli, ombrelloni, sgabelli, qualche parola in inglese, qualche cartellone bilingue e la pescheria in versione Boqueria (si fa per dire) è servita. Sulla forma ci si deve ancora lavorare (e molto), ma lo spirito è lo stesso.

Tra i commercianti c’è chi la vede però come una necessità «perché si lavora ormai pochissimo», e chi come un’opportunità per cambiare «anche il mercato si è evoluto e noi ci dobbiamo adeguare». Così si sono riforniti di macchinette per il sottovuoto, pos, bicchieri di vetro e bottiglie di vino per offrire ai turisti bocconi di sicilianità.

«È nato tutto per giocoracconta Salvatore Della Vita che rivendica la primogenitura dell’iniziativa -. C’erano delle guide che portavano qui i turisti per fare acquisti e abbiamo visto che funzionava. Poi abbiamo iniziato anche con il bicchiere di vino, il pezzetto di formaggio, le olive, a quel punto abbiamo provato a farlo seriamente tutti i giorni, cambiando la predisposizione dei banchi e ai turisti è piaciuto. Pian piano questa cosa si sta allargando. Altri, vedendo me, hanno cominciato pure loro. In fondo è semplice, non abbiamo cucina, facciamo degustazioni a prezzi contenuti, non ci interessa truffare il turista. Penso che per un po’ di anni questa formula avrà successo, poi magari ci dovremo inventare qualcos’altro… non so, se la salumeria si dovrà trasformare in un ristorante, ci adegueremo. Io sarei il primo a farlo».

Più tradizionalista Gaetano Grillo il cui banco di formaggi è presidiato dal nipote che, in inglese, invita i turisti a fermarsi: «Bisogna dire grazie ai turisti – dice – ormai il mercato è arrivato. Grazie a tutti questi ipermercati non viene più nessuno e abbiamo grandi difficoltà, meno male che ci sono i turisti, se non fosse per loro il mercato sarebbe chiuso, sono loro che creano confusione. Rispetto a dieci anni fa c’è stato un calo dell’80 per cento delle vendite i catanesi di nuova generazione non vengono più, gli anziani vanno a morire… non ci sono autobus che arrivano qui, non ci sono parcheggi… In questo modo cerchiamo di andare avanti, di aggrapparci a qualcosa, i turisti vogliono i nostri prodotti tipici, ma non possiamo vivere solo di turismo, non vede quante botteghe in vendita che ci sono?».

«Turisti ce ne sono tantissimi – conferma Anna Mannino, dall’altra parte della strada – ma il lavoro è poco. Così facendo cerchiamo di incentivarlo. Il catanese non scende più a fare la spesa tutti i giorni, invece i turisti sì. Pernottano in zona, scendono dai B&b, vengono qui, assaggiano il pecorino, le provole, qualcuno compra». La lavagna propone un breakfast a base di cheese an wine, mortadella and prosecco, sicilian ham and sicilian wine il tutto a 7 euro. Due turisti hanno già ordinato e sono seduti in uno dei tavolini “alti” allestiti nel vicolo adiacente al negozio. Nella mise en plave, piantine e taglieri.

«Il famoso street food lo possiamo gestire anche noi – afferma Nino Bonaccorso, che praticamente nella salumeria di via Pardo c’è nato -. Offriamo tagliere di formaggi, salumi e qualcosa da bere per 6 euro a persona. In qualche modo siamo stati costretti ad orientarci verso un altro tipo di clientela, ma io le posso dire che anche il catanese viene da noi a degustare questi prodotti, perché in fondo spendi 6 euro, ti fai un piccolo pranzetto e te ne vai. Ci stiamo reinventando un po’ tutti, questo tipo di vendita è plus rispetto a quello che offriamo. Non penso che la pescheria perderà la sua vocazione commerciale, semplicemente Catania è arrivata più tardi rispetto alle grandi metropoli dove nei mercati si mangia da anni. Adesso il punto è avere l’appoggio dell’Amministrazione su un mercato storico come questo. Una cosa da fare subito è riaprire immediatamente via Dusmet e potenziare parcheggi, linee dell’autobus e metropolitana».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA