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Ars, non passa la sfiducia a Crocetta

Ars, non passa la sfiducia a Crocetta Polemica tra il presidente e i grillini

«Dietro la mozione sollecitazioni esterne». «Voi attaccati alla poltrona»

Di Redazione |

L’Assemblea regionale siciliana ha respinto la mozione di sfiducia (44 a 37) al presidente Rosario Crocetta di centrodestra e 5Stelle. Tre i voti che alla fine sono mancati alle opposizioni rispetto alle 40 firme raccolte al momento della presentazione dell’atto parlamentare: non c’erano Vincenzo Fontana del Ncd e i due deputati Mpa-Pds Pino Federico e Dino Fiorenza; sei invece i parlamentari della maggioranza non in aula. È la seconda mozione di sfiducia, in due anni di legislatura, che viene bocciata dall’aula. Per Crocetta si tratta invece del primo banco di prova rispetto alla tenuta della maggioranza dopo l’azzeramento della sua giunta e la formazione del nuovo governo, il terzo, di cui fanno parte anche i «cuperliani» che era rimasti fuori dal secondo governo in polemica col presidente della Regione. CROCETTA. «Dietro a questa mozione ci sono sollecitazioni esterne anche forti. Raccogliamo la sfida e andiamo avanti – ha detto il Governatore, al termine della votazione –. La democrazia è rispetto dell’avversario, anche quando la pensa diversamente. Io sono orgoglioso di far parte di un partito che litiga e polemizza. Lo sfiducia day è stato un flop. Voi grillini vi dovete vergognare». I GRILLINI. «Ha vinto la politica dell’interesse, hanno perso gli interessi della politica. Qui nessuno vuole andare a casa. Sono attaccati allo scranno col Bostik. Il “no” alla mozione di sfiducia a Crocetta, ha visto prevalere gli interessi personali dei deputati. Pensare che i parlamentari decidessero autonomamente di tornare a casa era arduo, ma speravamo, almeno fino a qualche giorno fa, in un rigurgito di coerenza da parte di chi per mesi non ha perso occasione per sparare a palle incatenate sul governo. Non è successo, ne prendiamo atto. Speriamo soltanto che ne prendano atto anche i Siciliani e che se ne ricordino dentro le cabine elettorali».

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